Lucca Civica: “Serve l’impegno forte a sostenere cultura e spettacoli”

Il gruppo consiliare: “Un settore già piegato da problemi cronici che ora soffre in modo particolare”
Cultura e spettacoli fermi per il coronavirus? Un doppio scotto per il settore e il gruppo consiliare di Lucca Civica esprime vicinanza ai lavoratori interessati dallo stop a cinema e teatri.
“L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo. Con queste parole anche il maestro Riccardo Muti si è inserito all’interno delle proteste contro i provvedimenti restrittivi adottati con l’ultimo Decreto, resisi necessari a causa dell’incremento molto preoccupante dei contagi da Covid19 in queste settimane. Come gruppo consiliare di Lucca Civica vogliamo ribadire con forza la gravosa situazione in cui si trovano gli artisti e in generale tutti gli operatori, diretti e collegati, del settore della cultura e dello spettacolo, troppo spesso lasciati soli a sé stessi in questa crisi. Per questo motivo, questo settore è tornato a protestare, per primo e ancor prima delle chiusure complete dei teatri e dei cinema, con la grande manifestazione Bauli in piazza, svoltasi sabato 10 ottobre scorso, in piazza del Duomo a Milano, e con le importanti manifestazioni di oggi contro la chiusura di cinema e teatri, L’assenza spettacolare, sempre in modo del tutto educato e rispettoso”.
“Il problema – aggiunge Lucca Civica – è che la drammatica situazione attuale si va a sovrapporre ad un problema cronico aggravato dagli ultimi provvedimenti con i quali il settore è stato colpito tremendamente, sperando non in modo letale e ultimativo. In un Paese dove la professionalità raramente è adeguatamente remunerata, anche a fronte di esperienza professionale, assistiamo da anni a tagli degli investimenti pubblici soprattutto sulla cultura, fatti spesso senza criterio e quindi nessun ritorno. La politica, a livello nazionale e locale, deve dare un segnale forte e risposte adeguate a questo mondo. A parte una minoranza che ha un impiego negli enti pubblici o in grandi aziende dello spettacolo, assistiamo a una situazione desolante per artisti, tecnici, esperti di beni culturali. Il risultato è che, in tutti i settori, quando guardiamo a produzioni innovative dobbiamo aspettare un patrocinio straniero, o il ritorno in patria di un nostro connazionale che ha ricevuto riconoscimenti all’estero”.
“Per evitare conseguenze nefaste derivanti dalla attuale situazione – va avanti la nota -, occorre intervenire rapidamente con ristori adeguati a chi, per anni, ha lavorato e lavora in condizioni di assoluta precarietà e che non vede, salvo pochi casi, riconosciuta la propria competenza e il proprio lavoro come sarebbe dovuto. Bisognerà poi necessariamente dare spazio alla professionalità, investendo da subito sul ruolo del pubblico come promotore della cultura ed eliminare appalti al massimo ribasso che mortificano operatori e competenze. Il problema è quindi molto ampio: di crescita del Paese, di capacità di rinnovarci e valorizzare le enormi competenze che abbiamo. Vorremmo, senza fare retorica, che finalmente si sbloccasse una stasi che dura da troppi anni e ridare vera vita ad un settore, quello culturale e artistico, necessario, citando sempre Muti, ‘per quel bisogno di cibo spirituale senza il quale la società si abbrutisce’”.