Street fishing, Ricci: “Ripulire i fossi della città per diffondere la pesca di strada”

Il rappresentate di zona della disciplina: “Nel canale Piscilla sarebbe praticabile se solo la manutenzione fosse costante”
Ripulire i fossi della città per consentire agli appassionati di praticare lo street fishing, la ‘pesca di strada’ in ambienti fluviali antropizzati, all’interno o subito nei paraggi delle città.
A chiederlo è Giovanni Ricci dopo un sopralluogo appena fuori mura con il rappresentante di zona di streetfishingitalia Emanuele Donati.
“La settimana scorsa ho accompagnato l’amico Emanuele Donati lungo i canali del nostro territorio e ho potuto vedere con i miei occhi questo lato molto interessante della nostra città di cui non ero a conoscenza – racconta Ricci -. Un vero ecosistema contraddistingue i canali che attraversano la città ma che è stato soggetto a periodi di siccità e a morie dovute a scarichi inquinanti. Quello che noi vogliamo chiedere alla futura amministrazione verso questo tema è una maggiora attenzione e cura del verde e dei fossi sia dal punto di vista esterno con la risistemazione dei parapetti che da un punto di vista interno con la pulizia del fondale (che si è stata svolta non molto tempo fa ma che di nuovo versa a mio parere in cattive condizioni). Attraverso una maggiore cura questo potrebbe comunque divenire un centro interessante di attrazione nel campo dello street fishing che permette di conoscere ancor di più la nostra città”.
“Nella realtà lucchese lo street fishing è praticabile nel canale Piscilla, ricco di cavedani, carpe regine, carpe specchio e barbi – aggiunge Donati -. Questi ultimi, appartengono a due specie, una alloctona, il barbo europeo, e autoctona, il barbo canino. Inutile dire che come succede spesso in queste situazioni la specie autoctona risente della controparte in quanto più vorace e invasiva, il che ha portato il barbo canino a essere un pesce di pregio per le acque che occupa, da tutelare. Parlando di tutela e di specie a rischio da tutelare, sono presenti anche trote fario selvatiche, tinche, lucci, bass, persici e il singolare cavedano etrusco ormai presente solamente nel Serchio. Da un’ attenta analisi è possibile vedere anche anguille e gamberi di acqua dolce e non i famosi gamberi della luisiana, ‘gamberi killer’, specie alloctona invasiva che aveva quasi fatto sparire i sopracitati. In 10 anni che frequento da pescatore questi canali ho avuto modo di esplorarli e conoscerli a fondo a partire da Ponte a Moriano dove nascono, passando per Marlia, proseguendo nel tratto cittadino e sotto gli spalti per finire poi in via Teresa Bandettini e entrare nell’Ozzeri a Pontetetto”.

“Ho visto cambiare questo ambiente negli anni, ho visto una gestione rivoluzionata dall’ aumento del flusso d’ acqua, di cui credo si
ignori il percorso aprire le cateratte a porta San jacopo per evitare incidenti di velocità della corrente e esondazione dovrebbe quantomeno essere imperativo, ma ho seri dubbi che se ne conosca l’esistenza. La funzione di queste cateratte è duplice, in quanto riducendo il flusso di acqua all’ interno della città, distribuendolo nei canali che la perimetrano si potrebbero evitare spiacevoli incidenti e dare un senso alla mancata potatura delle rive esterne – conclude Donati – Infatti negli ultimi anni è mancata completamente il taglio dell’ erba in prossimità della riva del fossato esterno, con l’ idea di ricreare un ambiente per uccelli acquatici e pesci, peccato che non arrivi acqua sufficiente nel 70% del tratto esterno a causa delle cateratte perennemente chiuse. Ovviamente questo comporta la formazione di uno strato di sporcizia e di acqua stagnante che fa prolificare topi e vegetazione invasiva per nulla salutare per l’ambiente e le rive”.