Cecchini (Lista civile): “Il piano operativo? Un fallimento annunciato”

Il candidato civico: “Si limita a congelare lo stato di fatto senza proporre una visione progettuale unitaria”
“Il piano operativo era un fallimento annunciato”. Così il candidato sindaco per Lista civile Elvio Cecchini commenta il documento adottato lo scorso novembre e per il quale ieri (7 febbraio) sono scaduti i termini per presentare le osservazioni: 755 quelle arrivate e registrate ma potrebbero essercene altre per raccomandata.
“Nel prossimo anno, se non sarà revocato dalla nuova giunta, la pubblica amministrazione sarà occupata a dare risposte all’ingente numero di osservazioni di privati, enti e rappresentanti della cittadinanza attiva che sono state protocollate – prosegue Cecchini -. Nel frattempo, non sarà possibile poter dare attuazione ai progetti pubblici e privati per cogliere le opportunità finanziarie fornite del Pnrr. Uno strumento urbanistico, definito di nuova generazione, che si propone di creare le occasioni per attuare un processo di riqualificazione urbanistica, doveva considerare e definire le condizioni che rendano possibile il risultato enunciato, con un impianto normativo che tenesse conto delle dinamiche dei processi realizzativi, in rapporto agli intenti progettuali, alle esigenze funzionali e alle richieste del mercato, che oggi variano con particolare velocità”.
“Le modalità operative e le prescrizioni previste nel piano operativo recentemente adottato, non favoriscono la possibilità che si inneschi un processo virtuoso di miglioramento della situazione urbanistica esistente, perché l’articolato normativo non fornisce sufficienti elementi di sicurezza operativa per indurre gli operatori a programmare gli investimenti necessari per redigere i relativi progetti – va avanti Cecchini -. Per fare solo un esempio, le possibilità d’intervento di riqualificazione delle aree dismesse, che sono la principale occasione per rifunzionalizzare la città e il territorio, sono fortemente condizionate dalla scarsa flessibilità di articolazione delle destinazioni d’uso, che di fatto sono state congelate in un mix quantitativo di funzioni prescritte nelle schede norma delle singole aree, che in pratica non rendono possibile interventi di riqualificazione organici da parte di un’imprenditoria illuminata e dotata di grosse risorse finanziarie. Nessuno sarà disposto infatti ad investire su progetti che, in alcune zone, avranno scarse probabilità di risultato economico e pertanto saranno difficilmente realizzabili, ma le quantità di destinazioni d’uso ivi previste non potranno essere utilizzate su altre aree maggiormente attrattive per le infrastrutture presenti. Oltretutto la procedura, che prevede la predisposizione di un piano attuativo o più agevolmente di un Progetto unitario convenzionato, comporta un lungo iter di approvazione senza permettere quella flessibilità che è quanto mai necessaria per redigere un progetto definitivo complesso, che coniughi il mix di funzioni con le istanze imprenditoriali”.
“Il congelamento delle destinazioni d’uso previste nelle singole aree individuate dalle schede norma, condizionate dalle quantità disponibili nelle Utoe prescritte per i prossimi anni dal piano strutturale, non offre alcuna possibilità di soddisfare le nuove opportunità, né le esigenze insediative o produttive su altre zone, che potrebbero avere una diversa potenzialità di sviluppo – prosegue ancora Cecchini -. Paradossalmente in un momento storico in cui prevalgono dinamiche ed esigenze che richiedono maggiore flessibilità, per rispondere alle nuove esigenze e opportunità che potranno prospettarsi, il Comune di Lucca sceglie di adottare un piano operativo rigido, che scommette su un miglioramento generico, la cui attuazione non potrà essere ottenuta con lo strumento predisposto dopo 10 anni di studio. Il piano operativo adottato difficilmente potrà avviare quel processo di riqualificazione del tessuto dei quartieri della città che è stato enunciato nel documento di avvio del procedimento, perché non ha le specifiche progettuali proprie di una visione organica complessiva del territorio comunale, ma si limita a identificare nelle rappresentazioni grafiche della città pubblica, solo alcuni luoghi nodali, senza prevedere concrete modalità di ricucitura e connessione strutturale con dotazioni o indirizzi funzionali aggiuntivi”.
“Il piano, infatti, si limita a congelare lo stato di fatto, con modesti miglioramenti delle dotazioni di parcheggi e verde nei centri minori, senza proporre un a visione progettuale unitaria di riorganizzazione strutturale e funzionale del territorio, che ha subito una dequalificazione progressiva negli ultimi 60 anni, dovuta alla rapidità dello sviluppo di nuovi modelli di vita, che obiettivamente è stato difficile da governare in tutta la nazione – prosegue ancora il candidato sindaco di Lista civile -. Nel piano manca oltretutto una visione progettuale e operativa che indichi le possibilità di avviare un processo di riforestazione urbana e di realizzare la rete di verde pubblico aggregato e continuo, che connetta i quartieri con la città, con vere piste ciclabili e tracciati pedonali per la mobilità lenta, dove sia piacevole e sicuro andare a passeggiare o percorrere in bicicletta. Il nuovo strumento urbanistico si limita a prescrivere la realizzazione di porzioni residuali di verde pubblico per la riqualificazione delle aree dismesse o la realizzazione dei nuovi insediamenti, con la prescrizione degli standard previsti dalla normativa nazionale, che il privato dovrà cedere al Comune in caso d’intervento, che però non offrono alcuna opportunità di miglioramento della vita dei cittadini”.
“Anche la dettagliata normativa prescrittiva degli interventi ammissibili sul patrimonio storico riflette un atteggiamento conservativo, che riduce praticamente a zero i margini di interventi di riqualificazione architettonica, dimenticando che la qualità del nostro tessuto urbano è il frutto della stratificazione storica – conclude Cecchini -. Il piano operativo si erge a interprete insindacabile della qualità degli interventi attuabili nei prossimi anni, manifestando scarsa fiducia nelle capacità delle categorie professionali, per questo motivo limita pregiudizialmente ogni possibile trasformazione e non consente nemmeno la possibilità di proporre interventi architettonici contemporanei. Auguri a tutti gli imprenditori e ai progettisti che pensavano di poter contribuire al miglioramento della qualità della vita della città e del suo territorio”.