Di Grazia: “Ben venga l’arena della musica, ma a Lucca serve anche un auditorium”

Il vicepresidente di Animando: “Servono infrastrutture e sale da mettere a disposizione delle associazioni locali”
“Ben venga l’arena della musica nel Parco fluviale, ma il governo locale dovrebbe anche curarsi di favorire la disponibilità di infrastrutture e sale di diverse dimensioni in cui gli operatori locali o nazionali possano far risuonare la musica dal vivo dei diversi generi e per tutte le stagioni”. Parola di un esperto del settore: Mauro Di Grazia, attualmente vicepresidente con delega alla comunicazione di Animando, ex preside ed ex assessore di Vivere Lucca, autore di una riflessione sul turismo colto e sul futuro della musica in città.
“Bentornati, turisti. Finalmente li rivediamo – scrive Di Grazia -, sempre a frotte mordi e fuggi e in gruppi pittoreschi. Questo è il flusso turistico che molti non amano, ma è la manifestazione più evidente dell’affermazione definitiva della nostra città come polo di attrazione. Molti snobbano questo successo e fra questi i più indispettiti sono proprio i molti stranieri che hanno scelto di vivere nella nostra città, dopo averne apprezzato la qualità della vita. Costoro appartengono ad un diverso flusso turistico, di standing più elevato, che è attratto non dalla curiosità o dalla moda, ma dalla storia, dalla cultura, dalla bellezza generata dai nostri luoghi. Parliamo di turisti che amano immergersi, almeno per qualche giorno, nella comunità locale, accostarsi al suo modo di vita apprezzandone le piacevolezze. Sono quelli che accorrono ai nostri concerti cittadini. Inutile dire che è interesse generale incrementare questo flusso turistico, senza illudersi però di poter respingere il turismo di massa: può essere contenuto, ma si pongono delicati problemi di democrazia”.
“Il flusso buono – avverte Di Grazia – apprezza molto la musica, tutta, classica, colta e leggera, perché è linguaggio universale. E Lucca è città della musica anche senza averne titolo formale: ha una tradizione musicale superiore a quella di ogni altra città toscana; vanta nomi di musicisti storici e contemporanei di grande spicco, ha una tradizione formativa capillare, eventi musicali di crescente rilievo nazionale, come Il Summer Festival e Lucca Classica. Un deposito di ricchezza da selezionare, governare e valorizzare”.
“Ma qual – si chiede e chiede Di Grazia – è lo stato dei luoghi della musica nella nostra città? La scelta della musica come uno degli assi culturali portanti del turismo cittadino non può esimerci dal rispondere a questa domanda, senza curarsi delle posizioni elitarie di frange minoritarie del ceto intellettuale cittadino, sempre leste ad opporsi ad ogni proposta di innovazione. E’ facile prevedere l’insorgere di nuove/vecchie polemiche sul prossimo Summer al campo Balilla. E’ lecito chiedere se si può mettere in salvaguardia il nostro più grande bene culturale, le Mura con gli spalti, usando la tecnologia progettuale più moderna per dotare la città di una struttura per grandi eventi?”.
“Ben venga – commenta – l’arena della musica nel parco fluviale, ma il governo locale dovrebbe anche curarsi di favorire la disponibilità di infrastrutture e sale di diverse dimensioni in cui gli operatori locali o nazionali possano far risuonare la musica dal vivo dei diversi generi e per tutte le stagioni. Lucca non ha un auditorium per la musica degno di questo nome: quello di San Romano è stato progettato in assenza totale di studi e competenze acustiche ed è di fatto fuori uso; l’unico piccolo auditorium – assai costoso – è quello di Piazza del Suffragio, propaggine dell’Istituto Musicale Boccherini. Altri spazi pubblici, come quelli del Palazzo Ducale, non rispondono alle norme di sicurezza dello spettacolo. Animando organizza spesso concerti nella Chiesa dei Servi, proprietà ecclesiastica di sfolgorante bellezza e di ottima acustica: ma la Chiesa è in via di rapido degrado e l’ascolto sulle panche di legno è un supplizio inviso anche ai turisti più appassionati. Credo che la sua trasformazione in auditorium non richiederebbe risorse ingenti”.
“La governance locale – spiega – non può abbandonare a sé stessi quanti intendono proporre musica dal vivo: deve fornire opportunità e favorire le attività, supportandole con servizi e anche selezionando le risorse scarse sui progetti più in linea con la visione di città della musica dal vivo. Piuttosto che coltivare miraggi di fantastici hub musicali da realizzare nella sventurata Manifattura, sarebbe meglio puntare alla realizzazione di alcune sale e di alcuni spazi all’aperto, di dimensioni diverse, attrezzati per farvi musica di qualità dal vivo. Meglio meno, ma meglio”.