
Rescissione del contratto con Ati Aspera, l’assessore Mammini sulla questione dopo le polemiche degli ultimi giorni.
“I pasticci – dice la responsabile dell’urbanistica nella giunta Tambellini – avvengono quando le cose non sono governate e se ne perde il controllo. Quando gli ingredienti son messi lì a caso, senza ordine e giuste dosi. Il pasticcio è quello che hanno tentato di fare coloro che firmando un contratto di subentro nel 2017, non solo non lo hanno onorato, ma hanno remato, in tutti i modi possibile, contro il raggiungimento dell’obiettivo che era il termine dei lavori. Devo ribadire invece che da parte dell’amministrazione c’è stata grande attenzione, cura quotidiana e professionalità nel gestire la vicenda anche di fronte a comportamenti che potremmo definire con epiteti assai pesanti e negativi”.
“Qualcuno – spiega Mammini – forse pensava di trovare a Lucca una vacca da mungere per salvare la sorte della propria azienda alle spalle dell’amministrazione e dell’intera città. Già il subentro di due anni fa vide gli uffici lavorare tutta l’estate per definire un atto, di per sé assai complesso, che, come proposto dalle ditte lucchesi dell’associazione temporanea di umpresa, vedesse Aspera prendere il posto (onori e oneri) del colosso reggiano Unieco sepolto da una valanga di debiti. Già allora potevamo ripartire da capo, ma cercare di tutelare le aziende lucchesi sembrò essere la decisione migliore. Deve essere chiaro che nel subentro del 2017 l’azienda subentrante venne proposta dalle altre ditte che compongono l’Ati. Una volta compiute le necessarie verifiche, il subentro venne formalizzato e finalmente i lavori poterono ripartire. Peccato che il buon andamento durò poco e dopo alcuni mesi iniziarono i primi scricchiolii, ben narrati nella delibera di risoluzione contrattuale dei giorni scorsi”.
“Nelle pastoie della critica politica cittadina di opposizione – prosegue l’assessore – il problema dei lavori alla manifattura è spesso preso ad esempio di mala amministrazione. Ma non si può sempre banalizzare, né fare di tutt’erba un fascio. Problemi così complessi richiedono analisi complesse e soprattutto serie, se si vuole il bene della comunità. Ci sarà pure un motivo per cui nel nostro paese sono più i cantieri fermi con problemi di quelli che invece arrivano in porto? Ed è troppo facile parlare di pasticci. Proviamo per una volta a fare fronte comune, perché la manifattura non è né della maggioranza né dell’opposizione, ma è un bene di tutta la comunità”.
“Occorre stabilità, certezza delle regole e non continui cambiamenti – chiude Mammini – Occorre un percorso che ci conduca su un sentiero meno accidentato dove non sia possibile perdere l’orientamento. Chiunque governerà la città nei prossimi anni si troverà davanti questi problemi, reali, cogenti, quotidiani, tangibili e non i soliti facili discorsi per commentatori social, faciloni, da competizione”.