Ddl Zan, Potere al popolo: “Inaccettabili le ingerenze della chiesa a Lucca come in Vaticano”

23 giugno 2021 | 16:04
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Ddl Zan, Potere al popolo: “Inaccettabili le ingerenze della chiesa a Lucca come in Vaticano”

Il movimento contesta la richiesta dell’istituzione ecclesiastica di modificare il testo della proposta di legge contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere e abilismo

“È intollerabile che le gerarchie ecclesiastiche tentino di condizionare le scelte del parlamento mettendo bocca sui contenuti di una legge che tutela le persone Lgbt da violenze fisiche e verbali”. Così Potere al popolo Lucca, riprendendo l’articolo 7 della Costituzione dov’è sancita la laicità dello stato italiano, commenta la richiesta del Vaticano al Governo italiano di modificare il Ddl Zan.

“È grottesco che gli alti prelati affermino che il Ddl Zan metterebbe a rischio libertà di espressione: oltre ad essere falso, gli unici che l’hanno minacciata e la minacciano sono proprio loro – prosegue il movimento -. Vogliamo ricordare, a tal proposito, che nel 2000, l’allora presidente della conferenza episcopale italiana, il cardinal Ruini, chiese al Governo italiano di vietare lo svolgimento del World Pride, in programma a Roma nel luglio di quell’anno”.

“Più di recente, nel settembre scorso, il vescovo di Lucca ha partecipato e patrocinato un convegno contro il Ddl Zan al quale hanno preso parte, tra gli altri, gli organizzatori del cosiddetto Congresso mondiale della famiglia, convegno di estremisti di destra e omofobi, organizzato a Verona nel 2019, al quale intervenne anche la ministra della famiglia del governo Ungherese, Paese che da anni perseguita Lgbt e che, martedì scorso, ha approvato una legge che paragona di fatto l’omosessualità alla pedofilia e che impedirà di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati dai minori – conclude Palp Lucca -. Di fronte a tutto questo, non possiamo restare a guardare: chiediamo a tutti coloro che hanno a cuore la laicità dello Stato e la lotta contro l’omobitransfobia, di mobilitarsi contro questa deriva oscurantista, da Stato confessionale”.