Del Ghingaro: “Provinciali, grave l’esclusione di Viareggio”

Il sindaco: “Una scelta fatta per paura, ripicca e sottovalutazione”
Una lunga analisi politica, a una settimana dal voto provinciale e a qualche mese da quello per amministrative e regionali.
A farla è il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, che sarà, in qualche modo, fra i protagonisti della tornata elettorale di primavera.
“Ora si può dire, senza accendere polemiche – esordisce – Il Comune di Viareggio, secondo per abitanti della Provincia di Lucca, esperienza davvero civica regionale, è stato volutamente escluso dalle elezioni provinciali e conseguentemente dalla rappresentanza istituzionale. Lo hanno fatto sia la destra, sia la sinistra, applicando la cosiddetta “ostilità trasversale” con una operazione politica conservativa, che tende a salvaguardare i reciproci fortini, chiudendo alla società civile viareggina, che è esempio chiaro e netto di governo squisitamente civico ormai da cinque anni”.
“Tutti conoscono le mie valutazioni sulle Province – spiega Del Ghingaro – Per me andavano semplicemente chiuse. Ma se esistono devono necessariamente avere la più larga rappresentanza possibile, proprio perché sono in grande difficoltà finanziaria e sono diventati enti di secondo livello, quindi con poche, concrete, possibilità d’intervento sui territori. E Viareggio ne è la dimostrazione esemplare: negli anni passati nessun lavoro di rilievo è stato effettuato sulle scuole superiori (il Marconi ne è un esempio eclatante) e sugli edifici di proprietà provinciale (l’ex caserma Mazzini e la ex Inapli) che versano in stato di forte degrado. Perché è stato fatto? Perché un’esclusione così inopportuna? Per paura, per ripicca, per sottovalutazione“.
“La paura – spiega il sindaco di Viareggio – è data dal fatto che la maggioranza civica di Viareggio, visto il numero di consiglieri eletti, avrebbe potuto tranquillamente, senza ricorso a voti esterni, mandare un proprio rappresentante in consiglio provinciale, togliendo un posto a uno dei due schieramenti di destra o di sinistra. Ambedue non potevano permetterselo, sarebbe stato un venir meno degli equilibri partitici territoriali, già minati a suo tempo dall’ “anomalia” della mia elezione a sindaco di Viareggio. Un atteggiamento difensivo e non propositivo che rischia di chiudere gli elementi positivi del dialogo aperto in questi anni e compromettere la condivisione degli obiettivi che con alcuni era scontata e rodata”.
“È stato fatto dicevo anche per ripicca – prosegue – Perché sia il Pd, sia la Lega dovevano “farla pagare” alle liste civiche che li avevano battuti alle elezioni e che governano autonome e libere da quasi cinque anni, dando prova di autorevolezza e capacità amministrativa, con oggettivi risultati tangibili ed evidenti nella gestione del Comune di Viareggio. Devo dire che il Pd, partito maggioritario in area vasta, in questi anni si è già più volte distinto in esclusioni di Viareggio da organismi rappresentativi (il Parco Migliarino San Rossore e Ato Rifiuti su tutti). Quindi per lo schieramento democratico far finta che il civismo viareggino non esista è cosa ormai abituale”.
“Ma dicevo – conclude – anche per sottovalutazione: evidentemente le prossime scadenze elettorali amministrative comunali e regionali impongono ai partiti tradizionali un riposizionamento ad escludendum del mondo civico, considerato spurio e poco gestibile. Ma quando si umiliano interi territori con atti di arroganza non si va tanto lontano, si rischia di avere una visione vendicativa e di corto respiro e non invece, come dovrebbe essere, uno sguardo lungo ed un’analisi politica più intelligente, rivolta a quei mondi che non si riconoscono più nella galassia dei partiti tradizionali e però hanno voglia di dare un loro contributo al cambiamento della politica – vedi le “sardine”, ma anche altre realtà di movimento che stanno dicendo la loro a livello regionale e nazionale – oppure a coloro che più negativamente si rifugiano nella selva oscura dell’astensionismo. Sottovalutazione della forza del cosiddetto “civismo” quindi, che sui territori invece esprime una sua evidente attrattiva politica e che dai territori stessi fa derivare le istanze che rappresenta nei comuni, nelle province, nelle regioni”.
“È evidente – dice l’ex primo cittadino di Capannori – che coloro che hanno impedito la corsa di Viareggio sostengono varie teorie giustificative: che “Viareggio poteva fare una lista autonoma con un autonomo presidente”, “che Viareggio tra pochi mesi andrà ad elezioni”, che “non c’è stato tempo”, che “il Del Ghingaro è brutto e cattivo”, che “avremo tempo di confrontarci”, che “apriamo un tavolo sulle priorità” ed altre varie amenità, infarcite di paradossali ed inverosimili analisi politiche e politologiche, ma la realtà è una sola: la destra e la sinistra hanno volutamente escluso Viareggio dalle elezioni provinciali e se si esclude in politica non porta mai bene a chi lo fa. Ho volutamente lasciato passare un po’ di tempo dal voto provinciale per dire la mia, sommessamente e pacatamente, per sottolineare un disagio che non è solo mio, ma di un Comune di settantamila abitanti che, democraticamente ha espresso anni fa, un governo civico, svincolato dai partiti e che evidentemente, distinguendosi per la sua autonomia e per la sua caratterizzazione trasversale, crea difficoltà a chi pensa di poter gestire la cosa pubblica senza il coinvolgimento effettivo di tutte le parti rappresentative dei cittadini”.
“La riflessione politica che ne deriva – conclude – è evidente ed il sempre minor appeal di alcune forze politiche tra gli elettori lo dimostra“