No al suicidio assistito, Mario Adinolfi a Segromigno in Piano

11 gennaio 2020 | 10:06
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No al suicidio assistito, Mario Adinolfi a Segromigno in Piano
No al suicidio assistito, Mario Adinolfi a Segromigno in Piano
No al suicidio assistito, Mario Adinolfi a Segromigno in Piano

L’esponente del Popolo della Famiglia riempie la sala parrocchiale: “I cattolici si facciano sentire”

Eutanasia, dal diritto al dovere di morire è stato il tema dell’incontro che si è tenuto ieri sera (11 gennaio) a Segromigno in Piano con Mario Adinolfi, giornalista, scrittore e presidente del Popolo della Famiglia.

Molte persone hanno riempito la sala parrocchiale ed hanno applaudito a più riprese l’intervento di Adinolfi, il quale, dopo una breve introduzione del parroco don Damiano Pacini, ha iniziato spiegando che quotidianamente gira tutta Italia, andando anche nelle parrocchie, non per fare propaganda politica, ma solo per far ragionare, tutti i cittadini, ma in particolar modo i cristiani su temi delicati (aborto, eutanasia, suicidio assistito, unioni civili…).

“In Italia la recente determinazione della Corte Costituzionale – ha ricordato Adinolfi – circa il suicidio assistito ha depenalizzatoquesta pratica contribuendo di fatto, dopo anche aver approvato le Dat, a creare una grave breccia nel fondamentale principio giuridico dell’indisponibilità della vita umana, spianando la strada alla progressiva depenalizzazione dell’eutanasia contribuendo alla sua diffusione, così come accaduto nei paesi del nord Europa (Svizzera, Olanda, Belgio e Lussemburgo) che fanno da apripista. E purtroppo quando è la legge a determinare i fatti, la legge allora fa costume. Ciò sta accadendo anche a causa della sempre maggiore irrilevanza dei cattolici, sia nella vita di tutti i giorni e tanto più in politica”.

Il caso di Tafida, che da Londra viene dichiarata non curabile e quindi condannata a morire – ha proseguito – ma grazie alla battaglia di una mamma, viene ricoverata al Gaslini di Genova e, proprio in questi giorni esce dal reparto di rianimazione, ci fa testimoniare che la vita è sempre da tutelare. Anche noi come questa mamma dobbiamo essere capaci di lottare, di dire No a questa mentalità imperante, che vuole distruggere i rapporti familiari, cosicchè le persone rimaste sole, ammalate o depresse, si trovino quasi “costrette” a togliersi di mezzo, per fare uno scelta dignitosa”.

Adinolfi ha poi invitato i presenti a mobilitarsi per la prossima sentenza che ci sarà al tribunale di Massa il 5 febbraio prossimo, contro Marco Cappato, “imputato – ha ricordato Adinolfi – per avere accompagnato a morire in Svizzera Davide Trentini, malato di sclerosi multipla, ma che, a differenza di dj Fabo, non era attaccato a dei macchinari che lo tenevano in vita. Quindi, considerato che questo era uno dei paletti messi dalla Corte Costituzionale, dobbiamo farci sentire e chiedere la condanna di Cappato”.

Adinolfi ha terminato dicendo che “non dobbiamo rimanere immobili, portando la scusa di sentirci soli in queste battaglie, perché proprio Cappato, da solo, ha stravolto l’indisponibilità della vita umana, quindi anche noi, se ci formiamo, leggiamo e ci documentiamo bene possiamo essere in grado di cambiare questa mentalità di morte e portare una nuova mentalità di vita, sempre e comunque”.