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Unione popolare, presidio davanti a Confindustria per il salario minimo

16 settembre 2022 | 13:12
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Fra le richieste del partito dignità al lavoro, la fine del precariato e un secco no alla delocalizzazione delle imprese

Si è tenuto oggi (16 settembre), il presidio di Unione Popolare di fronte alla sede di Confindustria Toscana nord, in piazza Bernardini. La protesta è iniziata intorno alle undici della mattina, con striscioni, bandiere e volantinaggio, per ridare dignità al lavoro, chiedere un salario minimo, la fine del precariato e dire un secco no alla delocalizzazione delle imprese.

Al presidio presente anche la candidata di Unione popolare, in corsa alla Camera per il collegio plurinominale e uninominale di Lucca, l’avvocata penalista di Viareggio, Francesca Trasatti.

“Le politiche del lavoro degli ultimi trent’anni hanno avuto ad oggetto l’erogazione indiscriminata, a pioggia, alle aziende – spiega Francesca Trasatti -. Queste politiche non hanno funzionato e non hanno neanche contribuito ad evitare la fuga all’estero di aziende che prima operavano in Italia. Occorre invertire completamente la tendenza, noi di Unione Popolare proponiamo un salario minimo di almeno 10 euro l’ora ad ogni lavoratore e lavoratrice e l’indicizzazione dei salari al costo della vita. Vogliamo rendere più sicuro il mondo del lavoro, rimettendo al centro i contratti a tempo indeterminato e riformare anche il sistema pensionistico per permettere nuove assunzioni abbassando l’età per raggiungerla dai 67 anni attuali, ai 60 anni o a chi ha 35 anni di contributi. Occorre poi combattere il fenomeno delle delocalizzazioni e su questo abbiamo anche presentato un disegno di legge in Parlamento”.

Sono molte le aziende che scelgono di delocalizzare la propria produzione in altri paesi dell’estero, scegliendo anche regimi fiscali più favorevoli e avvantaggiandosi di mano d’0pera a basso costo, un fenomeno che ha colpito anche la Toscana, per esempio la Gkn di Campi Bisenzio.

Il nostro disegno di legge contro le delocalizzazioni, tutela l’occupazione – prosegue Francesca Trasatti -. E’ previsto che le aziende che vogliono delocalizzare, predispongano un piano per la tutela dei posti di lavoro, assieme ai lavoratori, qual ora questo piano non venga rispettato è prevista la restituzione di tutti i fondi pubblici elargiti dallo Stato. L’emendamento presentato invece dalle altre forze politiche, prevede comunque un piano per l’occupazione, ma qual ora non venga rispettato, ha ad oggetto soltanto una minima sanzioni e in ogni caso a distanza di un anno si ha la possibilità di licenziare senza ulteriori oneri”.