Covid e negazionismo, Petretti: “Deriva pericolosa, serve responsabilità”

2 marzo 2021 | 17:58
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Covid e negazionismo, Petretti: “Deriva pericolosa, serve responsabilità”

La consigliera con delega alle politiche della salute interviene per arginare l’ondata di negazionismo sulla pandemia in corso

Oggi, a poco meno di un anno dall’ingresso di tutta l’Italia nella prima, traumatica, zona rossa, la risposta collettiva agli effetti della pandemia si mostra con tratti di crescente insofferenza. Le regole da osservare pesano sulla tenuta – psicologica, sociale ed economica – della comunità al punto che si insinua, con crescente forza, la tentazione di una terza e più facile via d’uscita: ripetersi che il virus non esiste o comunque che i numeri quotidiani di contagiati e morti non sono poi così preoccupanti.

Un atteggiamento che trova ampio riscontro sui social e che ha un nome: negazionismo. Contro questo serpeggiante fenomeno interviene Cristina Petretti, consigliera delegata per le politiche della salute del Comune di Lucca: “Negare la pandemia ha un costo enorme in termini di vite umane – dice – perché si espone non solo il singolo, ma l’intera comunità al rischio di contagio. Siamo in un periodo in cui il Covid-19 sta evolvendo in modo subdolo. La seconda ondata, iniziata a ottobre, ha fatto registrare un incremento del numero dei morti, ma l’opinione pubblica sembra assuefatta a convivere con questa evitabile mortalità“.

E rafforza: “Negare non serve, assumersi la responsabilità sì“. Una scelta che impone costanza, disciplina, centratura. Spiega la consigliera: “Il sociologo Keith Kahn-Harris in una pubblicazione uscita nel Regno Unito nel 2018 distingue tra negazione e negazionismo. La negazione riguarda il singolo ed è un meccanismo umano di difesa nel tentativo di allontanare da sé una verità scomoda, difficile da accettare, insopportabile – vedi una malattia. Il negazionismo è invece un processo collettivo, il rifiuto cosciente di accettare come vero un fatto assodato perché confligge con la propria visione del mondo e minaccia i propri interessi”.

“I negazionisti dell’emergenza climatica e dell’epidemia di Covid-19 – continua Cristina Petretti – hanno in comune la scelta politica di anteporre l’economia alla salute dei cittadini. Si tenga conto che le vittime del virus appartengono prevalentemente alle classi sociali più svantaggiate in base all’etnia, al reddito e alle malattie a lungo termine”.

La consigliera Petretti esprime quindi preoccupazione per i potenziali effetti di queste prese di posizione: “Molte persone, tra cui politici, non hanno realizzato o voluto realizzare che un comportamento del genere avrà delle gravissime conseguenze sulla popolazione. Pensiamo al primo ministro britannico Boris Johnson, che fino a poco tempo fa proponeva la strategia dell’immunità di gregge, ovverosia il libero movimento della popolazione per favorire il contagio e raggiungere una naturale immunità collettiva. Una strategia che, fu subito chiaro, poteva avere come conseguenza mezzo milione di decessi. Per non parlare dell’ormai ex presidente statunitense Donald Trump”.

“Il negazionismo non è soltanto rifiuto della realtà e dell’evidenza scientifica – prosegue Petretti – ma anche attribuire a complotti di vario tipo l’allerta mondiale scatenata dal virus. Diverse sarebbero le teorie complottiste: si va dai ‘poteri forti’ che, con la complicità di forze politiche, cercano di imporre una ‘dittatura sanitaria’ limitando le libertà individuali, alla creazione del virus in maniera artificiale in un laboratorio di Wuhan, e così via”.

“Il negazionismo, comunque, non è un prodotto di ‘era Covid’: il meccanismo psicologico del rifiuto della realtà – spiega la consigliera – è presente fin dai tempi della peste e della febbre spagnola, ma ai nostri giorni, grazie ai social e alla velocità delle informazioni in internet, ha consentito la creazione di un fronte compatto e non così esiguo come si potrebbe pensare”.

“Sempre più insistenti si fanno le pressioni per un allentamento delle misure di limitazione, della mobilità e di chiusura delle attività commerciali. La scelta della ‘convivenza’ col virus è però perdente dal punto di vista sia sanitario sia economico. Per eliminare il virus sono necessarie due azioni: velocizzare le vaccinazioni e controllare la curva di diffusione virale. Vaccini efficaci che lavorano in combinazione con le altre misure di salute pubblica e, fra queste, l’adesione e il rispetto di comportamenti individuali corretti, come mascherine e distanziamento, rimane l’arma principale”.