Maffei: “Contro l’astensionismo rilanciamo il senso dell’impegno politico e civile”

Una riflessione dopo il voto del componente del Comitato Dossetti per la Costituzione
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sul voto di Daniele Maffei, componente del Comitato Dossetti per la Costituzione.
Come è noto anche nelle ultime elezioni si va affermando sempre più una mentalità, vera o strumentale, di molte persone che, stando a casa, pensano di punire tutti e che non vale la pena di andare a votare, perché i problemi non vengono risolti.
Vorremmo far notare che non deve essere un sacrificio ma un onore, un diritto dovere di ogni uno di noi, ma deve essere anche un atto di riconoscenza per i molti che si sono battuti o sono morti, per che noi si avesse questa libertà di scelta, nel delegare il potere a livello locale e nazionale.
Essi avevano scelto un ruolo da non dimenticare ma anzi da valorizzare nel tempo, come esempio, dove si è battuta una dittatura agguerrita e feroce e si è affermato il metodo democratico.
Un esempio: Don Giuseppe Dossetti, politico costituente, partigiano, sacerdote.
La sua figura, il suo pensiero, sono stati una molla interiore per molti cattolici democratici.
Vorremmo ricordare il suo essere profetico quando diceva, in anni ormai lontani, ma sempre attuali, che “siamo di fronte ad evidenti sintomi di degrado etico. Ogni uno si sta sentendo sempre più solo, per che le comunità dei paesi e delle periferie delle città, si stanno sgretolando sotto un martello “la relatività dei valori, che le sbriciola”. Pensiamo che ciò sia un dovere civile che va rimesso in discussione. Oggi viviamo una crisi epocale, il rimescolo dei popoli, delle culture è totale, molto più di quanto si poteva immaginare. Dobbiamo affermare, che sicuramente ci sono stati e ci sono grandi colpe, non solo errori ma anche insufficienze, per che ciò avvenisse, nelle varie rappresentanze ideologiche, organizzate e non, che hanno gestito il potere nel nostro paese.
Al sistema, anche con gli attuali partiti e movimenti, deve essere chiesto di fare un grande sforzo di intelligenza e fantasia, per interpretare l’attuale forte disagio dei cittadini, che anche ultimamente si sono espressi in libertà democratica, sui referendum.
Come cattolici democratici ,soddisfatti o delusi ma non scoraggiati, dobbiamo però continuare ad essere presenti, preoccupati nel poter spiegare al meglio, che il bene comune, positivamente inteso, è il fine da perseguire, al di là di ogni divisione politica. Rinverdire cioè, il modo di stare nella storia della società, vicina e lontana, per sconfiggere il vero principale nemico, che anche oggi insidia l’essere veri protagonisti: la scarsa sensibilità sociale con molto egoismo auto protettivo.
Quindi c’è da costruire, con nuove energie, non solo un potere che si delega, con il voto, ma anche un potere a cui si partecipa, ogni giorno con le idee, l’impegno nel politico, nella cultura, sul lavoro, nell’economia, nel volontariato per realizzare rappresentanza e partecipazione, sentendo di vivere ed agire anche per gli altri, anche per quelli che verranno, come una sfida.
Sfida che impone di trovare, nel dialogo politico, tra i più avveduti, dentro e tra i soggetti politici, sui problemi del momento, le giuste contromisure, alle divisioni, all’isolamento sociale, dei singoli e delle comunità, piccole e grandi, consapevoli che l’eventuale lieto fine non è vicino e va scritto e vissuto, coinvolgendo tutti, perché la democrazia ha bisogno delle mediazioni, di filtri.
Questo significa che anche oggi, nell’ambito delle scelte di opportunità politiche, delle realtà sociali presenti, è chiesto di non trasformare i cittadini in sudditi e di avere una spiccata etica della responsabilità, nelle sua applicazione pratica di necessaria di manutenzione, istituzionale e non.
Nessuno può sentirsi legittimato a trascurarla, nel quadro di debolezza democratica che si vive.
Speriamo che siano in molti, oggi e nel futuro a capirlo e praticarlo ma riaffermiamo la nostra identità che ci differenzia da chi vuole separare l’impegno della resistenza, larga di popolo, che non è un mito, con la carta costituzionale repubblicana, che regola il nostro vivere insieme.
Lo dobbiamo fare anche ai fini di una buona politica popolare, nazionale e locale, dove il raccordo permanente, in un mondo in forte trasformazione, tra cattolici democratici e laici non laicisti, non deve essere un lusso per anime belle, ma un obbligo di fraternità e di giustizia sociale.