Barsanti (Cp): “Mozione bocciata? La maggioranza calpesta la Costituzione”

“I consiglieri di maggioranza calpestano in blocco la Costituzione e la tutela della libertà di espressione”. È questo il giudizio che il consigliere Barsanti dà del voto contrario alla sua mozione relativa all’oscuramento della sua pagina Facebook e di quella di Casapound, respinta da tutta la maggioranza è sostenuta invece dall’opposizione, ad eccezione della Buonriposi che si è astenuta.
“La maggioranza di sinistra di questo Consiglio – attacca Barsanti – conferma ancora una volta la sua avversione ai principi costituzionali come la libertà di espressione e di non discriminazione in base alle opinioni politiche. Quella andata in scena è una pagina buia per la democrazia nella nostra città, poichè chi si straccia le vesti per la Costituzione, di fatto si pone palesemente contro di essa. Non solo: la sinistra lucchese si dimostra prona ad una multinazionale privata che non ha chiuso soltanto le pagine di un movimento politico che democraticamente ha partecipato alle elezioni, ma anche quelle filo-curde o di chiunque abbia espresso opinioni politiche non gradite dal proprietario della piattaforma”. “Lo spettacolo andato in scena a Palazzo Santini è stata una cosa deprimente – continua Barsanti – in quanto un armento di consiglieri, anziché pensare con la propria testa e ragionare su un fatto grave come quello di una multinazionale privata che entra a gamba tesa nella libertà di informazione e di comunicazione, si allinea al diktat del Partito lucchese che Democratico è solo nel nome, il quale intende silenziare gli avversari politici con la menzogna o la censura, mettendosi addirittura in palese contraddizione con la pronuncia del garante della privacy (anch’esso del Pd, tra l’altro) che, di fronte a questa vicenda, ha parlato di ‘compressione della libertà di pensiero e di rischi per le libertà costituzionali’. Insomma, una cosa per la quale i consiglieri lucchesi di maggioranza dovrebbero vergognarsi”. “Ancora più grave – conclude Barsanti – se pensiamo che la risoluzione non parlava né di solidarietà al sottoscritto né al mio movimento di appartenenza. Il testo chiedeva di ‘condannare qualunque censura e qualsiasi azione di repressione mediatica del dissenso” e di chiedere al Parlamento di colmare quel vuoto normativo che consente ad un privato, il quale fornisce un servizio pubblico ormai divenuto essenziale, soprattutto per la comunicazione politica ed economica, di porsi al di sopra dell’autorità pubblica. Con questo voto, i consiglieri di maggioranza si sono dichiarati palesemente favorevoli alla censura e alla repressione delle idee difformi dalle loro. Senza coscienza individuale né dignità”.