Elezioni 2022, l’ex Vivere Lucca Vezzosi: “La città vuole scegliersi il sindaco da sola, il centrodestra ha una grande opportunità”

24 marzo 2022 | 10:08
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Elezioni 2022, l’ex Vivere Lucca Vezzosi: “La città vuole scegliersi il sindaco da sola, il centrodestra ha una grande opportunità”

L’analisi dell’ex consigliere comunale di centrosinistra, critico sulla candidatura di Raspini: “Serve una scelta fuori dagli schemi partitici, dalle convenienze e dai simboli”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento a firma dell’ex consigliere comunale di Vivere Lucca, Antonio Vezzosi. Una riflessione sulla politica cittadina in vista delle elezioni amministrative.

Il panorama politico cittadino a due mesi dalle prossime elezioni, non è certo confortante: continuiamo a veder girare in pista un solo atleta che è pronto per correre, anzi è già in piena corsa, ma non ha avversari. Ma perché un candidato è già pronto da tempo e l’altro o gli altri no? Perché mai Raspini si sentiva già sicuro, tanto da autocandidarsi nel maggio scorso e nel centro destra ancora non si è deciso?
Semplice: i complessi incastri cui la politica spesso ricorre per la ripartizione degli incarichi hanno avuto una miglior programmazione e definizione nello schieramento di centrosinistra. Con gli anni pandemici, le poche sezioni di partito chiuse, la libertà delle persone limitata, le segreterie dei partiti di centrosinistra, storicamente più organizzate delle altre, hanno avuto buon gioco per aprire le loro cartine geografiche e piazzare le pedine, standosene comodamente seduti nelle loro case. Niente assemblee, niente dibattiti, niente fronde interne.
Raspini, quando nel maggio 2021 si è candidato, non ha preso una sua iniziativa ma ha studiato la mossa a tavolino con i partiti che oggi lo appoggiano. Poi, sono accaduti un paio di eventi sfortunati, di cui il principale è stato il cambio al vertice tra Zingaretti e Letta, che hanno in qualche modo costretto la compagine a ridisegnare la rotta.
Ecco che il candidato che aveva messo tutti d’accordo, con fittissime riunioni a tutti i livelli politici e non, si è dovuto sottoporre ob torto collo alle primarie, ritirate fuori inaspettatamente dallo stesso Letta: ha vinto, ma non è certo stato un gran successo personale. Ma nessuno si è sognato di leggere questo segnale come un sintomo di debolezza, come un segnale di allarme.
Ha vinto, non ce lo scordiamo contro una collega della sua stessa giunta, Ilaria Vietina.
Perché non vi è stata alcuna altra candidatura oltre quella della Vietina? In realtà a qualcuno l’appetito era venuto, ma i partiti hanno ben svolto il loro ruolo dissuasivo. E che Raspini unisca, non ci sono dubbi: basta vedere le recenti foto dove è ritratto tra Marcucci e Mercanti, tra Baccelli e Menesini con Tambellini a mettere il sigillo. Difficile capire come si sia riusciti a ritrovare una simile unità, anche territoriale tra Lucca e Capannori, che sui temi specifici sono spesso in disaccordo e con visioni molto diverse, per non dire contrapposte.
Andando avanti, superato l’imprevisto ostacolo primarie, Raspini, ha cominciato la sua corsa in solitario. Inaugurazione del comitato elettorale di Ponte a Moriano, proprio davanti alla piazza ormai dominata dallo spaccio di droga e di stupefacenti, che si svolge tutto l’anno sotto la loggia del teatro e spesso luogo di aggressioni tra extracomunitari, dove l’unico luogo che poteva portare legalità, appunto il teatro, affidato dal Comune alla Fita e gestito di fatto da un consigliere comunale di maggioranza, con un congruo contributo economico e con precise finalità, sarà stato aperto non più di 10 volte negli ultimi 2 anni e con un coinvolgimento del territorio pari a zero. Il che denota scarsa conoscenza del territorio da parte del candidato.
Ma del resto la gente del Ponte ha conoscenza del suo territorio, i partiti molto meno.
Ancora, sabato scorso, in pieno svolgimento del conflitto mondiale in Ucraina, l’assessore con deleghe anche alla protezione civile, ha trovato il tempo ed inaugurato un’altra sede, questa volta in centro, coniando un nuovo slogan: Insieme possiamo.
Avendo il sottoscritto avuto un seppur piccolo ruolo nella stupenda stagione politica caratterizzata da Walter Veltroni con il suo pullman verde, mi ricordo che uno degli slogan, ripreso dal celebre discorso di Obama del 2008, era appunto Yes, we can.
Niente di nuovo quindi sotto il sole. I partiti decidono ed il candidato esegue. E del resto, quando sono i partiti a dettare tempistiche e programmi, spesso si ricorre al più classico e veloce dei Ctrl/C e Ctrl/V (copia e incolla), molto più semplice e rapido. Tanto i programmi durano lo stesso tempo delle campagne elettorali. Nessuno me ne voglia né mi tolga il saluto, se continuo a pensare da uomo di centrosinistra, che anche una giovane e buona candidatura, quando è soltanto frutto degli incastri e delle regole dei partiti, finisce per rimanere ostaggio degli stessi, in un abbraccio che non può che non diventare mortale: come una robusta rete da pesca per un delfino. Non vedo inoltre la discontinuità che lui vorrebbe far credere, dall’attuale amministrazione e non la vedremo neppure nella scelta delle candidature, che in larghissima parte verranno riproposte. Vedo invece un pericoloso ritorno che mai mi sarei aspettato, nella scelta dei suoi strettissimi consiglieri politici, uno dei quali è stato sicuramente attore non secondario, nella cancellazione dell’esperienza di Vivere Lucca nel 1998.
Ed allora è il centrodestra lucchese oggi, ad avere il compito più grande, la maggiore responsabilità, ma anche una grande opportunità: fare un passo indietro rispetto alle logiche che hanno animato queste scelte nella compagine che sostiene Raspini e trovare il coraggio di presentare, intorno ad un programma di governo della città concreto e dettagliato, una candidatura che possa vincere, ma più che altro che possa segnare una netta discontinuità rispetto a questo sistema di scelte, che ci riporta pesantemente indietro negli anni.
E su questo punto specifico, vorrei precisare che non c’è proprio confronto, tra il percorso politico di Tambellini e quello di Raspini.
Il centrodestra, oggi, deve trovare il coraggio di assumersi questa grande responsabilità, facendo una scelta fuori dagli schemi partitici, dalle convenienze e dai simboli, nell’interesse esclusivo della città e dei lucchesi. Lo può fare, lo ha già fatto in passato.
E se quella difficile scelta verrà compiuta, il risultato sarà superiore ad ogni aspettativa. Perché i lucchesi, al di là di destra, centro o sinistra, hanno sempre voluto scegliere da soli il proprio sindaco, senza esser troppo imboccati da personaggi che di lucchese hanno ben poco e ragionando con la propria testa.