Guerra Russia – Ucraina, visioni diverse a sinistra. Baronti: “Il dialogo deve tenere conto anche delle posizioni degli altri”

Franchi: “Usa e paesi della Nato dimostrano la loro impotenza”. Nolli: “Si rischia che il conflitto coinvolga anche la Cina”
Guerra in Ucraina, non mancano le voci che cercano di dare una narrazione diversa a quanto sta succedendo a Kiev e dintorni. Con una visione meno manichea, di divisione fra buoni e cattivi, fascisti e non, pacifisti e guerrafondai.
Fra questi c’è l’ex assessore regionale Eugenio Baronti, che si definisce “una voce fuori dal coro” sul tema: “La falsa volontà di dialogo per evitare la guerra è emersa in tutta la sua colossale ipocrisia – dice – Roboanti appelli alla pace e al dialogo che contrastano con l’intransigenza delle posizioni della Nato di volersi estendere fino al confine russo. Se si prediligeva il dialogo alle armi, allora bisognava non seguire la politica americana che, fin dall’inizio, era chiaro, puntava ad una escalation della tensione. Vorrei fare una semplice domanda a quanti puntano unilateralmente il dito solo sull’intransigenza russa: immaginatevi che un giorno, per esempio il Messico, decida liberamente di allearsi con la Russia e di installare basi militari proprio ai confini degli Usa a garanzia della propria sicurezza nei confronti del potente e minaccioso vicino, secondo voi, cosa succederebbe? Di sicuro quello che successe nel 1962 quando Cuba, fu costretta a fare marcia indietro e a rinunciare ad ospitare sull’isola basi russe armate di missili per non trascinare l’umanità intera nella terza guerra mondiale. La sovranità popolare è sacra e inviolabile solo quando di mezzo c’è un fedele alleato degli americani, conta quanto il due di briscola quando riguarda un qualche paese fuori dalla sua sfera di influenza. L’elenco delle sovranità violate e violentate dagli Usa è dalla Russia è molto lungo. Io non sopporto più questo allineamento dell’Europa e di quasi tutto il sistema politico italiano che, all’unisono, inseguono la politica avventurista americana che persegue l’obiettivo strategico, di una super potenza in diclino, di indebolire l’Europa e di accerchiare irresponsabilmente la Russia piazzando basi in tutti i paesi confinanti dell’ex Unione sovietica dal Baltico al Mar Nero. Per quale regione la Russia dovrebbe stare a guardare senza reagire mentre una potenza straniera ostile la sta accerchiando militarmente? Chi lo farebbe al suo posto? Gli Usa? Ma vogliamo prenderci in giro”.
“Ma fatte queste considerazioni, oggi a quattro giorni dall’inizio della guerra – commenta Franchi – occorre anche rilevare come gli Usa ed i vari paesi della Nato stanno dimostrando la loro impotenza, continuano ad agire con un crescendo di misure economiche, finanziarie e militari contro la Russia che non bastano a fermare la guerra, mentre possono mettere in moto il rischio di ritorsioni e contro ritorsioni fino al possibile innesco di una guerra atomica mondiale. Aggiungo che occorre quindi fermare anche ogni coinvolgimento dell’Italia diretto o indiretto impedendone l’invio di soldati ed armi in Ucraina. Ora visto che molto difficilmente il presidente dell’Ucraina potrà sostenere di non voler entrare mai nella Nato, credo che dovrebbero essere le potenze occidentali a dire che l’Ucraina non entrerà nella Nato, facendo lavorare la diplomazia affinché si cessino le armi e si raggiunga un accordo che veda comunque il riconoscimento dell’autonomia del Donbass, lo scioglimento delle milizie naziste, e una Ucraina neutrale”.
Sul tema anche Francesco Nolli, già esponente locale dei Comunisti Italiani: “Ma Putin dove vuole andare? – commenta – Sembra questa la domanda che sta creando incubi a tanti protagonisti della scena globale. Senza dubbio sarebbe impossibile, a chi scrive, pensare di rispondere a questa domanda posto che nemmeno i migliori interpreti della politica a livello planetario sembrano in grado di rispondere. Un’interpretazione del pensiero putiniano potrebbe essere indicata nella volontà di far rispettare i patti, non scritti, riguardanti il fatto che dopo il crollo del Muro di Berlino si sarebbe dovuto addivenire allo scioglimento del Patto di Varsavia e della Nato. Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente con gli Usa che si sono rimangiati le promesse verbali fatte a Eltsin di onorare questi impegni. Questo, potremmo dire, l’antefatto che ha originato quello che sta accadendo ma c’è comunque una cosa che parrebbe andare al di là di questo assunto pur così importante. A questo punto è meglio precisare che non ho la volontà di interpetrare il pensiero del presidente della Russia ma credo che posso evidenziare i timori e le valutazioni che si possono fare offrendole, ovviamente, alla riflessione. Il timore principale deriva proprio dalle mosse fino ad ora effettuate. Ho l’impressione che questa guerra sia una cosa molto diversa da quelle che, purtroppo, siamo abituati ad osservare quasi quotidianamente. Mi sono fatto l’idea che dentro “questa guerra” se ne possano nascondere altre, non meno cruente ed importanti, anche se combattute su terreni diversi. La preoccupazione che ha mosso Putin credo che si possa condensare in una serie di punti. E vediamo quali possono essere”.
“Il primo parte, secondo me – dice Nolli – dalla presa d’atto che la Russia non può fare a meno dell’Europa e dal tentativo russo che, secondo Putin è ormai non più rinviabile, di far accettare all’Europa il concetto che nemmeno essa possa fare a meno della Russia, per tutta una serie di cause di natura economica, strategica, militare ma soprattutto, perchè questo riconoscimento, qualora avvenisse, darebbe alla Russia il definitivo status di grande potenza. Partendo da questo punto di vista, credo che si possa affermare che portare la guerra nel cuore dell’Europa possa essere considerato il fattore che concretizza la volontà della Russia di convincere i suoi riottosi vicini, con le buone o con le cattive, che ormai questo riconoscimento non possa essere più rinviato. Da esso infatti discenderebbero tutta una serie di altri fattori che proietterebbero il pianeta Russia e se stesso in una nuova, più consona, dimensione. Di questo Putin ha tremendamente bisogno ed è disposto a giocare tutte le carte perchè ciò avvenga. Questo tentativo, una volta che gli Usa ed i suoi accoliti hanno risposto picche, non poteva non passare per l’opzione militare anche se, secondo me, una volta che Kiev fosse raggiunta dalle truppe russe la partita potrebbe essere per nulla terminata. Penso che questo conflitto, da parte di una parte della classe dirigente degli Usa e soprattutto da quella ucraina potrebbe anche assumere le caratteristiche di un “conflitto locale”, per giunta in una parte del pianeta non certamente secondaria. Un conflitto che, secondo me all’iniziale fase militare potrà far succedere altri tipi di ostilità in cui le armi saranno ben diverse e avranno il nome della cibernetica, della minaccia di continue incursioni nella vita dei cittadini ucraini ed europei e che potrebbe anche vedere un risvolto riguardante, come già sta succedendo, il pieno sconvolgimento dei mercati mondiali, e di altro ancora. Un conflitto che potrebbe sconvolgere l’intera struttura con cui questa Europa è stata costruita con paesi che, pur di non veder messa in discussione la propria esistenza, potrebbero in un modo o nell’altro, cambiare il proprio posizionamento che, oggi, almeno apparentemente, sembra essere appannaggio degli Usa e della Nato. La necessità inoltre di vedere risolte le contraddizioni nella quale la Russia si dibatte, a partire da una crisi economica e pandemica ancora pesanti, possono essere, io credo, alla base di questa volontà , oltre al naturale e ovvio sentimento di veder rispettati i patti, espressi anche se solo oralmente, dagli Usa”.
“Portare la guerra in una delle più ricche province dell’impero – prosegue Nolli – è un fattore di forte destabilizzazione di quei rapporti che l’amministrazione Biden ha deciso di rafforzare, creando una crisi che dovrebbe portare ad alleggerire la pressione interna agli Usa dovuta ad una economia segnata da una forte svalutazione, da un alto numero di senza lavoro, acuita a dismisura dalle tiepide decisioni in tema di pandemia. Il disfacimento di questa Europa è una scommessa delicatissima per la quale un conflitto che dovesse durare anche più del necessario, sarebbe un’ipotesi da mettere in conto, senza per questo doverne pagare necessariamente il prezzo, da parte di tutte le due parti. Per opposti motivi infatti sia la Russia ed i suoi alleati, che gli Usa con i loro pensano di trarne vantaggio per aumentare il loro peso nella lotta senza quartiere che ormai si sta sempre di più proponendo e la cui posta in gioco potrebbe essere un nuovo ordine mondiale. Ovviamente sono soltanto delle considerazioni molto personali che mi fanno pensare a questo scenario ma penso che, stando le cose come appaiono in questo momento, potrebbe essere, purtroppo, uno scenario verosimile e che potrebbe addirittura vedere un’accelerazione nel caso in cui questo conflitto debordasse e fosse affrontato non dai singoli contendenti ma da schieramenti più numerosi”.
“Sarebbe, forse, lo scontro diretto verso cui siamo ahimè catapultati? – conclude – E che avverrebbe se, per caso, in queste vicende ci fosse coinvolta anche la Cina? Quali conseguenze ci potrebbero essere, soprattutto se, come credo, per il timore di mandare tutto all’aria, il conflitto, così come pare ad ora, fosse circoscritto ad un classico scontro tra eserciti, senza uso delle armi atomiche e nucleari, ma guerreggiato, come ho detto prima, con ben altre armi altrettanto perniciose e terrificanti che annichilirebbero dal punto di vista economico e finanziario gli altri paesi? E a questo punto, che ruolo potrebbe svolgere la Cina che possiede una mostruosa percentuale del debito pubblico degli Usa e, in parte, dell’Europa?”