Piero Angelini torna in campo con un affondo sull’ex manifattura sud: “Avrebbero prevalso interessi privati”

L’ex parlamentare e consigliere comunale di Governare Lucca attacca Comune e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca sul progetto poi naufrafato
È su un tema particolarmente sentito che Piero Angelini, l’anima di Governare Lucca ed ex parlamentare e consigliere comunale, torna nel dibattito politico. Lo fa sviscerando una vicenda centrale, quella dell’ex manifattura tabacchi e in particolare delle vicende che hanno preceduto la vendita della porzione sud. Un lungo intervento, in cui Angelini ha toccato svariati temi, che non risparmiano le questioni politiche più vive, in vista del prossimo appuntamento elettorale.
Sul capitolo manifattura, nel mirino delle critiche di Angelini finisce l’amministrazione comunale uscente, ma anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, per l’operazione Coima, infine naufragata.
“L’amministrazione Tambellini – attacca subito Angelini -, per favorire l’operazione di appropriazione dell’area della manifattura sud, da parte di Coima Fondazione, non ha contestato, la loro proposta di dare il solo valore di 3,2 milioni di euro a tutti gli edifici dell’area, nonostante che un tale valore contrastasse con le stime da lei già fatte ed approvate dal Consiglio, che pure la vincolavano giuridicamente”. È questo uno degli aspetti legati all’operazione manifattura sud che Piero Angelini, ex parlamentare e consigliere comunale di Governare Lucca, solleva in un’esame a 360 gradi non solo delle questioni urbanistiche ma più squisitamente politiche degli ultimi anni di amministrazione locale.
Un altro aspetto sollevato da Angelini è quello relativo al caso del parcheggio inizialmente previsto all’interno dell’area da dismettere. Secondo l’anima di Governare Lucca, sarebbe stato stralciato dal masterplan per “venire incontro alle richieste di Coima”: “L’amministrazione, in precedenza – è quanto sostiene Angelini – dopo che la dismissione dell’intera area della manifattura sud, prevista nel piano triennale 2014/2016, non aveva avuto esito, nel 2017, aveva cambiato programma: dopo aver fatto approvare dal consiglio comunale, con deliberazione 44 del 28 luglio 2016, un masterplan, che assegnava all’area destinazioni importanti, precisamente quelle di lavoro, servizi, cultura (il masterplan – l’inciso è di Angelini – prevedeva, tra l’altro, la realizzazione di 560 posti auto all’interno dell’area della manifattura: essa aveva avuto l’avallo della Soprintendenza, i cui dirigenti, Ficacci e Cecati, l’avevano insieme elaborato e firmato), decideva di attuare direttamente il progetto più importante in esso contenuto, e cioè il progetto di un parcheggio a due piani, su piazza F1, con piazza in quota e passerella verso le Mura, che veniva inserito di conseguenza all’interno del piano triennale delle opere pubbliche 2017/2019, regolarmente approvato dal consiglio comunale. Il costo del progetto era preventivato in 4 milioni di euro; l’intervento, secondo le indicazioni contenute nello stesso piano triennale , era dotato di un piano esecutivo”.
“Un tale progetto – prosegue ancora Angelini – veniva confermato nel programma triennale delle opere pubbliche 2019/2021, approvato con delibera 3 dell’8 gennaio 2019, con un livello di priorità 3 (il più basso), ma codice unico di intervento, perché derivato e rimodulato su quello precedente, e diverso livello di progettazione, precisamente con un progetto di fattibilità tecnica ed economica. Dopo la richiesta di Coima, contenuta nella manifestazione di interesse del 18 giugno 2019, di effettuare lo stesso tipo di intervento all’interno sulla manifattura sud, il sindaco, il 2 settembre 2019, invitava il responsabile del settore, l’ingegnere Antonella Giannini, a cancellare un tal progetto dai programmi triennali di opere pubbliche citati, sotto il pretesto – sostiene ancora Angelini – della mancanza del necessario finanziamento: si trattava in realtà di un pretesto infondato, se si pensa che, nel frattempo, soltanto dalle vendite delle quote Salt e dalla liquidazione di Polis spa, l’amministrazione si apprestava a ricavare 20 milioni di euro: Tambellini aveva fatto, ovviamente, la scelta di cancellare il finanziamento per realizzare il progetto di parcheggio previsto dal masterplan, soltanto per soddisfare la richiesta di Coima, la quale, altrimenti, sarebbe stato impossibilitata, a norma di legge, a presentarne uno eguale, proprio perché già contenuto nel piano triennale del Comune”.
“Ora – prosegue Angelini – l’amministrazione, richiesta da più parti, anche da noi, di mettere a disposizione di tutti i due progetti, sia quello esecutivo sia quello di fattibilità tecnica ed economica, da lei elaborati, ha sempre negato di averne mai elaborato e posseduto alcuno; per di più, per quanto riguarda il progetto esecutivo, attestato dalla stessa amministrazione nel primo piano triennale, essa si era limitata a ricordare che l’articolo 21 del decreto legislativo 50/2016 non prevedeva la predisposizione di un progetto esecutivo, ma esigeva soltanto quello di fattibilità tecnica ed economica per i lavori di importo pari o superiore a un milione di euro, ai fini del loro inserimento nell’elenco annuale. Una risposta corretta, sul piano formale, ma in concreto non convincente: infatti, il piano triennale 2017/2019, al momento della sua approvazione in giunta, aveva previsto che l’intero progetto, per l’importo di 4 milioni di euro fosse attuato completamente nel 2017 e aveva collocato, perciò, il finanziamento di 4 milioni di euro nell’elenco annuale del 2017. Solo in Consiglio l’importo per la prima annualità del 2017, probabilmente per tener già conto, proprio, di una manifestazione di interesse, seppur informale di Coima, era stato ridotto, nell’elenco annuale del 2017, a un solo milione di euro; sicché è corretto ritenere che l’elaborazione di uno specifico progetto esecutivo, per un tale intervento, fosse giustificata ed elaborata, al momento dell’approvazione del piano in giunta, proprio sulla base dell’esigenza di realizzarlo rapidamente nel corso dell’anno, come stava a cuore, allora, al sindaco”.
“L’amministrazione, dunque – afferma Angelini -, non ci ha voluto fornire alcuno dei progetti elaborati e dichiarati, né il progetto esecutivo, attestato per il piano triennale 2017/2019, né quello di fattibilità tecnica ed economica, prescritto per legge e documentato per il piano triennale 2019/2021. Per quanto riguarda quest’ultimo, infatti, va aggiunto che la sua esistenza è del tutto richiamata e documentata, dal momento che la stessa Coima, smentendo l’amministrazione, lo ha citato e lo ha utilizzato nell’allegato 1 della sua prima proposta di finanza di progetto, presentata all’amministrazione comunale il 19 febbraio 2010. In conclusione, dopo la cancellazione del progetto di parcheggio contenuto nel piano triennale del Comune, fatta per venir incontro alle richieste di Coima, che altrimenti non avrebbe potuto presentarne uno del tutto eguale a quello inserito dall’amministrazione nel suo piano triennale, la successiva scomparsa del progetto esecutivo e del progetto di fattibilità economica, che evidenziavano, entrambi, che il costo dell’intervento era stato da lei valutato in soli 4 milioni di euro, permetteva a Coima di presentare un progetto non più vincolato alle stime dell’area messa in vendita, deliberate dal Comune; permetteva dunque a Coima, che, per le stesse voci del progetto redatto dal Comune, potesse proporre un costo maggiorato; e infatti Coima – sostiene ancora Angelini – ha gonfiato i costi che il progetto del Comune aveva previsto per le stesse voci, praticamente raddoppiando la previsione di spesa, che saliva fino a più di 8 milioni, più del doppio dunque dei costi previsti invece dal Comune (il progetto era elaborato da Sinloc, che era costretto a stravolgere le precedenti stime fatte quando aveva agito nella veste di consulente del Comune: per esempio, i costi per le bonifiche da effettuare , che, nel piano redatto per il Comune erano state ritenute inesistenti e dunque azzerate, venivano ora a costituire una voce importante del primo piano finanziario e riguardavano tutti gli edifici, non soltanto quelli pertinenti, precisamente quelli sui quali gravava il progetto). I costi, poi, per l’ammodernamento dei parcheggi, interni ed esterni alla manifattura, venivano computati nell’intervento finanziario, nonostante che, come già abbiamo già detto, Sinloc ed amministrazione, nel primo piano di dimissioni 2017/2019, avessero concordato di dover giuridicamente stralciare le aree concesse a Metro: in questo modo, l’intervento di Coima raggiungeva un investimento complessivo di 11.591.348 euro e garantiva artatamente il rispetto della prescrizione sancita dal comma 6 dell’articolo 180 del decreto legislativo 50/2016, con un trasferimento, come prezzo, dei beni pubblici di tutta l’area, interessati dall’operazione, perché il loro valore, dato da Coima e sostanzialmente accettato dall’amministrazione, non superava il 49 per cento dell’investimento globale. Appare chiaro da tutto quanto detto finora, che l’amministrazione, in questa prima fase, relativa alla determinazione del prezzo cioè del contributo pubblico da assegnare al privato, aveva lavorato per soddisfare, non gli interessi della cittadinanza, ma quelli del privato, cheintendeva avere l’area della manifattura sud a prezzi stracciati”.
“Naturalmente, un tale sacrificio economico-finanziario della cittadinanza, operato da parte dell’amministrazione, poteva essere giustificato dalla opportunità, che Coima – sostiene Angelini – avrebbe potuto assicurare, di realizzare un progetto condiviso, cioé di vera rigenerazione della manifattura sud e di rilancio del centro storico. Ma neppure un tale obiettivo è stato garantito all’amministrazione, che, anzi, si è piegata totalmente alla volontà di Coima, di rendere cioè l’intervento sulla manifattura sud il più lucroso possibile, stravolgendo, se del caso, anche la legge. Coima, infatti, fin dalla sua prima manifestazione di interesse, del 18 giugno 2019, aveva posto, in modo fermo, la condizione che l’intervento, da lei proposto, non fosse soggetto a piano attuativo, e che dunque il rilascio della concessione edilizia fosse effettuato in via diretta. La richiesta di Coima veniva accolta, a tamburo battente, dall’amministrazione comunale, la quale, con la delibera di Consiglio 85 dell’8 novembre 2019 , cancellava il ricorso al piano attuativo per interventi all’interno della manifattura sud, che potevano essere così autorizzati in via diretta. Si trattava di una decisione presa dall’amministrazione in violazione della legge urbanistica regionale che ha sempre richiesto, e sempre prescritto, da parte di tutte le amministrazioni, compresa quella di Tambellini, l’adozione di un piano attuativo nel caso di interventi ‘di particolare complessità e rilevanza’, come, da ultimo, è stato previsto dalla legge urbanistica regionale 65/2014”.
Si arriva quindi alla variante. “Secondo la legge urbanistica regionale, richiamata dalla variante – analizza Angelini -, era permesso di effettuare ‘interventi di demolizione con fedele ricostruzione di edifici esistenti, intendendo per fedele ricostruzione quella realizzata con gli stessi materiali o materiali analoghi prescritti dagli strumenti comuni di pianificazione urbanistica oppure dal regolamento urbanistico’. Nella variante, adottata e poi approvata, era stato concesso, a Coima, infatti, una tale facoltà, accompagnata però dalla disposizione, apparentemente più rigorosa, di escludere che Coima potesse procedere, oltre che alla demolizione totale dei singoli edifici, alla traslazione dei volumi demoliti su aree inedificate”.
“Una tale disposizione – sostiene Angelini – avvantaggiava notevolmente Coima”, perché, spiega ancora l’ex consigliere di Governare Lucca. “accettata dall’amministrazione, immediatamente azionabile dopo la sua approvazione, fino alla sua eventuale modifica, come succede per le prescrizioni amministrative vigenti, permette oggi – afferma – a chi propone il necessario piano attuativo per gli interventi all’interno della manifattura sud, dunque, a nostro avviso, verosimilmente ancora a Coima, di abbattere e trasferire dove più le risulti utile, senza vincolo alcuno, gli enormi volumi, provenienti soprattutto dalle “superfetazioni”, i più moderni edifici, costruiti per l’azienda, che andavano in gran parte abbattuti, senza doverli ricostruire, tanto meno utilizzare”.
Ma Angelini non punta il dito soltanto contro l’amministrazione comunale, ma chiama in causa anche la Fondazione Crl. “A nostro avviso – spiega Angelini -, la Fondazione, nel portare avanti la sua iniziativa sull’area della manifattura sud, aveva, nei confronti della città, almeno il dovere di chiarire a chi, poi, dovesse finire per essere attribuita la proprietà di una struttura così importante per il futuro del centro storico e della città, perché, come è noto, soltanto il proprietario ha il diritto di presentare al Comune un piano attuativo, con il contenuto previsto nella variante al regolamento urbanistico, di recente approvata. Non solo non lo ha fatto, ma ha proposto al Comune, che l’ha allegramente accettata, una disciplina, contenuta nell’articolo 6 della Convenzione, a tenore della quale la proprietà possa essere attribuita non soltanto al concessionario Coima, come è ormai noto e risaputo, ma ai possibili soci della società di progetto, nella quale lo stesso concessionario, a norma dell’articolo 7 della Convenzione, può inserire chi esso voglia. infatti, la bozza di Convenzione, mai messa in discussione da Tambellini e soci, dopo aver riaffermato, al comma 3, il valore di 3,2 milioni di euro attribuito all’intera area della manifattura sud, permetteva al concessionario, cioè a Coima Srg, di assegnare l’intera area ‘ad uno dei soci della società di progetto, di cui al successivo articolo 7’. La Fondazione ha dunque la responsabilità di aver convinto il Comune a cedere la proprietà dell’area della manifattura sud a chiunque Coima voglia e a proporre poi alla città, con il piano attuativo di cui abbiamo chiarito il reale contenuto, una rigenerazione dell’area fatta secondo la logica del suo interesse”.