Annale (Pci): “Emergenza sanitaria frutto degli errori degli ultimi governi”

Lettera alla direttrice dell’Asl: “C’è da risolvere anche il problema delle vaccinazioni anti influenzali”
Dalla campagna anti influenzale fino alla gestione della nuova ondata di coronavirus: il responsabile della sanità del Pci provinciale Paolo Alessio Annale scrive una lettera alla direttrice generale dell’Asl.
“Nello scorso mese di giugno – si legge nella missiva – segnalavamo alla Regione la necessità di prevedere l’organizzazione della campagna di vaccinazione antinfluenzale in modo opportuno ed efficacie, dando per scontato che si sarebbe contemporaneamente pensato a lavorare per il potenziamento ed una migliore organizzazione dei dipartimenti di prevenzione e della medicina di comunità, presidi indispensabili per attuare correttamente ed in modo razionale una politica sanitaria efficiente, in tempo di pace e a maggior ragione in tempo di guerra”.
“Non in ultimo pensavamo che sarebbero stati studiati i dovuti potenziamenti degli ospedali; e questo non solo per rispondere alla recrudescenza – scrive Annale -, oscura e non prevedibile solo per gli stolti, ma per garantire in quel caso che la medicina potesse continuare ad occuparsi di tutti gli altri livelli e ambiti di cura e di prevenzione. E’ davvero deludente e inaccettabile osservare che non sia stato fatto praticamente nulla, specialmente sul piano territoriale, e come oggi, di fronte ad una nuova emergenza, si continui quindi a rincorrere soluzioni come se non ci fossero stati né il tempo né le possibilità di intervenire. E per quanto ci riguarda più da vicino, è da rimarcare anche il silenzio della presidenza della Conferenza dei sindaci che al territorio è legata e che ne dovrebbe interpretare i bisogni”.
“D’altra parte siamo ben coscienti e l’abbiamo sottolineato in più occasioni – afferma -, che gli effetti cui oggi assistiamo a tutti i livelli siano il risultato di un fallimento delle politiche dei governi degli ultimi dieci anni, colpevoli di avere preferito il Mercato alla Stato, ai quali si sommano, a livello regionale, gli effetti di una scelta errata che nello stesso solco ha imposto la riorganizzazione del SSR. Fatto questo che, per chi voglia guardare al di là delle millantate ottimizzazioni, ha penalizzato la qualità del sistema condannando il personale sanitario ad un clima ostile, nel quale a mano a mano è venuta meno la cura e l’attenzione per i diritti e la sicurezza degli stessi lavoratori; inutile dire cosa li stava aspettando e cosa purtroppo li aspetta. Ma ora, loro malgrado, stanno per tornare eroi e forse santi. E in tutto questo è ancora più doloroso osservare che alla colpevole insipienza della politica di governo e della classe dirigente, spesso solo sua diligente pedina, si registra l’assenza di una base sociale che rivendichi il Servizio pubblico come valore irrinunciabile. Che cosa chiederle dunque se non esercitare con la dovuta aderenza, determinazione e autorevolezza i compiti che il ruolo le affida, al di là delle dichiarazioni di intenti che la Regione continua a diffondere? Come può risultare accettabile, ad esempio, che da più giorni le farmacie siano sprovviste di vaccini (e che lo rimangano sino al 5 novembre) non già destinati alla vendita, ma ai medici di famiglia e ai pediatri per la copertura delle fasce di popolazione a rischio? Consci del ruolo che la Politica deve esercitare, il nostro l’impegno si articolerà in più direzioni: mantenere un’attenzione costante e vigile su quanto accade, prospettare-disegnare un riassetto complessivo del SSN e delle sue articolazioni regionali, tentare di far riconquistare alle persone la piena coscienza del valore collettivo di un Sevizio Universalistico al quale non si può abdicare in nessun modo”.