Il professor Buchignani: “Al Pd serve una svolta radicale contro i populismi”

31 ottobre 2019 | 15:20
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Il professor Buchignani: “Al Pd serve una svolta radicale contro i populismi”

“Al Pd serve una svolta radicale per recuperare terreno contro i populismo”. E’ quanto afferma Paolo Buchignani, docente di storia contemporanea all’Università per stranieri Dante Alighieri a Reggio Calabria e iscritto al circolo pd Lucca e Oltreserchio. Il professore, su questo delicato tema, ha tenuto una lezione: “Due guerre mondiali, orribili dittature, decine di milioni di morti: le tragedie del secolo scorso più che dai problemi indotti dai traumi della modernità, nascono dalle risposte al disagio provocato da quei traumi. Comunismo sovietico, fascismo italiano, nazismo e le altre numerose dittature che funestarono il Novecento, furono risposte tragicamente sbagliate a quel disagio, rimedi molto peggiori dei mali che promettevano di curare”, dice Paolo Buchignani, docente di storia contemporanea all’università per stranieri Dante Alighieri a Reggio Calabria e iscritto al circolo Pd Lucca e Oltreserchio. Elaborando il percorso storico che stiamo vivendo e sottolineandone la ‘pericolosità’, il professor Buchignani sostiene che “anche oggi, come nel periodo successivo alla prima guerra mondiale e come in quello che seguì alla crisi del 1929, viviamo un disagio profondo, legato ad un’altrettanto grave crisi economica, alle distorsioni della globalizzazione e della rivoluzione digitale, ad una emergenza sociale e ambientale, ad un fenomeno migratorio che non si riesce adeguatamente a governare”.

“Anche oggi, come allora, milioni di disoccupati e di poveri, fra i quali tanti giovani che disperano di soddisfare le loro legittime aspirazioni. Anche oggi, seppure in un contesto diverso (la storia non si ripete mai in modo uguale), rischiamo risposte altrettanto errate e pericolose. A distanza di un secolo riprendono forma, in Italia e in Europa, e dilagano pericolosamente, col supporto dei social, lugubri fantasmi di un tragico passato: razzismo, antisemitismo (si pensi ai vergognosi insulti a Liliana Segre), intolleranza, rigurgiti nazisti e fascisti. Una nuova barbarie legittimata da forze politiche di estrema destra, che proliferano sul disagio sociale, sulla paura, sulla ricerca di protezione, fomentando odio, divisioni, chiusure, individuazione di capri espiatori. Così la Lega di Salvini, che rivendica orgogliosamente la sua appartenenza alla famiglia dei nazional-populisti-sovranisti europei: da Marine Le Pen al partito filo-nazista Alternativa per la Germania (lodato dal leader leghista), ai governanti dei paesi di Visegrad, che teorizzano la democrazia illiberale e stanno smantellando le libertà democratiche. Come il fascismo – continua Buchignani -, che si definiva ‘rivoluzione del popolo’ e si nutriva di propaganda nazionalista, ma agli italiani tolse la libertà e la nazione la precipitò in una guerra sciagurata che la distrusse, così i sovranisti odierni preparano al popolo (di cui si arrogano come i fascisti il monopolio della rappresentanza contro le istituzioni) un destino di miseria, dittatura e perdita totale di quella sovranità che dicono di voler potenziare. In un mondo globalizzato, infatti, un’Italia fuori dall’Unione europea sarebbe ridotta ad una insignificante espressione geografica, con conseguenze disastrose per la sua economia e la sua libertà. Eppure il ‘capitano’ (amico di Trump che ci danneggia coi dazi, di Bolsonaro che incendia l’Amazzonia e di quelli che non vogliono accogliere nemmeno un migrante), proprio questo persegue e, peggio ancora, asseconda, con tutta evidenza (vedi la vicenda Salvini) l’ambizioso progetto dell’astutissimo Putin, il quale ha individuato nei populisti, che sostiene in ogni modo, il cavallo di Troia per banchettare sulle spoglie dell’Europa. Detto questo, denunciare il pericolo sovranista è una condizione necessaria, ma non sufficiente per contrastarlo. Occorre rimuovere le cause di quel disagio dal quale esso trae alimento. A questo scopo, tutte le forze democratiche debbono mobilitarsi per dar vita ad un progetto politico, culturale e ideale fortemente innovativo e di ampio respiro, capace di fornire le risposte attese da tanta parte dei ceti popolari, delle classi medie, dei giovani. Risposte che passano per un decisivo e urgente balzo in avanti nel processo di integrazione europea, almeno su questioni fondamentali come la politica estera, la difesa, l’economia, le migrazioni. Un balzo verso la costruzione di un’Europa federale, alternativa sia al nazionalismo che la distruggerebbe, sia all’economicismo dell’austerità che quel nazionalismo ha alimentato. Di questo progetto il Partito democratico, l’argine più solido contro la deriva sovranista, è chiamato, in Italia, ad essere l’anima e l’asse portante, attorno al quale aggregare le tante forze della società civile e i tanti cittadini che non gradiscono questa destra, ma che non si sentono rappresentati da questo PD, troppo spesso percepito come il partito del Palazzo e delle élites, attardato nella difesa dell’esistente anziché nella costruzione di una prospettiva futura, lontano dal mondo del lavoro e dal popolo delle periferie, magari attento agli ‘ultimi’ (i migranti) e dimentico dei ‘penultimi’, attratti dalle sirene leghiste. Una percezione – dice – in parte errata, una analisi forse ingenerosa: i governi di centro-sinistra hanno guidato il paese in un momento di gravissima crisi economica, con milioni di disoccupati e di poveri. Hanno certo commesso errori ed omissioni, ma hanno preso l’Italia in recessione e l’hanno lasciata in crescita, mentre, col successivo governo giallo-verde, è accaduto il contrario, tanto che Salvini, combinato il disastro, ha pensato bene di farlo cadere, lasciando ai democratici, su cui spara comodamente dall’opposizione, l’onere di provvedere alla sterilizzazione dei 23 miliardi dell’Iva. Se questo è vero, è altrettanto vero che nel Pd urge una svolta radicale, che gli consenta di attrarre i tanti astenuti e riconquistare la sintonia con coloro che gli hanno voltato le spalle. E’ necessario tornare tra la gente – conclude – saper parlare a tutti con nuove idee, nuove proposte e anche con un nuovo modo di comunicare, in una società liquida dominata dai social. Insomma, contro i seminatori di odio e di false promesse, costruire la speranza”.