Ex Manifattura, Lucca in Azione: “La proposta project di Coima è solo un’opportunità di business”

La sezione locale del partito di Calenda: “È ormai evidente la natura non certo di riqualificazione urbanistica, quanto piuttosto di speculazione edilizia”
“Chi ci amministra è sotto ricatto o è connivente? In entrambi i casi riteniamo che questa sia una politica fallimentare”. Così anche il neonato gruppo Lucca in Azione, sezione locale del partito di Carlo Calenda, interviene nel dibattito sull’ex manifattura.
“Abbiamo seguito con estrema attenzione il progetto relativo alla riqualificazione della ex manifattura sud, il suo nascere con la variante al regolamento urbanistico di recente approvata su impulso dei proponenti, le tre proposte succedutesi di project financing e il suo evolversi fino alle odierne notizie di stampa – spiega il gruppo -. Seppur nuovi sulla scena politica cittadina, come aderenti ad Azione non possiamo
più astenerci dall’intervenire. È ormai evidente innanzitutto la natura non certo di riqualificazione urbanistica, quanto piuttosto di speculazione edilizia della proposta di project avanzata da Coima per conto di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca”.
“La destinazione degli immobili facenti parte di quella porzione di città non nasce infatti da una riflessione organica, né tantomeno partecipata della città sui bisogni, sulle necessità di sviluppo e neppure sulle aspettative del territorio -prosegue la nota della sezione locale del partito di Carlo Calenda -. La destinazione è infatti per ora limitata a un irrituale preliminare di locazione relativo a una sola porzione del bene sottoscritto da chi ancora non ne è proprietario, ma nulla si sa né su quali altre funzioni si intendono ospitare, né su quando ciò avverrà: si sa semplicemente che tali funzioni saranno determinate in futuro, in ragione della presenza di occasioni di redditività. Non dunque una visione organica degli immobili, meno ancora della città, solo e soltanto opportunità di business. Un simile approccio a ciò che si pretende essere una riqualificazione urbanistica è senz’altro da rigettare”.
“Abbiamo poi letto con interesse le osservazioni mosse dalle formazioni sociali che spontaneamente si sono costituite, cittadini mossi esclusivamente dall’amore per la propria città – va avanti la nota -. Alla luce di esse abbiamo ben compreso come la proposta di project, in nessuna delle versioni più e più volte delineate alla amministrazione, non costituisca affatto un regalo alla città (come dovrebbe essere quando opera una fondazione bancaria), quanto piuttosto una sottrazione di importanti risorse e di occasioni di sviluppo. Nell’immediato la depriverà degli incassi dei parcheggi, mettendo a rischio la stessa tenuta della società Metro, interamente partecipata dal Comune; la depriverà di circa 20 mila metri quadri di immobili, ceduti ad un prezzo risibile; la depriverà degli introiti della tassa di occupazione del suolo pubblico per centinaia di manifestazioni cittadine; la depriverà della integrità delle mura cittadine, che verranno innaturalmente collegate ad un immobile senza reali motivazioni di carattere architettonico ma con ben comprensibili ragioni di carattere speculativo”.
“Le condizioni imposte col project financing limiteranno nel futuro ogni possibilità di progettazione di una mobilità cittadina sostenibile, quanto mai necessaria alla luce dei dati allarmanti che provengono dai livelli di inquinamento da polveri sottili nel nostro territorio – prosegue Lucca in Azione -. Nessuna amministrazione nei prossimi decenni potrà permettersi di disincentivare l’uso dell’auto in favore di mezzi di trasporto di minor impatto sull’ambiente. E se davvero, come da talune parti si sente dire, presso la ex manifattura troveranno collocazione uffici e negozi, è evidente come di ciò soffriranno le tradizionali porzioni della città a vocazione commerciale. In tutto questo ciò che maggiormente sconcerta è l’atteggiamento della amministrazione, ormai totalmente succube dei dictat di San Micheletto, fino al punto da negare ai cittadini, con ostinazione, quel diritto di partecipazione ai processi decisionali pubblici di cui lo stesso Pd si è sempre fatto alfiere e da rischiare pesanti censure in sede giurisdizionale per aver sviato il potere pubblico dalle finalità sue proprie”.
“Non contenti di aver plasmato una variante urbanistica sulle richieste di un fondo di investimento, hanno abbassato la testa e finto di non capire quando Coima Sgr stipulava un dettagliato preliminare di affitto su un bene che non era proprio; oggi fingono di non capire quando la stampa da notizie di vere e proprie procedure di gara bandite da Coima Sgr per la ristrutturazione di un bene che non le appartiene – conclude il gruppo -. Nel frattempo la stessa amministrazione munisce il proprio comitato tecnico di valutazione di pareri legali, tecnici ed economici sì da tentare di coprir loro le spalle. Alla luce di tutto questo una domanda si impone: chi ci amministra è sotto ricatto o è connivente? In entrambi i casi riteniamo che questa sia una politica fallimentare”.