Mammini (Pd): “Lucca ha bisogno di competenza per completare la sua rivoluzione urbanistica”

Intervista di fine mandato. Tre le priorità del futuro: più infrastrutture, edilizia residenziale pubblica di qualità e un piano culturale
Oggi il Comune di Lucca ha quasi completato la totale revisione dei propri piani urbanistici, quelli che un tempo erano definiti piani regolatori. L’ultima volta era stato fatto nel 2004: nel frattempo sono cambiate addirittura due volte le normative di riferimento regionali. Un impegno che ha dato identità all’esperienza amministrativa di Alessandro Tambellini e che dal settembre 2013 è stato condotto dall’assessora all’urbanistica Serena Mammini. Candidata consigliera comunale nella lista del Partito democratico per Francesco Raspini sindaco, l’abbiamo intervistata per fare il punto sul lavoro svolto fino a qui.
Se ha deciso di scendere ancora in campo candidandosi in un periodo così difficile, per tutti, ma in particolar modo per la politica e i politici, significa che è mossa da grandi motivazioni. O no?
Sì, certo. Senza le motivazioni la mattina non ci alzeremmo dal letto. Non so se siano motivazioni grandi, ma è pur vero che tante motivazioni, anche più piccole, fanno una grande motivazione. Nell’attività che mi ha impegnato di più in questi anni, l’attività politico-amministrativa, occorre agire in modo collettivo, unire le motivazioni di ognuno affinché divengano una grande forza motrice per lasciare un segno di miglioramento importante e capace di durare. Altrimenti possiamo anche fare buone cose, ma che rischiano di rimanere isolate e legate all’esperienza di un singolo: alla fine non generano quel cambiamento necessario per migliorare e migliorarsi, sempre. Migliorare, soprattutto, l’ambiente in cui viviamo, a partire dalle relazioni, che sono il primo contenuto di qualsiasi processo politico.
Onestamente, che bilancio fa di questa esperienza amministrativa?
È stata un’esperienza totalizzante, molto impegnativa. A tratti davvero difficile. Se penso al punto di partenza, il bilancio è positivo, per quanto non sia mai contenta del tutto di ciò che faccio. Ma, come dice, “onestamente”, penso che l’amministrazione Tambellini, così come ha fatto su bilancio e partecipate, anche sull’urbanistica abbia compiuto una sorta di rivoluzione: una messa in ordine completa della materia, un’autorevolezza acquisita a livello regionale inesistente prima, uffici sani con belle e motivate persone. L’effetto positivo di questo miglioramento non è immediato, perché l’urbanistica premia alla distanza. Ci muoviamo, oggi, con regole nuove e chiare, che tassello dopo tassello potranno ricucire e rimettere a posto gli episodi più tristi del nostro territorio. Ma la differenza la fanno e la faranno sempre le persone, occorre sempre cercare di unire e provare a mettere il proprio ego un pochino di lato. Altrimenti non si fa politica, ma altro.
Cos’è che non le è riuscito o le è stato impedito di fare e che vorrebbe fare se fosse di nuovo eletta?
Terminare e approvare definitivamente il piano operativo, che dopo l’adozione sarà notevolmente migliorato grazie alle osservazioni dei cittadini, e terminare il regolamento edilizio. Pensare a un piano paesi, vedere partire i lavori per quei progetti ai quali tanto abbiamo lavorato in questi anni e che non sto qui ad elencare. Uno tra tutti: la realizzazione, alla Manifattura nord, completamente pubblica, di un urban center, la casa della città, per l’incontro con le persone sui temi legati a Lucca, e più in generale della Manifattura dei servizi e cultura con front-office pubblici, Expo del fumetto, università del turismo e piazza coperta. Poi l’hub della mobilità alla stazione, l’asse suburbano, i nuovi impianti sportivi…
Tre cose che ritiene indispensabili per la Lucca del futuro
Dando per scontato l’esistenza di una sana e robusta amministrazione, penso davvero che a Lucca manchi poco per fare quel salto di qualità che la farebbe avvicinare a quella città ideale che ogni amministratore deve avere come finalità.
Indispensabile il miglioramento infrastrutturale su tutti i livelli, scontiamo un deficit di città pubblica che richiederà ancora un po’ di anni per essere azzerato, partendo dall’abc: marciapiedi, piste ciclabili, ulteriori impianti sportivi, fino a innovativi sistemi di collegamento. Senza questo, anche la qualità dell’aria difficilmente potrà migliorare. Le infrastrutture servono per la vita di ogni giorno dei cittadini ma anche per far funzionare il sistema città: le attività produttive del territorio.
Poi, visto che Lucca è comune ad alta tensione abitativa, mi piacerebbe un piano di interventi di edilizia residenziale pubblica per diminuire e magari azzerare la lista delle richieste. Ma con progetti belli, curati nei dettagli, confortevoli, proprio perché pubblici.
Un’altra cosa che mi piacerebbe sarebbe il piano culturale. Sono fissata con i piani? Può essere, ma senza di loro un’amministrazione non cammina, non accede ai finanziamenti, non vede e quindi non programma. Il piano culturale dovrebbe mettere insieme delle belle testoline per elaborare, oltre un quadro conoscitivo non scontato, un quadro propositivo realistico ma di livello, una messa a sistema che porterebbe Lucca, automaticamente, a divenire città della cultura, ma europea, eh! Voliamo alto! L’operazione teatri, con la completa risistemazione di Giglio, San Girolamo, San Romano e Nieri di Ponte a Moriano, va anche in questo senso. Occorre contenuto e occorrono contenitori all’altezza, infrastrutture culturali, occorre un’armonia tra questi, una giusta misura. Che poi è la migliore caratteristica della città. Ma deve essere conosciuta, definita, studiata con occhio vivo, attenzione e amore. Occorrono sensibilità, fantasia, creatività, ma vanno mescolate e armonizzate in progetti concreti che a loro volta devono essere incanalati sui giusti binari affinché si realizzino. E non s’improvvisa! Ecco, il salto di qualità da compiere oggi è quello che abbiamo sintetizzato in tre parole: fare accadere le cose.
Donne e politica: cosa le viene in mente?
La politica è donna, non tutte le donne però lo hanno capito o lo vogliono capire. Molti uomini lo hanno capito da anni, ma fanno finta di nulla. A parte gli scherzi, il tema non è banale, ma non si risolve certo con i ‘serragli’, che purtroppo però alle volte sono indispensabili per far partire il domino del miglioramento. Occorre cultura, cultura, cultura…
Manifattura nord, l’ex convento di San Domenico, la parte più antica del complesso. I lavori oggi appaiono fermi. Cos’è che non è andato e cosa invece è stato fatto?
Purtroppo il fallimento della Unieco di Reggio Emilia prima e dell’Aspera di Genova poi, le due ditte che insieme ad altre aziende lucchesi costituivano l’Ati per la ristrutturazione completa della Manifattura nord, hanno minato e affondato il risultato sperato. Dopo il primo fallimento Unieco, nell’autunno del 2017, subentrò Aspera, fallita in meno di due anni. Se questi eventi sfortunati non si fossero verificati, adesso avremmo avuto la Manifattura nord completamente ristrutturata, uno spazio nuovo, meraviglioso per la città, completamente pubblico, con i front-office degli uffici comunali per cittadini e imprese, l’Expo del fumetto con caffè e bookshop, la bella piazza interna coperta, l’università del turismo. Invece, dopo che l’amministrazione, nell’agosto del 2019, aveva comunicato all’Ati la risoluzione dei contratti, le energie sono andate tutte in un faticoso lavoro per tornare in possesso del cantiere. Il complesso, non presidiato per lungo tempo a causa dell’incuria della curatela fallimentare, è stato trovato in uno stato di notevole degrado. Questo ha comportato l’affidamento urgente di lavori per la messa in sicurezza. A questo punto stiamo procedendo con un bando per nuova progettazione tramite gara europea. Un Comune, con progetti e risorse economiche, in pratica ostaggio di personaggi, diciamo… opportunisti. Anche su queste cose dovrebbero riflettere i nostri migliori al governo centrale.