Salviamo la manifattura: “Con il project financing la proprietà del bene passa a Coima”

Il commercialista Giorgio Angelo Lazzarini: “Lo conferma la Cassazione, il Comune deve mantenerne la titolarità”
Salviamo la manifattura, nuovo intervento di Giorgio Angelo Lazzarini. Che si concentra sulla proprietà futura del bene in caso di approvazione del project financing.
“L’unica cosa certa ad oggi – dice – è che la manifattura sud passa di proprietà (come contributo) alla costituenda società di project e non alla Fondazione o al fondo chiuso. Ma cosa succederebbe o succederà se poi la manifattura entrasse nel fondo chiuso Found Urban Regeneration Fund II? La recente sentenza della Corte di Cassazione Civile, sezione tributaria, numero 29888 del 30 dicembre scorso, ribadisce (si veda anche la 16605 del 2010), che la proprietà di un immobile che entra a far parte di un fondo chiuso passa giuridicamente in capo alla società di gestione del fondo, e ciò perché un fondo chiuso non ha personalità giuridica. Dunque nel caso del complesso della manifattura sud l’ente gestore del Found Urban Regeneration Fund II è Coima Sgr. Una visura alla conservatoria mostrerebbe proprio questo: proprietaria del complesso Coima Sgr”.
“È pur vero che esiste un’autonomia .- prosegue – cioè una separazione tra il patrimonio proprio della società di gestione e quello di cui lei stessa è titolare, ma per conto del fondo chiuso (della quale svolge le mansioni nell’ambito della figura del mandato senza rappresentanza). Il tribunale di Milano ad esempio enfatizza questa separazione rispetto alla Cassazione, in quanto la Sgr deve gestire quella proprietà secondo lo scopo e la funzione del fondo comune. La domanda che si pone allora è: già, ma qual è lo scopo e la funzione del Found Urban Regeneration Fund II ? Ad oggi nessuno ha esibito gli atti (né il Comune ha preteso che gli fossero esibiti e protocollati, visto che si tratta di un’infrastruttura così importante per la città). Il fondo chiuso è uno strumento speculativo che ha come scopo giustamente quello di massimizzare il rendimento dei capitali che vi accedono (si badi bene non vi è alcuna garanzia di rendimento o di mantenimento dei capitali investiti). Ma, visto che si è affermato più volte, impropriamente, che la proprietà dell’immobile sarà della Fondazione, le domande a cui bisognerebbe rispondere sono: che possibilità concreta di influire sulla gestione del fondo ha la Fondazione Crl? La gestione del fondo nell’ambito del regolamento spetta alla società di gestione e non anche a un partecipante ancorché di maggioranza. Nonostante possa avvalersi di comitati consultivi, le scelte ultime, salvo casi particolari, spettano giustamente alla società di gestione operatore professionale rispetto agli scopi del fondo. Inoltre, sempre rispetto alla proprietà dell’immobile, cosa succederà allo spirare della durata del fondo chiuso? Poniamo tra dieci anni?”.
“Il fondo deve essere liquidato e ripartito il ricavato tra i partecipanti il fondo… – dice Lazzarini – quindi l’immobile dovrà essere necessariamente venduto tra dieci anni… A chi? E chi potrà dirlo ora? In teoria potrebbe essere venduto anche prima dei dieci anni se la società di gestione ravvisasse un buon affare… È per queste ragioni che si deve preferire che la proprietà resti in mano pubblica con un project che escluda i parcheggi e riguardi l’intero complesso, visto che poi, si sono presentati imprenditori disposti a realizzarlo (Music Innovation Hub). È chiaro che se si sceglie la strada privata, oltretutto affidata a uno strumento speculativo (fondo chiuso), si devono accettare tutte le logiche conseguenze, cioè quelle della massimizzazione del profitto (ma anche di eventuali perdite)”.
“La scelta tuttavia deve essere bene illustrata alla città – conclude – e non attraverso dichiarazioni generiche e non esatte, poiché lo si ripete, si tratta di una larga porzione di Lucca. Ma come abbiamo esordito, ad oggi l’unica cosa certa è che l’immobile passerà di proprietà (come contributo) alla società del project che dovrà essere costituita tra il Fondo (anche se qui si presenta lo stesso problema e quindi forse direttamente da Coima Sgr?), gli architetti Rocco e Puccetti e altri imprenditori. Nel documento del project, nel Pef o in altri documenti pubblici non v’è alcun impegno scritto affinché il passaggio al Furf II avvenga obbligatoriamente. Se vi sono atti in tal senso, vengano resi pubblici. La fiducia può essere data incondizionatamente, ma un’amministrazione pubblica tutte queste cose, trattandosi della città, non dovrebbe pretenderle per chiarezza sua e dei suoi cittadini? E non avrebbe il dovere di illustrarle pubblicamente in maniera corretta?“.