Emergenza Covid, Partito Comunista: “Rafforzare da subito la sanità pubblica”

17 novembre 2020 | 09:32
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Emergenza Covid, Partito Comunista: “Rafforzare da subito la sanità pubblica”

La sezione lucchese: “Si faccia presto ad attrezzare nuovi posti letto al Campo di Marte”

Anche il Partito Comunista Italiano all’attacco sul tema dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

La situazione di emergenza che stiamo vivendo in queste settimane – si legge in una nota della sezione Lucca e Valdiserchio – ci porta ad alcune riflessioni politiche sullo stato del nostro sistema sanitario, e non solo. Nei mesi di marzo ed aprile c’era stato un rincorrersi di buoni propositi, da parte di tutte le forze politiche, circa l’importanza di rafforzare il nostro sistema sanitario pubblico; tanti avevano messo in evidenza che “se eravamo riusciti a superare l’emergenza” i meriti erano di un sistema sanitario che, nonostante i tagli subiti, si conservava di buon livello.  Ci si illudeva perciò che la lezione fosse servita, per cui ingenti sforzi sarebbero stati dedicati nei mesi successivi al rilancio della sanità pubblica; in tal senso suscitavano emozioni contrastanti (senso del ridicolo e rabbia) le dichiarazioni di molti personaggi e forze politiche, autori nel passato dei tagli lineari e criminali alla sanità pubblica, improvvisamente divenuti fautori del rilancio della stessa”.

“Come diceva una celebre canzone “parole, parole, parole…. Soltanto parole” – prosegue il partito lucchese – A distanza di pochi mesi, con il riemergere della crisi epidemica, ci rendiamo conto che poco o niente è stata fatto in tal senso; certo in sei mesi non si poteva riparare ai danni di decenni nei campi della sanità, della scuola e dei trasporti pubblici, ma ciò che è stato fatto è comunque sicuramente insufficiente. La situazione è disastrosa, sia in termini economici che sanitari; limitandoci al momento solo a questi ultimi, è evidente a tutti che la situazione sia fuori controllo e che il sistema sanitario dimostri limiti pesanti e non giustificabili, nonostante i sacrifici e l’abnegazione di tutto il personale della filiera sanitaria, al quale va tutta la nostra vicinanza e comprensione. I tempi di attesa per fare tamponi e per averne l’esito sono assolutamente inaccettabili. La maggior parte dei contagiati è nelle proprie case, spesso non sa a chi rivolgersi per ottenere informazioni e assistenza; i servizi domiciliari sul territorio non sono assolutamente adeguati alla gravità ed alle necessità derivanti dalla situazione epidemiologica in essere”.

“I posti letto nelle strutture ospedaliere – prosegue la nota – già insufficienti a cose normali, non consentono di fronteggiare contemporaneamente l’emergenza Covid ed il persistere di tutte le altre patologie (nonostante non se ne parli più, si continua ad ammalarsi e morire anche di tumori, malattie cardiocircolatorie, eccetera). Utilizzare gli ospedali minori per creare delle bolle Covid, vedi la proposta sul S.anFrancesco di Barga, rischia di aggravare tali situazioni di carenza. Riteniamo opportuna e corretta la proposta di attrezzare ed utilizzare per l’emergenza Covid gli spazi disponibili all’interno dell’ex ospedale Campo di Marte; ma occorre agire in fretta e senza esitazioni. Perché non è stato fatto prima? E meno male che non sono andate in porto negli anni passati quei progetti di chi voleva destinare il Campo di Marte all’edilizia privata ed alla speculazione commerciale. Meno male che ci fu mobilitazione contro tale ipotesi. Altrimenti oggi non saremmo a parlare di questa importante opportunità per fronteggiare l’emergenza dei ricoveri Covid”.

“Siamo preoccupati dal fatto che si tenda a pensare come le uniche soluzioni al Covid siano provvedimenti di ordine pubblico e di attesa salvifica del vaccino – prosegue il Partito Comunista Italiano – Da un lato qualcuno cerca quasi di scaricare le responsabilità della situazione in cui ci troviamo sui comportamenti individuali di una parte dei cittadini, che sicuramente ci sono, ma la cui gravità è di certo residuale rispetto ai danni causati da chi, da decenni,taglia il servizio sanitario pubblico. Sul vaccino auspichiamo che ci siano ricerca, progressi e risultati certificati attendibili e positivi, in parallelo al miglioramento sulle cure degli ammalati, nell’interesse di tutte le persone e non solo dei bilanci delle grandi aziende farmaceutiche. Non vorremmo che passasse un’idea per cui la crisi attuale sia un evento ineluttabile, contro la quale nulla si può in attesa del vaccino, per cui il tracollo del sistema sanitario e le sue responsabilità passerebbero in secondo piano; in realtà un servizio sanitario pubblico efficiente, accompagnato da un sistema di protezione ed  assistenza sociale sui territori degni di questo nome, avrebbero evitato una consistente parte di contagi, sofferenze e morti. Ma a troppi fa comodo tacere su tali responsabilità; perchè in questo caso i colpevoli sono tanti, sono troppi. Sarebbe ingeneroso scaricare tutte le colpe sul governo Conte, sul quale gravano sicuramente insufficienze ed incapacità; ma la distruzione del servizio sanitario pubblico viene da più lontano, almeno dai governi degli ultimi due decenni, con responsabilità sicuramente del centro sinistra, ma anche di quelle forze di centro destra,  che oggi attaccano e propagandano come fossero dei “novellini” della politica,  ma che in realtà hanno identiche gravissime colpe  in tal senso, avendo governato il paese per lunghi periodi. A livello regionale gli ultimi 15 anni, con la gestione Rossi prima da assessore alla sanità poi da presidente della Regione, sono stati deleteri. Non stiamo ad elencare gli sbagli, basta guardare l’evidenza: la Toscana è l’unica regione passata in codice rosso del centro Italia”.

“Ci aspetta un’aspra battaglia in tema di salute – conclude l’intervento – nell’immediato per uscire da questa situazione di emergenza, ma in futuro per far tesoro degli errori commessi e liberarsi di politiche rivelatesi fallimentari.  La strada può essere una sola: rafforzare la sanità pubblica destinandovi risorse crescenti ed adeguate, marginalizzare quella privata, uscire dalle logiche aziendalistiche e ritornare ad un servizio sanitario che sia nazionale”.