Simonetti (Lega): “Giorno del ricordo, bisogna saper guardare oltre le contrapposizioni del passato”

Il responsabile relazioni esterne della Lega: “Uscire dalle dinamiche del passato”
Damiano Simonetti responsabile relazioni esterne Lega Salvini Premier fa una breve riflessione sul senso del giorno del ricordo.
“Mi meraviglia – esordisce Simonetti – che in una giornata come quella di oggi, definita nel 2004 la giornata del ricordo c’è chi ammette che il tragico avvenimento delle foibe sia da condannare ma, allo stesso tempo sembra voglia attribuire la colpa al fascismo come quasi voler giustificare quello che è stato”.
“Ritengo – afferma – che comunismo e fascismo sono state dittature e ogni atrocità commessa sia dall’uno che dall’altro vanno condannate ma, non si può ogni volta mettere in gioco queste correnti politiche che hanno caratterizzato un periodo, una società e un modo di pensare ormai passato (siamo nel 2020 non negli anni ’20, o ’30 o ’40) e fortunatamente il tutto fa parte di una storia, che certamente non si può dimenticare ma, ha caratterizzato quello che è stato e non quello che è”.
“Leggo paragoni con frasi del tipo l’ha fatto il fascismo e quindi il comunismo….è colpa del comunismo perché… o viceversa, confronti senza motivo poiché grazie ai testi, ad internet o ai documentari, tutti sappiamo bene cosa ha fatto Mussolini o Lenin o chi altro – aggiunge -. Lenin per esempio, ha concepito il comunismo come la dittatura del proletariato, un potere non limitato da nulla, da nessuna legge, non condizionato da alcuna regola, che si basa sulla coercizione”.
“Vi immaginate una società basata sull’assenza di leggi? È uno stato privo di natura giuridica dove perfino il nostro bell’articolo 3 della Costituzione (principio di eguaglianza) sarebbe privo di valore anzi, forse non ci sarebbe, poiché una società senza regole lascia i soggetti destinati a se stessi e ad uno scontro continuo. Si parla infatti di regime comunista (in accordo con la democrazia ?). Inoltre il comunismo proclamava la lotta di classe ma, per Lenin era considerata come l’eliminazione di tutti quelli ritenuti incompatibili con il suo pensiero (tecnici, professori, ingegneri….. )”.
“Potremmo stare ore e ore a fare l’elenco di quello che ha fatto la dittatura fascista e di quella comunista ma, sinceramente credo che non ha senso, perché – sottolinea Simonetti – ogni dittatura non trova giustificazione e un buon amministratore, accettando le critiche, deve far capire che ogni avvenimento che ha causato milioni di vittime innocenti, deve essere condannato a prescindere, la vita è sacra e nessuno ha il diritto di dire come, quando vivere o morire e non fare confronti tra due schieramenti che hanno caratterizzato la storia Italiana (e non solo) circa 80 anni fa. La società si è evoluta, si deve guardare avanti senza mai dimenticare il passato, ma, ricordandosi che siamo nel 2020 e non nel 1920”.