Strambi (Rifondazione): “Virus nelle Rsa, andavano prese misure precise”

Il segretario: “Vietare le visite dei parenti ora non può essere la soluzione giusta”
“C’è – di nuovo – un allarme Rsa. Da nord a sud, il virus è rientrato con prepotenza nelle case di riposo e nelle residenze sanitarie assistenziali. Anche la nostra città purtroppo registra il primo caso autunnale in una Rsa: 35 pazienti su 39 ricoverati, e 13 operatori”. Esprime preoccupazione Giulio Strambi, segretario di Rifondazione comunista di Lucca.
“Si era detto basta la primavera scorsa di fronte a quella che è stata definita la strage degli invisibili, e invece tutto sembra ripetersi – afferma -. Avrebbero dovuto essere previste misure specifiche e puntuali: per il controllo periodico dei dipendenti, con effettuazione di tamponi a brevi intervalli; per la copertura vaccinale del personale e degli ospiti; per la sostituzione del personale in malattia o in quarantena così da continuare a garantire assistenza adeguata e dovevano predisporsi ambienti per l’isolamento dei positivi. Ma se oggi siamo nuovamente in allerta, vuol dire che poco o niente è stato fatto”.
“Il Dpcm appena varato – prosegue – si limita a lasciare alla discrezionalità dei responsabili delle strutture quali misure adottare. L’accesso di parenti e visitatori è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione. Il presidente della Regione Eugenio Giani ha disposto che da questo weekend non saranno più consentite le visite dirette nelle Rsa, ma solo le videochiamate, eliminando così il problema alla radice. Ma è giusto? Non c’è veramente altro modo per tutelare la salute dei nostri anziani se non isolarli? O questo è solo il modo più semplice? Qualcuno si preoccupa davvero di loro? Gli anziani ricoverati vivono una situazione particolarmente difficile a causa di tutti i cambiamenti attuati nelle strutture: accessi limitati alle persone esterne, meno possibilità di aggregazione tra loro, operatori che indossano gli ausili di protezione che riducono ancor di più il contatto e la relazione. Queste ulteriori disposizioni li costringono nuovamente a non poter godere della presenza dei loro amati e delle relazioni, e questo accresce il loro vissuto di solitudine e segregazione”.