Gradinata del Porta Elisa intitolata a Danilo Michelini, lettera di ringraziamento dei familiari

I figli: “Danilo rappresenta sicuramente ancora oggi un esempio per tutti i giovani che lottano per realizzare i loro desideri, pur in mezzo a mille difficoltà ed ostacoli”
“Abbiamo appreso con piacere che ieri è stata discussa in consiglio comunale la mozione avente per oggetto l’intitolazione della gradinata dello stadio comunale Porta Elisa a Danilo Michelini”. Con queste parole si apre la lettera di ringraziamento che Gino e Luciana Michelini hanno inviato ai firmatari della mozione Cristina Consani e Francesco Battistini, a tutto il consiglio comunale di Lucca ed al sindaco, Alessandro Tambellini.
Una mozione che ha riconosciuto, sebbene con grande ritardo, una figura di grande prestigio sportivo della città di Lucca attribuendogli il nome su una parte importante dello stadio comunale.


Danilo Michelini, infatti, calciatore nato nel 1917 all’Arancio, si era fatto notare giovanissimo mentre giocava sugli spalti delle Mura dalla prima squadra della lucchese ed ha esordito in serie B a soli 16 anni e mezzo. Con i colori della sua città raggiunge la massima serie, e nonostante l’età, si fa notare a livello nazionale come attaccante. Al primo anno in serie A realizza 13 reti. Viene acquistato dalla Roma, dove vive il suo momento migliore e segna 29 reti.
In quel biennio indossò anche la maglia della nazionale. Nel periodo della guerra giocò con le maglie di Torino e Fiorentina, sempre in serie A. Ma il richiamo di Lucca era troppo forte e decise di tornare a vestire i colori rossoneri. Torna con la squadra in serie B e grazie al suo supporto riconquista la massima serie.
“Dalla morte di nostro padre, avvenuta nel 1983 – dicono i fratelli Michelini – abbiamo sempre sperato che la città, che gli ha dato i natali e che lui tanto amava, potesse rendergli omaggio per ciò che era riuscito a fare nella sua carriera di calciatore. È davvero difficile spiegare quale sia la nostra gioia ed il nostro orgoglio. Al di là delle qualità sportive e delle doti calcistiche di nostro padre, ci teniamo in modo particolare ad evidenziare il forte affetto che lo legava ad i colori rossoneri ed allo stadio cittadino”.
Danilo amava la sua città, le doveva molto. Era un orfano di guerra, cresciuto in un orfanotrofio. “Sua madre poteva occuparsi di lui in maniera saltuaria – spiega la famiglia – dovendo lavorare faticosamente per sopperire alle dure necessità della vita. Ma Lucca e la Lucchese gli hanno dato una possibilità, quella possibilità che probabilmente lui sognava la notte prima di addormentarsi: avere un riscatto grazie a quelle doti calcistiche che madre natura gli aveva donato. Danilo rappresenta sicuramente ancora oggi un esempio per tutti i giovani che lottano per realizzare i loro desideri, pur in mezzo a mille difficoltà ed ostacoli”.
Nonostante siano passati 38 anni dalla sua morte, Lucca non si è dimenticata di Danilo ed ha ripreso la grande raccolta delle firme che fin dal 1984 (l’anno dopo la sua morte) la tifoseria lucchese aveva iniziato con la richiesta del riconoscimento e l’ha finalmente ufficializzato.