Manifattura sud, Forza Italia: “Serve una pausa di riflessione”

Mallegni, Marchetti e Lotti: “La fretta è cattiva consigliera, bisogna discutere sul modello di sviluppo del centro storico”
“Sul futuro della parte sud dell’ex Manifattura manca soprattutto un sereno e costruttivo dialogo con la città: auspico che prima di fare delle scelte, il Comune si confronti con le imprese su quale è il modello di sviluppo del centro storico più compatibile, perché la fretta è sempre cattiva consigliera”. Ne sono convinti il delegato comunale di Forza Italia Roberto Lotti, il coordinatore provinciale Maurizio Marchetti e il senatore Massimo Mallegni (coordinatore regionale di Forza Italia) che intervengono nel dibattito che sta tenendo banco a Lucca sul futuro del grande complesso.
“Tutti auspichiamo che l’immobile venga strappato al degrado in cui si trova, ma bisogna fare attenzione a non intraprendere soluzioni che stravolgano il tessuto urbanistico – sottolineano gli esponenti di Forza Italia – Se da un lato dunque la volontà di investimento della Fondazione Cassa di Risparmio attraverso il braccio operativo di Coima è da valutare con interesse, dall’altro notiamo una confusione abbinata ad un voler forzare le tappe, condita da elementi che non ci convincono: partendo dal prezzo di cessione dell’area a soli 3,2 milioni di euro per passare ad un project financing che non aumenterà i parcheggi nella zona, e ancora alla gestione degli stalli della sosta per 40 o 50 anni da parte del privato, che priveranno l’amministrazione di incassi consistenti, oltre a prevedere nella convenzione che l’ente pubblico non possa più decidere politica sulla sosta e la mobilità nell’area intorno al complesso. Per non parlare della previsione di realizzare nell’ex opificio 90 appartamenti in modo da poter rientrare nell’investimento, nonchè attività commerciali e una passerella di collegamento con le Mura. Il tutto senza un confronto continuato e costruttivo con le imprese della città”.
Secondo gli “azzurri”, c’è il rischio concreto che si vada a realizzare una città nella città, che ne stravolga le funzioni. “Lucca conta già su una desertificazione pre-Covid, dove le case invendute sono centinaia e il commercio è in crisi da tempo e ben prima dell’arrivo del virus, a causa di un centro storico diventato inaccessibile, inoltre Tra le ipotesi prospettate, l’unica nota positiva è il trasferimento di Tagetik, ma si tratta di seimila metri quadrati su circa 20mila. L’amministrazione deve fermarsi e ponderare bene, magari con l’aiuto persone che conoscono la città e le sue prospettive per individuare il piano migliore per proiettare Lucca nei prossimi decenni. Riconosciamo alla Fondazione Cassa lungimiranza e impegno, senza cui tanti interventi sul territorio provinciale non potevano essere fatti , ma in questo caso serve una pausa di riflessione”.
“L’opportunità in questo caso può trasformarsi in un flop – chiudono Lotti, Marchetti e Mallegni – e la rigenerazione urbana diventare invece un’involuzione. Evitiamo il rischio: questo non significa perdere il treno, ma studiare più approfonditamente con chi vive e lavora sul territorio cosa è davvero meglio per Lucca, che tutti noi amiamo e vogliamo veder crescere con equilibrio”.