Risarcimento al comitato di San Concordio, Cantini: “Con le scuse la vicenda si sarebbe già chiusa da tempo”

Il capogruppo di Lucca Civica: “Se le cose restano allo stato attuale fa bene l’amministrazione ad andare avanti in attesa di un giudizio imparziale”
“Si moltiplicano gli appelli per la rinuncia, da parte del Comune, alla richiesta di risarcimento nei confronti del comitato di San Concordio per le infamanti accuse lanciate reiteratamente riguardo i lavori fatti o in via di completamento nel quartiere. La domanda che però mi pongo è: chi lo fa è a conoscenza dei fatti? Oppure lo fa solo pro domo sua, visto che siamo anche già in campagna elettorale per le amministrative?”.
Così Claudio Cantini, capogruppo di Lucca Civica, che chiarisce la vicenda: “Dopo che sono stati decisi i lavori di sistemazione di San Concordio, alcune persone si sono mosse per cercare di bloccarli in tutte le maniere. Questo ‘comitato di fatto’ ha per primo presentato esposti alla Magistratura con accuse molto gravi nei confronti di sindaco, membri della giunta e dirigenti comunali. Nonostante la procura abbia accertato la non sussistenza dei fatti, archiviando la cosa, queste persone hanno tranquillamente continuato pubblicamente a lanciare offese infamanti”.
“Personalmente – prosegue Cantini – credo che in ogni cosa ci sia un limite alla decenza e non si possa trascendere da questa e ritengo che sia giusto e doveroso l’atto compiuto dalla amministrazione. Oltretutto mi chiedo: perché invece di lanciare ogni giorno richieste di rinuncia unilaterale, non si fa invece un mea culpa ammettendo di aver trasceso? Visto che io personalmente mi sono trovato e mi sto trovando da entrambe le parti per cose differenti, credo che i casi siano due: o si pensa di aver ragione e quindi non recediamo dalle posizioni (e allora non vedo il perché non si aspetti serenamente il giudizio di un magistrato come abbiamo fatto io e gli altri capogruppo di maggioranza recentemente), oppure sappiamo di aver sbagliato e cerchiamo con ogni modo di evitare una sentenza, non calcolando che la via migliore è comunque una pubblica e serena dichiarazione di scuse, che spesso il ricorrente accetta. Tutti coloro che invece si sbracciano chiedendo solidarietà o il ritiro di certe azioni penso che invece, pur se intimamente magari sappiano di aver sbagliato, lo facciano solo per cercare una soluzione di comodo che comunque dia loro una visibilità pubblica in vista della tornata elettorale, senza dover ammette pubblicamente i loro eccessi”.
“Se solo avessero speso metà del tempo passato in richieste di ritiro della richiesta di risarcimento nell’ammettere di aver esagerato, la cosa probabilmente si sarebbe già chiusa da tempo – conclude Cantini – Quindi, se le cose restassero allo stato attuale, ben fa la amministrazione ad andare avanti in attesa di un giudizio imparziale sul fatto se sia normale dialettica o meno quanto detto e fatto, che certamente potrebbe purtroppo infangare la reputazione di persone che, ripeto, hanno già avuto il giudizio positivo di un magistrato sulla piena liceità delle loro azioni”.