Protesta a San Concordio, Giannini: “Difficile il confronto con chi non dialoga”

Il consigliere Pd auspica che la tensione si abbassi
La protesta di alcuni cittadini contrari al taglio di due cedri in piazzale Aldo Moro a San Concordio ha avuto, ieri (23 luglio), una significativa eco sui social. Nel merito della vicenda interviene il consigliere comunale e presidente della commissione urbanistica Gianni Giannini (Pd), che sta seguendo da vicino l’evoluzione dei cantieri per i progetti Quartieri social. “Vedere un cittadino che si incatena per protesta non è un fatto inedito; vederlo poi trascinare fuori del perimetro violato – osserva Giannini – è la diretta conseguenza. Per la ‘causa’, vale più una foto di resistenza passiva di qualunque comunicato stampa”.
“Ho sempre avuto simpatia – continua il consigliere – per il senso di cittadinanza attiva che stimola a mettersi personalmente in gioco sulla difesa dei grandi temi del nostro vivere. Gli interventi denominati Quartieri social a San Concordio stanno muovendo tante sensibilità non sempre condivisibili, ma principalmente tante opposizioni senza possibilità di punto d’incontro. Le ‘abuelas del barrio di San Concordio‘ (nonne del quartiere, ndr) in questi giorni, hanno dato un pessimo saggio dei limiti di una protesta che, a pretesto di grandi principi, rimane confinata in un ristretto circolo culturale, senza visioni d’insieme e indifferente alle necessità di una cittadinanza silente, ma comunque attenta ed aperta a innovazioni che marcano l’evoluzione di un contesto urbano“.

“Intervenire urbanisticamente su un pezzo di città – va avanti Giannini – significa inevitabilmente modificare il presente, anche proponendo sacrifici minori come il taglio di un albero sano a fronte di un saldo positivo di ripiantumazione più che sestuplicato, per una visione più efficiente e adeguata al nuovo utilizzo. Da quando il progetto San Concordio – Quartieri social ha preso avvio non è passato giorno senza che la pasionaria indiscussa di almeno quattro comitati abbia fatto sentire la sua voce contraria fino anche a dichiarare che i ‘danari’ della ristrutturazione potevano essere rinviati al mittente”.
“La personale visione sul quartiere degli adepti ai comitati – osserva ancora Giannini – non coincide con la visione dell’amministrazione tutta, quindi, in una logica intollerabilmente assolutista, ‘non può essere accettata’. Nonostante le verità negate, i comitati hanno avuto molti incontri con l’amministrazione, con l’ente della progettazione e con la incaricata della direzione lavori. Un percorso che ha portato ad aggiustamenti dei progetti, a volte anche onerosi, con modifiche concordate (non con promesse verbali di singoli soggetti, ma veri e propri verbali scritti di riunioni)”.
Quindi Giannini affonda: “Certo non è semplice il confronto con abuelas rivoluzionarie che, di fronte a progetti di capaci professionisti, pretendono contestare la scelta delle specie arboree, la larghezza di un marciapiede, la scelta dei materiali, di suggerire la rinuncia del progetto a fronte di improponibili alternative, di non avere occhi né sensibilità per l’accessibilità ai luoghi pubblici per persone con disabilità, di non conoscere ormai più ciò che una madre o un nonno in attività si aspettano da un parco pubblico di quartiere, per la felicità e la gestione del loro figlio o nipote. Ieri non è stato un bel giorno per la città di Lucca e per la democrazia delle istituzioni. Certe azioni hanno reazioni di prassi e io mi auguro – aggiunge il consigliere – che il livello di tensione si abbassi da evitare strascichi di spiacevoli conseguenze giudiziarie. Ribadisco la mia ferma convinzione che ogni corpo sociale ha un limite d’intervento in democrazia. Il confronto comprende un tempo di ascolto e un tempo di correzioni progettuali”.
“L’insistenza fuori tempo su progetti ormai definiti per la città – conclude Giannini – non fanno bene a quel principio di delega della rappresentanza che si esprime col voto e decisamente mina la prerogativa di governo della città. Non vi è certo intenzione di negare il dissenso, che è comunque sempre accetto se limitato alla espressione di non condivisione ideologica ma, a meno che non si sia in presenza di accertabili reati, l’azione di disturbo non può che trovare altrettante legittime reazioni di impedimento”.