Manifestazione contro la base militare a Coltano, c’è anche Ambiente e giustizia sociale

31 maggio 2022 | 15:45
Share0
Manifestazione contro la base militare a Coltano, c’è anche Ambiente e giustizia sociale

La lista sarà presente alla mobilitazione nazionale indetta per il 2 giugno

Anche la lista Ambiente e giustizia sociale per Aldo Gottardo sindaco aderisce alla manifestazione nazionale indetta per il 2 giugno a Coltano contro il progetto di realizzare una nuova base militare.

“Chiediamo ai sindacati italiani, europei e a livello internazionale di organizzare in tempi brevi uno sciopero generale mondiale per la pace, contro la guerra, contro ogni invasione di ogni paese sovrano, contro l’aumento della produzione e della esportazione delle armi, per la piena sovranità e l’indipendenza dei paesi e dei popoli, per la riconversione dell’industria bellica e per la restituzione ad uso civile e ambientale delle terre oggi militarizzate, per politiche che diano dignità al lavoro e che contrastino la fame e la povertà  e tutelino l’ambiente – dicono da Ambiente e giustizia sociale -. Il governo atlantista del banchiere Draghi contribuisce al riarmo generalizzato e al rischio nucleare e sceglie una sudditanza totale agli interessi espansionistici americani e della Nato, che andrebbe sciolta visto che, tra l’altro, ora non esiste più neanche il Patto di Varsavia. Per questo e per le sue politiche oligarchiche, autoritarie, antipopolari e antiambientali, questo Governo va fermato”.

“Chiediamo ai cittadini di non votare alle prossime elezioni comunali quei candidati che sono rappresentanti locali di partiti che a livello nazionale hanno votato per il recente aumento delle spese militari e la contemporanea forte riduzione della spesa sociale, in particolare tagliando sulla sanità e la scuola, nonché per l’invio di armi in contesti di guerra – concludono dalla lista -. Non si può essere pacifisti a Lucca e votare a Roma per l’aumento delle spese militari, a sostegno di una vergognosa posizione smaccatamente filoamericana e per l’aumento dei profitti dell’industria bellica”.

Presente anche Rifondazione Comunista Lucca. “Sembrano bastare i numeri per spiegare le ragioni del No: 190 milioni di fondi pubblici (Pnrr, Fondo di coesione sociale), 73 ettari all’interno di un parco naturale, 440 mila metri cubi di cemento per fare una cittadella militare e opere affini. Quei 190 milioni non avrebbero dovuto essere piuttosto investiti in sanità, edilizia scolastica, abitazioni, trasporti anziché continuare a vedere tagliare la spesa sociale? – si chiedono da Rifondazione -. Eppure c’è anche di peggio: nessuno dei pubblici amministratori ha detto di sapere, finché è stato documentalmente comprovato il contrario, dal presidente della Regione al sindaco di Pisa, Così le forze politiche che essi esprimono, mentre il governo che sorreggono sfornava non uno ma ben due Dpcm ‘segreti’ con i quali si dava il via libera al progetto prima, e poi si faceva solo opera di maquillage logistico, confermando tutto: è evidente che destre e Pd sono legati a doppia catena agli interessi del complesso industrial-militare e dei gruppi di potere edilizi e finanziari nel nostro paese e, pur in modi diversi, a livello europeo. E nonostante l’opera di svelamento e mobilitazione del movimento che è lì sorto, il suo collegarsi e radicarsi, l’impegno del Consigliere Auletta, dei compagni di Una città in Comune e Rifondazione Comunista di Pisa, a cui va tutto il nostro ringraziamento. Non ultimo l’impegno per portare in Parlamento una interrogazione presentata dalle deputate del neo-gruppo Manifesta a cui facciamo riferimento insieme ad altre forze politiche”.

“Siamo di fronte ad amministratori e forze politiche che hanno mentito alle cittadine e cittadini, che hanno sostenuto e sostengono il progetto, che ormai appartengono non al legittimo gioco politico di una democrazia, ma sostanzialmente ad una a-democrazia che pretende di ricevere cambiali in bianco e di non rispondere a nulla e nessuno se non a poteri forti con cui relazionarsi a discapito del mandato popolare. Il campione di questa idea della politica ci pare su tutti il presidente Giani: quello della gestione ‘corporativa’ della pandemia, quello che è rimasto in sella e anzi promosso nonostante il suo atteggiamento al momento del voto sul famoso emendamento relativo alla deregulation in tema ambientale per le concerie, quello che accetta che la Regione prenda dividendi dal privato proprietario degli scali di Firenze e Pisa invece che destinarli a salvare posti di lavoro, e che ora non sapeva di un progetto come questo. Incapacità? Altro? Non sta a noi dare un giudizio tecnico, ma un giudizio politico definitivo ci spinge a reiterare la richiesta di sue immediate dimissioni. La seconda riflessione è sullo sviluppo del movimento contro la guerra, per la pace e aggiungiamo per la giustizia sociale, strettamente intrecciate. Uno sviluppo che deve – concludono – essere posto immediatamente dopo la manifestazione di giovedì, che deve radicarsi in ogni territorio della Toscana, visto che essa non solo a Pisa si sta trasformando nella punta di diamante di una piattaforma logistica militare a livello nazionale. Non è questa la Toscana che vogliamo, non lo è nemmeno, ne siamo certi, per la stragrande maggioranza delle toscane e dei toscani. Per questo radicamento e per dare continuità al movimento noi metteremo il massimo impegno, chiedendo a tutti di fare altrettanto con spirito positivo, aperto, plurale.  Se non ora, Quando?”.