Manifattura sud, SiAmo Lucca: “Vendita all’asta ultima follia di una giunta disperata”

7 ottobre 2021 | 13:57
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Manifattura sud, SiAmo Lucca: “Vendita all’asta ultima follia di una giunta disperata”

Santini, Di Vito e Borselli: “La verità è che il Fondo Coima rientra in gioco e può prendersi l’immobile”

Vendere all’asta oltre 10mila metri quadrati della manifattura sud ad una cifra ridicola, è l’ultima follia di una giunta di centrosinistra disperata, che vuole coprire i fallimenti degli ultimi 10 anni di governo sia sul futuro dei contenitori che su un rilancio complessivo della città: e riesumare il piano Coima bocciato in estate”. A sostenerlo in una nota è il gruppo consiliare della lista civica SìAmoLucca, che nel consiglio comunale che ha dato il via libera all’operazione è rimasta in aula con i propri rappresentanti per cercare di scongiurare la vendita di una porzione dell’immobile.

“Il principale nemico della rinascita dell’edificio è proprio l’amministrazione – osservano i consiglieri comunali Remo Santini, Alessandro Di Vito e Serena Borselli – Adesso, pur non avendo una visione di insieme sul futuro del complesso e di come dovrà valorizzare il centro storico, la giunta Tambellini-Raspini si appresta ad aprire il bando di alienazione dopo aver già detto che l’obiettivo è portare nella manifattura la sede di Tagetik, nota azienda lucchese leader nello sviluppo di software: dichiarazioni improvvide che espongono il Comune a ricorsi o denunce. Se qualcuno chiederà alla procura di muoversi, tutto rimarrà bloccato per anni“.

Il gruppo consiliare di SìAmoLucca ripercorre anche le tappe degli ultimi giorni. “Abbiamo presentato la proposta di evitare la vendita e optare per la concessione dell’immobile per un certo numeri di anni, come previsto per il mercato del Carmine – prosegue la nota – ma il centrosinistra l’ha respinta. C’è anche da aggiungere che i due edifici che verranno messi all’asta, ovvero quelli centrali, frantumeranno tutto il resto dello spazio rimanente, rendendolo di fatto inappetibile”.

Concludono Santini, Borselli e Di Vito: “Il Comune ha scelto di calpestare la volontà dei cittadini per un processo partecipativo sul futuro della manifattura, firmato da 1400 persone,  ma ciò che emerge chiaramente a questo punto è che potrebbe essere riesumato il progetto bocciato a luglio, e portato a compimento con un altro metodo: potrebbero essere venduti al fondo Coima i due fabbricati (anche se Tagetik ha bisogno solo di un solo edificio) spianando così la strada ad un project per i parcheggi interni. È solo il fondo Coima che può prendersi la manifattura, e a costi minori rispetto al piano naufragato in estate, non la Fondazione Cassa: che ha un contratto proprio con Coima, in base al quale le viene impedito di acquistare in proprio o agevolare l’acquisto da parte di terzi della manifattura Tabacchi. E in base a quel contratto è sempre il fondo Coima ad avere l’esclusiva su qualunque operazione commerciale (vendita e affitto) relativa all’immobile. Quindi la Fondazione Cassa non può partecipare al bando, lo farà eventualmente il fondo gestito da Coima stessa. Che manovre oscure stanno dietro anche alla nuova operazione?”.