Camere di commercio, Baccelli: “Riforma prevede accorpamenti innaturali”

L’esponente del Partito Democratico auspica che la Corte costituzionale possa riaprire la partita
“La riforma rischia di indebolire il tessuto economico del territorio lucchese. L’auspicio è che la Consulta riapra la partita” così il consigliere regionale del Partito Democratico e presidente della Commissione territorio e ambiente, Stefano Baccelli in merito alla questione relativa alla modifica di assetto delle Camere di commercio.
“Quello delle Camere di commercio è un accorpamento che rischia di essere deleterio poiché non tiene di conto delle peculiarità del tessuto economico dei territori. Come sappiamo la Cciaa della provincia di Lucca andrebbe a fondersi con quelle di Pisa e Massa Carrara e questo comporterebbe una fusione innaturale poiché metterebbe insieme distretti economici e realtà sociali diversi tra loro. Condivido le posizioni espresse nelle settimane scorse dal sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, e dal presidente della Provincia, Luca Menesini, che, tra le altre cose, sottolineano come l’attuazione della riforma porterebbe l’allontanamento dei servizi dalle comunità e metterebbe a repentaglio il rapporto di fiducia tra cittadini e imprese”.
“Avevamo già espresso tali preoccupazioni in una mozione che insieme ad altri consiglieri regionali del Partito Democratico abbiamo presentato e approvato lo scorso 10 settembre – sottolinea Baccelli -. Nell’atto chiedevamo alla Giunta di attivarsi nei confronti del Governo per chiedere una modifica della normativa affinché le Camere di commercio, non solo di Lucca ma di tutta la Toscana, potessero continuare a incrementare i livelli di efficienza, semplificare le economie gestionali, curare lo sviluppo delle realtà produttive nell’ambito delle economie locali. La Regione Toscana ha reclamato fin da subito la necessità di un forte coinvolgimento delle Regioni nelle rideterminazione della geografia del sistema camerale con l’obiettivo di giungere ad eventuali accorpamenti in ambiti territoriali omogenei dal punto di vista socio economico”.
“Adesso l’auspicio è che la sentenza della Corte costituzionale, a cui si è rivolto il Tar del Lazio per lo scrutinio di legittimità costituzionale delle norme, possa riaprire la partita degli accorpamenti obbligatori – conclude Baccelli – dando così il via a una revisione della riforma davvero in grado di costituire un utile strumento in relazione alle politiche regionali di sviluppo del territorio”.