Baronti (SI), lettera aperta a Fratoianni: “Il Pd non è la soluzione, ma il problema”

L’ex assessore regionale e comunale al segretario nazionale del partito: “I nostri 9 punti sono simili ai 10 punti del Movimento 5S che non è più quello del 2017”
Una lettera aperta di Eugenio Baronti al segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. Per contestare le scelte del partito a livello nazionale in vista del voto il 25 settembre.
“Sono un compagno iscritto a SI – scrive – e ti scrivo questa lettera aperta perché non condivido la gestione di questa delicatissima fase politica da parte tua e della segreteria nazionale. Io sono solo un iscritto di una piccola città di provincia, non ho la presunzione di avere la verità in tasca, molto probabilmente questo mio appello cadrà nel vuoto, però non rinuncio a combattere lo stesso la mia battaglia politica e invito i compagni e le compagne che condividono queste mie preoccupazioni di darmi una mano, di condividere e far girare più possibile questa lettera. In tutta sincerità ti dico che, leggendo le tue dichiarazioni ed interviste e sentirti dire che noi stiamo lavorando per un’alleanza progressista con il Pd e il M5S, senza Renzi, Calenda e compagnia cantante, mi sento preso in giro e perfino umiliato, quando di contro, è sotto gli occhi di tutto il paese, che il Pd ha già scelto esattamente la direzione opposta a quella a cui tu dici di lavorare e non sta nella realtà terrena pensare di potere condizionare il Pd, con i rapporti di forza attuali, addirittura in una ventina di giorni, il tempo che ci rimane da qui alla presentazione delle liste”.
“Io vedo accumularsi sopra di noi – prosegue Baronti – una serie impressionante di accadimenti senza precedenti per gravità e portata: una guerra guerreggiata in Europa; una guerra economica fatta di sanzioni e contro sanzioni; due anni di pandemia che ancora non ci ha lasciati; una crisi climatica e ambientale che sta per cancellare il diritto al futuro alle nuove generazioni; ingiustizie e diseguaglianze e una crescita esponenziale delle povertà, tutto insieme e tutto in questo nostro presente, sembra quasi la tempesta perfetta, pronta ad esplodere che già opera, condiziona e muta radicalmente la fase politica ed il contesto sociale. Di fronte a questa gigantesca mole di problemi e di sfide, questo Pd, prima con il suo campo largo a netta prevalenza centrista e liberista, ed oggi il più convinto sostenitore dell’agenda Draghi, mi appare nudo, inadeguato, inutilizzabile. Quello che serve oggi, è avviare un processo di riaggregazione di nuovo blocco sociale che possa rappresentare il corpo, l’anima e le gambe sulle quali possa camminare un progetto per un altro mondo possibile, un processo simile a quello fatto da Melanchon in Francia, attorno ad un programma adeguato alla complessità e alla portata della crisi. I nostri interlocutori non sono Renzi, Letta, Calenda, con aggiunte addirittura di pezzetti di berlusconismo come Brunetta e Gelmini, sono quei milioni di giovani ed elettori sfiduciati che non votano più, quei lavoratori che nonostante un lavoro vivono sulla o oltre la soglia della povertà, quelli che il lavoro non ce l’hanno, i sottoccupati, l’esercito immenso dei precari a vita senza prospettive, i pensionati, i tanti condannati nella marginalità sociale che semplicemente sopravvivono, cosa ben diversa dal vivere. In questo paese grazie alle politiche liberiste praticate prevalentemente da governi tecnici tutti appoggiati dal Pd ci ritroviamo oggi con 5,7 milioni di poveri assoluti e 7 milioni di poveri relativi e l’Istat ci dice che sono in crescita esponenziale. Ti immagini quanta paura fa, a questa moltitudine di persone, che vivono in questa situazione di totale insicurezza sociale, una possibile vittoria della Meloni? Ma davvero chiediamo loro un voto per salvare lo status quo per non rischiare di non farla vincere? Io penso che in questo modo anche noi contribuiamo a regalarle la vittoria”.
“Il Pd non è la soluzione, rappresenta il problema – prosegue Baronti – Un processo di rinascita di una sinistra in Italia non può avvenire stando con il Pd, dentro ad una alleanza responsabile di questo disastro sociale, un’alleanza nominalmente e formalmente contro la destra leghista e neofascista, ma che programmaticamente si identifica nell’agenda politica Draghi sostenuto nel governo della grande ammucchiata, anche dalla destra. A livello territoriale io non trovo nessuno compagno/a disposto ad impegnarsi in una campagna elettorale sotto il sole di agosto, a sostegno dell’agenda Draghi, nessuno disposto a contribuire all’affermazione definitiva di un sistema politico sempre più verticalizzato e verso una democrazia monocratica ed elitaria con un parlamento mortificato al quale Draghi si è rivolto con arroganza e con stizzito disprezzo per aver osato contraddirlo. Questa crisi ha prodotto una rottura profonda nelle coscienze delle persone. Come fate a non vedere che ormai, per la maggioranza dei cittadini che non votano, è diventata insopportabile quell’ipocrisia che contraddistingue oggi la politica, quello scarto enorme che esiste tra il dire e il fare, tra una rappresentazione pomposa degli annunci e la miseria dei fatti concreti prodotti”.
“Fermatevi fino che siete in tempo, prima di rischiare di distruggere questa piccola ma preziosa comunità politica – dice ancora l’ex assessore regionale – l’occasione è la prossima direzione nazionale, è l’occasione per recuperare il tempo perso e svoltare con determinazione nella giusta direzione. La nostra strada è scritta nelle cose è lì a portata di mano e ce la stanno indicando in tanti, e questa volta non i soliti, ma elettori stufi di dover votare sempre il meno peggio e per di più sotto il ricatto della paura. I nostri 9 punti sono simili ai 10 punti del Movimento 5S che non è più quello del 2017, che è qualcosa di diverso, che sta liberando energie positive e con il quale è del tutto possibile e realistico trovare un accordo. Noi con loro, dobbiamo costruire un campo ecosocialista e pacifista, aperto e plurale, con un programma chiaro, con alcuni obiettivi prioritari: l’uguaglianza, la pace, il disarmo, il superamento della Nato e il rafforzamento dell’Europa, la giustizia sociale, una transizione ecologica fatta di azioni concrete e non di chiacchiere, che ricostruisca equilibrio e armonia fra l’uomo e la natura”.
“Il patto di unità d’azione recentemente stipulato con Europa Verde, va bene se rappresenta un arricchimento e un contributo a questo processo, va male se ci costringe al suicidio politico dentro un’alleanza del tutto innaturale – conclude Baronti – Non bisogna fermarci qui, bisogna andare oltre e coinvolgere tutta quella sinistra sociale e politica che ci sta, evitando però di fare l’assembramento degli scontenti e degli estremisti. Questo è quello che serve al paese: mettere al centro della politica la drammaticità della questione sociale e ambientale e non possiamo farlo con chi va esattamente nella direzione opposta”.