
“È assai grave che il contesto dei Comics sia utilizzato strumentalmente per propagandare le aberrazioni della teoria gender che non ha nessun fondamento scientifico, giuridico, culturale ma costituisce un formidabile attacco alla dignità della persona umana ed ai valori della famiglia naturale, quella vera basata sulla presenza di un uomo e di una donna così come affermato da una recente sentenza della Corte Costituzionale”. Torna alla carica il consigliere comunale della Lega Giovanni Minniti contro Cinzia, lo spettacolo ispirato da un personaggio di Leo Ortolani andato in scena ieri sera (31 ottobre) al Teatro del Giglio.
“Piaccia o non piaccia – afferma minniti – nell’ordine perfetto voluto dal Creatore non esistono terze figure non meglio definite ma solo uomo e donna con i loro caratteri e con le loro giuste differenze che la teoria gender vuole negare utilizzando forme apparentemente innocue (fiabe, racconti, spettacoli teatrali) ma devastanti per la psiche di persone, soprattutto ragazzi, che possono cadere nel tranello che si possa decidere di essere un giorno uomo, un altro donna sulla base di una scelta individuale. La casa editrice del fumetto, rispondendo alle polemiche insorte a Lucca nel momento in cui si è avuto notizia della programmazione dello spettacolo, ha affermato che ‘le polemiche, inevitabili, sono il segnale che di certi temi c’è bisogno di parlare ancora di più. Almeno…..30 centimetri in più’. La volgarità insita in quel commento dimostra che lo spettacolo di cultura non ha proprio nulla. È solo propaganda voluta dall’amministrazione Tambellini che la scorsa estate ha aderito alla rete Ready che si propone di favorire la propaganda gender”.
“Qual è il messaggio – incalza Minniti – che gli autori intendono comunicare agli spettatori? Forse che si possa decidere di cambiare sesso trasformandosi da Paul in Cinzia con la stessa naturalezza con cui si decide di cambiare look o taglio dei capelli? Noto una certa contraddizione nelle parole dell’autore quando in alcune interviste ha affermato che il personaggio tratta in maniera delicata ed ironica temi come la transessualità, la ricerca dell’identità e l’accettazione di sé poiché chi soffre di disforie di genere rifiuta la propria identità e l’accettazione della personalità così come geneticamente predeterminate per attribuire rilevanza ai capricci mutevoli della volontà. È evidente che le disforie di genere, per la loro gravità, non possono essere trattate né con ironia né con delicatezza né tantomeno possono essere utilizzate come pretesto per veicolare il messaggio che si possa transitare da uomo a donna e viceversa come se si trattasse della cosa più naturale al mondo”.