
37 affidi di minori attualmente attivi tra Lucca e Piana, 14 soggetti (famigie o single) in attesa di affidamento, 10 che hanno iniziato il percorso formativo e 25/30 che hanno chiesto informazioni. Sono questi i numeri del Centro affidi della Piana di Lucca che sono stati snocciolati oggi (29 ottobre) durante una seduta della Commissione politiche sociali, abitative e della salute presieduta da Pialde Ciardetti (Sinistra con Tambellini) e a cui hanno presenziato Lucia Altamura, coordinatrice degli assistenti sociali, e Alessia Biagini, responsabile degli affidi, oltre al neo assessore al sociale Valeria Giglioli. L’incontro, molto partecipato da parte di tutti i consiglieri comunali, era stato sollecitato dal consigliere di CasaPound Fabio Barsanti per far luce su questo aspetto finito sotto i riflettori delle cronache per la nota vicenda di Bibbiano.
“Il centro affidi è unico per tutti i comuni della Piana – ha spiegato Altamura – ed è attivo dal 1998. Il suo compito è quello di raccogliere le richieste di affido che arrivano dal territorio e le domande delle famiglie che si propongono per accogliere dei minori. Attualmente l’equipe del centro è composta da due assistenti sociali, due educatrici professionali ed uno psicologo. L’abbinamento tra il minore e la famiglia affidataria non è automatico ma richiede un lungo percorso con diversi incontri che impiegano tutta l’equipe. Innanzitutto c’è da dire che non si arriva subito all’affidamento: si cerca prima di capire con la famiglia naturale se ci sono delle soluzioni intermedie, solo nei casi particolarmente gravi dove non ci sono margini di manovra si procede all’affido”.
Altamura ha poi spiegato nel dettaglio tutti i passaggi dell’iter che porta all’affidamento: “Innanzitutto raccogliamo tutte le informazioni possibili, sia sul minore sia sulla famiglia naturale che sue quelle che si sono proposte per l’affidamento. Tutti questi dati vengono analizzati durante una riunone d’equipe dove si cercano di fare degli abbinamenti adeguati: non si va in ordine cronologico, si cercano di abbinare le famiglie in base alle necessità del minore. Anche l’affidamento poi può essere di diversi tipi: può essere a tempo pieno ma anche part – time, può essere negato l’incontro con la famiglia d’origine oppure può essere esplicitamente previsto e altre varianti ancora. L’obiettivo è quello di evitare che il minore finisca in un istituto”.
Ad entrare ulteriormente nel dettaglio è Alessia Biagini: “Noi facciamo sempre dei colloqui informativi con tutti coloro, single o famiglie, che si avvicinano al monddo degli affidi – spiega -. Spieghiamo loro tutte le procedure e poi lasciamo loro un po’ di tempo per decidere se iniziare o meno il percorso formativo, che comunque non è vincolante. Il percorso prevede tutta una serie di colloqui con la nostra equipe finalizzati ad una conoscienza reciproca con l’obiettivo di individuare la soluzione più adatta per quelle che sono le esigenze del minore. Chiuque può essere affidatario, noi non rilasciamo una patente ma non tutti sono adatti ad accogliere tutti i bambini. Iniziamo poi a trattare casi concreti e chiediamo alle persone di partecipare ad almeno un paio di incontri che facciamo regolarmente con le famiglie affidatarie. In questo modo ci si comincia a rendere conto delle difficoltà che si possono incontrare nel quotidiano. Superato anche questo passaggio, facciamo il punto della situazione e insieme decidiamo se proseguire o meno”.
“Nella nostra banca dati non si va in ordine cronologico – insiste Biagini -. Non esiste un ‘diritto all’affido’, gli abbinamenti vengono fatti mettendo sempre al centro i bisogni del minore andando a cercare la famiglia che meglio risponde a queste esigenze. Quando le condizioni lo permettono, si procede alla conoscenza con il minore ma anche con la famiglia naturale, a meno che non ci siano richieste specifiche da parte del tribunale dei minori. Il percorso prosegue poi anche dopo che c’è stato l’abbinamento con delle verifiche periodiche. Per legge, l’affido non può durare più di due anni. Scaduto il termine il minore può tornare nella propria famiglia oppure l’affido può essere prorogato fino al raggiungimento della maggiore età del ragazzo. L’affido non è un’occasione solo per il minore ma anche per i suoi genitori che hanno così il tempo per rimettere ordine nella loro vita”.
Sollecitata dalle domande dei commissari, Biagini ha poi fornito ulteriori dettagli: “Per ogni minore a carico, ad una famiglia viene erogato un contributo di 530 euro mensili che possono essere ulteriorimente integrati fino ad un massimo del 30% ma solo in casi particolari, come per i portatori d’handicap. Gli affidamenti si effettuano dai tre anni in più. Normalmente per bambini più piccoli il tribunale disponde direttamente l’adozione. Gli affidi possono essere dati anche a persone single ma solitamente per gli affidamenti residenziali si privilegiano le coppie. Attualmente gli affidi in corso sono 37: 15 sono ragazzi di Lucca, 9 della Piana e 13 provenienti da altre zone. Per quanto riguarda chi si è proposto per l’affido, attualmente in 10 (5 famiglie e 5 single) hanno iniziato il percorso, 14 sono in banca dati in attesa di affidamento, mentre 25/30 hanno fatto coloqui informativi”.
Un passaggio anche sulle domande di affidamento a coppie omosessuali: “Alcuni sono venuti a chiedere informazioni ma solo una coppia ha deciso di iniziare il percorso – spiega Biagini -. Si tratta però di un tema delicato: non c’è nessun pregiudizio ma si deve capire che al centro ci sono gli interessi del minore che ha bisogno di una famiglia tradizionale. In questo contesto anche la famiglia d’orgine ha un peso: per l’affidamento infatti serve il consenso di entrambi i genitori, anche se separati a mano che non ci sia un’indicazione diversa da parte del tribunale dei minori. È necessario fare un lavoro di squadra per il bene del ragazzo, se ci rendiamo conto che già da questo si parte con il piede sbagliato, non va bene”.
Terminata questa lunga esposizione, sollecitata anche dalle molte domande dei consiglieri sia della maggioranza che dell’opposizione, il presidente Ciardetti ha chiesto alle due professioniste cosa serve per migliorare questo servizio e la risposta è stata unanime: “In questo momento lo psicologo della Usl è presente al centro solo 7 ore a settimana, inoltre a fine anno andrà in pensione e dovrà essere sostitutito – dicono Altamura e Biagini -. L’assenza della psicologo sarebbe un problema enorme perché bloccherebbe tutto il lavoro della nostra equipe. Inoltre sarebbe necessario poterlo avere per più ore a settimana”.