Variante urbanistica per l’ex Manifattura Tabacchi, l’ex consigliere comunale di Governiamo Lucca Piero Angelini esprime dubbi sulla pratica che andrà domani a Palazzo Santini e soprattutto sulla scelta della procedura a “regime semplificato” al posto di quella ordinaria che secondo l’ex consigliere sarebbe più adeguata. Ma quella di Angelini è una disamina piuttosto critica sull’intera pratica.
“Sul problema della Manifattura Tabacchi – spiega Angelini – io mi sono pronunciato, da sempre, sostenendo il disegno urbanistico contenuto nel piano strutturale del 2001 (e concretizzato nel regolamento urbanistico del 2004), varato da un grande urbanista come il professor Benvolo, che aveva convinto la città, con la sua straordinaria cultura urbanistica, che le aree produttive dismesse, a cominciare dalla Manifattura Tabacchi, dovevano essere rimesse in pristino, con l’abbattimento delle superfetazioni eventuali e poi destinate ad ‘attrezzature urbane’: verde, cultura, parcheggi: rappresentando, così, una sorta di ‘riserva’ per le funzioni più importanti della città, dagli spazi culturali aperti, che si potevano ricavare e utilizzare al suo interno, ad una sorta di polmone per la sosta dei residenti fuori città (e dei residenti in città, liberando qualche strada o piazza gravate da un eccesso di auto), ai quali doveva essere garantita la possibilità, propria di una città ‘aperta’, di accedere sempre e comunque (magari gratis, per un tempo limitato) all’interno delle Mura, in un luogo, come quello della Manifattura Tabacchi, che, per i suoi accessi, era in grado di impedire l’ ulteriore congestione del traffico”.
“L’attuale amministrazione – aggiunge Angelini – continuando sulla linea tracciata da Favilla, dalla quale aveva ereditato i suoi urbanisti, mediocri e senza cultura, ma attenti a supportare le politiche di potere dell’Amministrazione, ha scelto, per la Manifattura Tabacchi, fin dal 2013, la strada della vendita e della cementificazione dell’area. Naturalmente un tale progetto, sostenuto dal duo Tambellini-Bertocchini, andrà sicuramente in porto, perché troppi son gli interessi in gioco per un investimento di cementificazione di 60 milioni, nel cuore della città, che sarà realizzato, come previsto dalla Fondazione Cassa di Risparmio, tramite la società collegata Coima, e che è già stato illustrato sui giornali, nella sua miseria culturale, dal responsabile tecnico della Fondazione, Mungai: un progetto che mira a fornire alla città strutture commerciali, direzionali e ricettive, di cui la città non ha assolutamente bisogno. Nella proposta di deliberazione della Variante n. 175/2019, presentata al Consiglio comunale, l’amministrazione ricorda addirittura la manifestazione di interesse per l’eventuale acquisto del complesso immobiliare, fatta dal legale rappresentante di Coima, tanto è sicura che le procedure di gara, da Lei approntate e ben costruite, non potranno che portare ad un risultato largamente previsto, alla faccia delle procedura di gara ad evidenza pubblica. Per ringraziare Coima dell’onore che essa fa alla città, la variante si riduce a fare l’elenco di tutte le destinazioni possibili e immaginabili che Coima può dare alla Manifattura Tabacchi, quando ne diventerà proprietaria, tra cui ogni tipo di residenza (A1,A3,A4), alberghi ( D1), medie strutture di vendita (B2.2: centri commerciali tra 250 e 1.500 mq), discoteche ( B7.2: di dimensione superiore a 500 mq), ecc. ecc: una sorta di scelta ‘a la carte’, in modo che Coima e la Fondazione abbiano la possibilità di spremere ogni metri quadrati della Manifattura Tabacchi, a loro profitto e vantaggio, senza che siano distratti dal pensiero di dover rendere conto delle loro scelte alla città. Va anche aggiunto che il nuovo Piano strutturale, nell’Appendice A della disciplina di piano, prevede largamente, nell’Utoe 1 ( era già tutto previsto?), le quantità edificative necessarie ad ogni tipo di intervento di Coima , con 10.400 metri quadrati (sul) di nuovi insediamenti, 222.200 metri quadrati di nuove funzioni, tra cui 85.000 metri quadrati di residenziale, 33.200 metri quadrati di commerciale, 89.400 metri quadrati di direzionale e 11.600 metri quadrati di ricettivo”. “Naturalmente, a mio avviso, per quanto riguarda la Manifattura Tabacchi – va avanti -, l’amministrazione doveva, nel piano strutturale ( e non l’ha fatto) prevedere un suo progetto urbanistico; non lasciando decidere a Bertocchini e a i privati, soltanto secondo la logica degli affari, la destinazione e l’utilizzo del pezzo più pregiato della città. Lo potrebbe ancora fare; infatti la variante di cui avrebbe bisogno la città sarebbe appunto una variante al piano strutturale, in cui l’amministrazione, se lo sa fare, dovrebbe delineare il suo progetto di città, al di là delle formulazioni truffaldine della Mammini, che vuol fare della Manifattura Tabacchi a prescindere da quello che ne farà Coira una città per la città. Naturalmente, la variante al regolamento urbanistico è proposta dall’amministrazione in tutta fretta, nell’intento che essa sia adottata entro il 27 novembre, cioè entro 5 anni dall’entrata in vigore della Legge urbanistica 65/2014, una scadenza di cui non riusciamo a comprendere il significato. Ed è proposta nella forma di variante a regime semplificato, perché, a dire dell’amministrazione (nella Relazione del responsabile dl procedimento, p. 1), essa rientra ‘tra le fattispecie dell’articolo 30 comma 2 in quanto ha per oggetto previsioni interne al perimetro del territorio urbanizzato come individuato , ai sensi dell’art. 4 della legge regionale 65/2014, dal piano strutturale del Comune di Lucca approvato con determina del consiglio comunale 39 del 24 aprile 2017”. “Una scelta legittima? Noi nutriamo – aggiunge – qualche fondato dubbio sulla scelta dell’Amministrazione di proporre per la Variante al Regolamento urbanistico, relativa alla Manifattura Tabacchi, una procedura a regime semplificato, invece che quella complessa, impegnativa, ma sicuramente più trasparente, della procedura a regime ordinario; infatti l’articolo 30 comma 2, citato dall’amministrazione per sostenere la sua tesi, tratta semplicemente delle varianti semplificate per il piano operativo, che come si sa, il Comune di Lucca non ha ancora adottato; costituirebbe, a mio avviso, una forzatura volere applicare tali disposizioni anche nel caso della variante al tegolamento urbanistico. Tanto più che la legge regionale 65/2014 tratta espressamente del caso in cui ricade il nostro Comune, all’articolo 228, emanando disposizioni transitorie per i comuni dotati, come quello di Lucca, sia di piano strutturale che di regolamento urbanistico; per esse la legge prevede , sia al comma 1, che al comma 2, che ‘fino all’adozione del nuovo piano operativo e comunque per un periodo non superiore a tre anni dall’entrata in vigore della presente legge, sono consentite le varianti di cui all’articolo 22, comma 2 bis, nonché le varianti semplificare al piano strutturale e al regolamento urbanistico di cui agli articolo 29, 30, 31, comma 3 e 35’; che la legge regionale vada interpretata semplicemente nel senso che le varianti ‘a regime semplificato’ debbano essere portate avanti soltanto nei 3 anni successivi all’approvazione della legge regionale 65/2014, lo conferma il comma 2bis dello stesso articolo, aggiunto da una modifica successiva alla legge, che sposta tale termine al 27 maggio 2018, quando ricorrano alcune condizione, nel nostro caso neppure esistenti. Mi sembra dunque legittimo dubitare, allo stato, della correttezza delle procedure adottate dall’amministrazione per far approvare in tutta fretta una Variante al regolamento urbanistico a regime semplificato: procedure che andrebbero abbandonate, per riaprire, sulla Manifattura Tabacchi e il suo destino culturale e urbanistico nella città, un dibattito che l’amministrazione ha finora impedito e soffocato”.