Colucci: “Virus, serve rispetto per le istituzioni”

10 marzo 2020 | 15:17
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Colucci: “Virus, serve rispetto per le istituzioni”

L’esponente dei riformisti toscani per Italia Viva: “Finita l’emergenza bisognerà riflettere”

“Il tremendo virus ha messo a nudo una cruda realtà: ci sono due Italie, quelle degli italiani veri e quella dei quaquaraquà”. Ne è convinto Francesco Colucci dei riformisti toscani a sostegno di Italia Viva.

“Da una parte – specifica – eroi senza nome, medici e personale tecnico e infermieristico che lottano per tutti noi, persone che continuano diligentemente ad andare a lavorare per non bloccare il Paese,  donne e uomini che si attengono in silenzio alle disposizioni date, negozianti che rinunciano a stare aperti per il bene comune, gli alunni che studiano da casa, istituzioni nazionali e locali che lavorano seriamente per affrontare una situazione mai sperimentata prima, amministratori, sindaci che per non interrompere il rapporto con il cittadino rischiano e spesso subiscono il contagio, politici di ogni razza che cercano di costruire e stare tutti assieme”.

“Di contro abbiamo i quaquaraquà, coloro che – va avanti Colucci – si credono furbi nell’aggirare i divieti e se ne gloriano, coloro che sul web insultano i contagiati, le istituzioni che lavorano, gli avversari politici. Coloro che intasano i numeri di emergenza per vedere l’effetto che fa e poi denunciano l’intaso”.

“I politici che sentono sfuggire la terra sotto i piedi e dicono sempre più uno. Un discorso a parte va fatto sui diritti – osserva Colucci -: chi confonde la liberta di parola con libertà di insulto, di dispregio, di propagare notizie false, creare allarmi inesistenti, di essere no vax, cioè potenziali untori di noi tutti”.

“Con tutti questi quaquaraquà – avverte – passata l’emergenza l’Italia vera deve regolare i conti. Non possiamo più accettare che, sui social e sui mass media, libertà voglia dire offendere, deridere, falsare le notizie, inventarle, divertirsi nell’anonimato a colpire gli altri”.

“Non sono per provvedimenti restrittivi della libertà – va avanti – ma chi fa queste cose  deve essere inibito per un tempo o per sempre dai social, dalla tastiera selvaggia, dai mass media, così come si fa con i daspo nello sport”.

“Senza togliere libertà e diritti dobbiamo tornare all’Italia del rispetto – prosegue -, dell’educazione, dei rapporti civili, dove la Politica è scontro di idee e non di uomini, non di odio ma di comprensione. Della Politica ragionata e non urlata, di quella che parla alla testa e non alla pancia, che lavora per realizzare cose e non per inseguire consensi e sondaggi. Se così sarà questa difficile prova che il Paese sta affrontando con coraggio, non sarà stata  solo dannosa e tragica. Siamo certi che l’Italia vera ce la farà, senza e a dispetto dei quaquaraquà”.