Andreuccetti (Pd): “Vittoria di D’Ambrosio una lezione per il centrosinistra”

Il segretario territoriale dei dem: “Ha contato il presidio dei paesi, la formazione amministrativa, uno spirito governativo che il Pd ha negli anni messo in campo”
L’elezione di Sara D’Ambrosio al primo turno ad Altopascio deve far riflettere il centrosinistra. Anche, e soprattutto, in vista delle elezioni amministrative 2022 a Lucca.
Lo dice il segretario della federazione lucchese del Pd, Patrizio Andreuccetti, analizzando la vittoria della sindaca uscente che si riconferma alla guida del Comune e ne trae una lezione che volge ai dem: “Queste elezioni, Altopascio soprattutto – afferma Andreuccetti in un post sul suo blog -, possono darci spunti anche per Lucca 2022. Nella scelta della classe dirigente conta molto il presidio dei paesi, la formazione amministrativa, uno spirito governativo che il Partito Democratico ha negli anni messo in campo sui nostri territori”.
“Nei tre comuni che ‘territorialmente’ seguo, dove il centrosinistra già governava, il centrosinistra ha confermato i suoi sindaci – osserva Andreuccetti -. A Pieve Fosciana ha stravinto Francesco Angelini, persona degnissima, amministratore di cui i pievarini si fidano.Andrea Carrari ha compiuto un risultato non banale, soprattutto nel mare dell’astensione di questa tornata (a proposito, il partito dell’astensione è stato, come spesso accade negli utlimi anni, fortissimo. Un dato da tenere in debita considerazione). Portare a votare le persone per raggiungere il quorum è segno di sintonia con i cittadini. Un discorso a parte lo merita Sara D’Ambrosio ad Altopascio. La sua riconferma non era scontata, soprattutto non lo era al primo turno. Sara sconfigge un simbolo del centrodestra provinciale, nel senso anche dell’incapacita’ di quel campo politico di rinnovare la classe dirigente (non è un caso che Sara e Andrea siano i più giovani sindaci della Provincia). Gli elettori hanno premiato la bontà di cinque anni di amministrazione, una coalizione ampia ed unita, una scelta che, con persone competenti e che alcuni anni fa hanno cominciato un percorso, prosegue una prospettiva e boccia il ritorno al passato”.
“A conferma che, come avvenne in tanti comuni nel 2019, alle comunali si votano le persone e sfumano le appartenenze ideali ma che, nello scegliere la classe dirigente comunale. Queste elezioni, Altopascio soprattutto, possono darci spunti anche per Lucca 2022. Nella scelta della classe dirigente conta molto il presidio dei paesi, la formazione amministrativa, uno spirito governativo che il Partito Democratico ha negli anni messo in campo sui nostri territori. Il centrodestra, sfumata l’era Berlusconi, non ha più saputo trasformare il voto d’opinione nazionale (che con Salvini e Meloni ha avuto ed ha) in consenso locale. Questo è sinonimo di una distanza dal reale. Quello che nei temi generali avviene per le periferie, si rovesca nelle elezioni locali. Vale a dire, le periferie sentono vicinanza dalla classe dirigente locale del centrosinistra e vicinanza dei temi generali del centrodestra. Credo sia un tema su cui riflettere. Sul piano nazionale è innegabile il buon risultato del Pd, la perdita di consenso del M5S, le sconfitte cocenti della destra sovranista. Su 6 città, 3 sono centrosinistra al primo turno, 2 vanno al ballottaggio con un buon vantaggio centrosinistra, 1 (Trieste) vede un testa a testa con in vantaggio il sindaco uscente di centrodestra. Il M5S perde le due città che governava ed in generale fa una enorme fatica, ma dove si allea col Pd, a Napoli, funziona l’esperimento (che sa di prove nazionali)”.
“Al di là delle città, non è da sottovalutare la Calabria, dove il centrodestra ha vinto, certo per contingenze locali, ma anche perché unito in un’ampia coalizione a trazione forzista, vale a dire i più moderati ed europeisti del loro campo politico – prosegue Andreuccetti -. Se, quindi, il centrodestra riuscisse a federarsi in questo modo anche alle future politiche, sarebbe molto, molto più forte (e, stando ai numeri, vincente). In conclusione, chi è che vince e chi è che perde? Vincono i candidati uscenti, la qualità delle scelte locali del centrosinistra, uno stile ‘governativo, non populista, direi popolare’ di cui il Pd è, per storia e consistente Dna, il principale esponente. Perdono i populismi, soprattutto i sovranismi antieuropa che strizzano l’occhio ai no vax e che, nella differenziazione tra Lega (anche al suo interno) e Fratelli d’Italia, sta al governo ma anche all’opposizione. Il vecchio maanchismo veltroniano ha colpito il centrodestra. Per una volta, dalla svolta socialmedia in poi, possiamo dire che ha perso la politica del sensazionalismo ad ogni costo, che mangia persone e concetti e che per stare dietro ad opinioni volubilissime afferma tutto e il contrario di tutto. È del tutto casuale, ma simbolico, che ciò sia avvenuto nel giorno del blackout social. Nella stagione governista per eccellenza, con Draghi che guida l’Italia al centro dell’Europa e che inizia a spendere gli oltre 200 miliardi del Recovery Plan, dove l’80% dei cittadini ha fatto il vaccino anticovid ed un’alta percentuale di questi è favorevole al Green Pass, l’elettorato del Pd è quello meno confuso. Certo è che, se ora è giusto esprimere soddisfazione, in vista dei ballottaggi è opportuno mantenere i piedi per terra e lavorare senza dare niente per scontato. E, verso le politiche, la storia è ancora tutta da scrivere. Sicuramente questa tornata rafforza il governo. Se non fosse perché non c’è un candidato al Quirinale, se non Draghi, darei per certo il voto a scadenza naturale della legislatura, nel 2023″.