Assemblea Cgil per una riforma dal basso delle pensioni

22 novembre 2019 | 13:56
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Assemblea Cgil per una riforma dal basso delle pensioni

Costruire un movimento dal basso per una vera riforma delle pensioni che permetta di recuperare il potere d’acquisto, stimato nel 30 per cento, perso negli ultimi 15 anni. Questo, in sintesi, l’obiettivo che si pone l’area Cgil ‘sindacato altra cosa’ con la riunione in programma per martedì (26 novembre) alle 10, alla sede Cgil di viale Luporini a Sant’Anna. “Nell’ultima finanziaria – spiega il sindacato – il governo prevede un incremento delle pensioni fino a 2000 euro lordi (circa 1600 netti ) di 6 euro l’anno, una vera vergogna: noi non ci stiamo e proponiamo di organizzare un movimento dal basso per incrementare notevolmente le pensioni medio basse”.

“La vera riforma delle pensioni – attacca la Cgil – fu fatta dal ministro Brodolini il 30 aprile 1969 ed era fondata su questi pilastri fondamentali: in primis, il passaggio dal sistema a capitalizzazione contributiva a quello retributivo, in base alla media delle retribuzioni degli ultimi 5 anni di lavoro, con un incremento sostanziale delle pensioni (circa il 20 per cento). Poi – prosegue – sulla possibilità di andare in pensione di vecchiaia con 40 anni di lavoro, con circa l’80 per cento del salario lordo, a 60 anni gli uomini e 55 anni le donne, e la pensione di anzianità con 35 anni di contributi con circa il 70 per cento del salario lordo. E ancora: la possibilità di avere una pensione sciale per i lavoratori che hanno raggiunto i 65 anni senza avere 20 anni di contributi e la possibilità di avere le detrazioni per il coniuge a carico”. Il sindacato ripercorre quindi le vicende che hanno interessato il sistema delle pensioni in Italia: “A partire dal 1992 hanno effettuato dieci ‘riforme’, distruggendo il sistema pensionistico pubblico e impoverendo ulteriormente chi ha pensioni medio basse, senza dare una prospettiva pensionistica ai giovani”. “Quello che da subito bisognerebbe fare – conclude il sindacato – è una vera riforma delle pensioni con la cancellazione delle ‘dannate’ leggi che hanno portato molti pensionati alla miseria attraverso interventi tesi ad incrementando tutte le pensione medie basse; riportare tutto il sistema pensionistico al retributivo per garantire ai giovani una futura pensione dignitosa; stabilire la possibilità di andare in pensione a 60 anni di età o con 40 anni di contributi; dividere la previdenza a carico dell’Inps, con l’assistenza che deve andare a carico dello Stato; rimborsare quanto è stato tolto ai pensionati con il bocco perequazione semestrale; alzare il tetto per avere il diritto alle detrazione del coniuge a carico, oggi fermo a 2800 euro l’anno come stabilito 40 anni fa (circa 5 milioni di lire che avevano un altro valore); obbligare le imprese statali o amministrazioni pubbliche a pagare i contributi assicurativi o in caso di mancato pagamento lo stato deve intervenire per ripianare il deficit senza scaricarlo sul fondo dei lavoratori privati”.