Manifattura sud, Baronti (Si): “Amministrazione sorda e arrogante davanti alle proposte dei cittadini”

27 maggio 2021 | 12:06
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Manifattura sud, Baronti (Si): “Amministrazione sorda e arrogante davanti alle proposte dei cittadini”

L’esponente di Sinistra italiana: “La struttura è talmente grande che c’è spazio per tanti progetti, basterebbe solo un po’ di umiltà per accoglierli e valutarli”

“Da parte dell’amministrazione c’è una presunzione senza limite che porta a trattare, chi non la pensa come loro, con altezzosa arroganza”. Così Eugenio Baronti di Sinistra Italiana risponde alle affermazioni del sindaco Alessandro Tambellini in merito all’ex manifattura Tabacchi.

“Io sono tra coloro che hanno criticato, nel metodo e nel merito, le decisioni dell’amministrazione sul progetto Fondazione Coima, per questo, non mi considero uno sciagurato né tanto meno mi sento un esaltato. Affermare che il percorso decisionale adottato dall’amministrazione non è stato trasparente, ha evitato ogni confronto democratico con la città e mal  sopportato, quando non deriso, ogni proposta alternativa, mi sembra affermare un qualcosa che è sotto gli occhi di tutti – prosegue Baronti -. L’elenco del detto e non detto, delle vere e proprie bugie raccontate, sono cronaca di questi mesi”.

“Personalmente credo, che un pezzo anche consistente della Manifattura, che è stato un grande sito produttivo, sia destinato ad ospitare una azienda come la Cch Tagetik non mi spaventa e non mi vede contrario a priori, potrebbe essere una bella opportunità per la città,  potrebbe favorire la creazione, attorno a quel sito, di un polo di servizi innovativi fungendo da attrazione per altre esperienze e competenze perché l’innovazione oggi non si fa nel deserto e non è il frutto di una qualche isolata mente geniale, si produce in un contesto in cui si incontrano, si confrontano, ed interagiscono tra loro, esperienze, competenze e professionalità diverse – va avanti Baronti -. Il problema però non sta qui, ma sul come si compie una scelta simile. Io non capisco perché la Cch Tagetik non possa essere ospitata in una parte del complesso pagando un giusto canone al Comune, non capisco perché il Comune si dovrebbe privare dell’incasso dei parcheggi già esistenti e si dovrebbe inchiodare, per ben 40 anni, a un’idea di mobilità vecchia che pretende di destinare a parcheggio spazi e volumi preziosi di questa struttura, e questo perché lo pretende il privato come condizione per mettere i soldi . Parcheggi che sono attrazione di traffico, caos e inquinamento, dentro le mura, e questo, in un tempo, in cui è già in atto a livello europeo, una vera e propria rivoluzione dell’idea stessa di mobilità urbana”.

“Chi paga, poveri illusi e sognatori, gli alti costi del recupero della struttura? Questa è una domanda che non fa per niente onore agli attuali amministratori perché ci sono le condizioni per fare a meno dei soldi dei privati e mantenere il controllo pubblico della struttura costruendo un progetto senza imposizioni o condizioni solo ed esclusivamente ispirato all’interesse generale dell’intera comunità lucchese – va avanti ancora Baronti -. Si, i soldi ci sono, e non solo quelli del recovery fund, basta avere la voglia, il coraggio necessario e la volontà di creare progetti validi ed utili e attivare gli opportuni canali di finanziamento in sede regionale, nazionale ed europeo. Se gli attuali amministratori si guardassero in giro, vedrebbero quante volumetrie simili e anche più grandi, sono state rigenerate e riportate a nuova vita con progetti di qualità, mantenendo la proprietà e il controllo pubblico, creando strutture polivalenti a servizio dell’intera cittadinanza”.

“La struttura è talmente grande che c’è spazio per tanti progetti, molte idee sono già emerse, basterebbe solo un po’ di umiltà per accoglierle, valutarle e selezionarle per creare un’idea progettuale d’insieme attraverso un percorso democratico partecipato. I tempi di tutto questo? Più brevi dei mesi di tempo che avete già perso senza concludere niente – conclude Baronti -. In una democrazia, una partita politica, la si gioca in due tempi, un primo tempo destinato al confronto e alla discussione, il secondo tempo, destinato alle decisioni, consapevoli già in partenza, che non tutti saranno d’accordo ma alla fine della partita il risultato, avrà una sua innegabile legittimazione democratica”.