Remaschi (Terzo polo): “Famiglie e imprese da salvare: il caro energia deve essere la priorità”

Il candidato alla Camera: “Il cartario è già in ginocchio, bisogna intervenire subito per evitare le casseintegrazioni: ecco come faremo”
È stata una campagna elettorale brevissima: c’è il rischio che questo possa contribuire a un aumento della percentuale dell’astensionismo? Quale l’antidoto alla disaffezione dalle urne che si sta consolidando negli ultimi anni.
“Sì, è stata una campagna elettorale molto breve. Purtroppo però la disaffezione e l’aumento dell’astensionismo dipende dalla poca credibilità che la politica si è conquistata nei confronti degli elettori. A mio modo di vedere non c’è più la buona politica che mette al centro gli interessi del paese, c’è troppa contrapposizione, troppo antagonismo, troppo protagonismo, troppa poco concretezza. Sicuramente lavorare sulla partecipazione e recuperare un rapporto di credibilità da parte dei politici nei confronti dei nostri cittadini è un buon modo per riportare le persone a votare e a interessarsi di politica, di amministrazione, della cosa pubblica”.
Inevitabile che questa tornata elettorale sia stata condizionata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Quali soluzioni proponete per proseguire la lotta alla diffusione del Covid-19 e per mitigare gli effetti del caro energia?
“Si viene da due anni e mezzo difficili e molto complicati. Gli effetti della pandemia hanno creato molte insicurezze, molte disparità e molte criticità a livello economico e a livello familiare: dalle partite Iva alle imprese, dai risparmi delle famiglie alla capacità delle persone di arrivare alla fine del mese, di sostenere le spese e pagare gli affitti. Nel momento in cui provavamo a ripartire è arrivato il caro-energia e in generale l’aumento dei prezzi in tutti gli aspetti della vita, dalla spesa al supermercato al costo dell’energia che affossa sia le famiglie che le imprese. Una situazione che ci mette in seria difficoltà. Cosa proponiamo: per il Covid-19 sicuramente bisogna continuare nella campagna vaccinale, mi pare ci sia anche una maggiore responsabilità da parte delle persone e una maggiore consapevolezza da parte del sistema sanitario, che oggi riesce sicuramente a gestire meglio sia la fase della prevenzione che quella della gestione del virus. Per il caro-energia: dobbiamo decidere. Nel momento in cui continuiamo a essere completamente dipendenti dall’estero potremo cambiare molto poco. Ci vogliono provvedimenti urgenti per andare a ristorare famiglie e imprese, attraverso anche il disaccoppiamento del prezzo delle energie rinnovabili rispetto alle energie prodotte con il gas; poi dobbiamo fare un mix tra energie rinnovabili (che ci sono in questo paese) e nucleare, perché questo ci porterebbe a essere nel medio periodo autosufficienti e di essere quindi meno dipendenti dalla Russia e da altri paesi esportatori di gas. Il distretto cartario, dove l’energia incide per il 30 per cento sul prodotto finito, è in seria difficoltà: mi preoccupa la possibilità che ci sia un ricorso eccessivo alla cassa integrazione nei prossimi mesi, una situazione che può essere solo di breve periodo, ma mercato e occupazione devono ripartire a pieno regime quanto prima. Ed è anche per questo motivo che la politica non può dire no a tutto e a qualsiasi nuova infrastruttura o a qualsiasi nuova soluzione in campo energetico”.
Occupazione: meglio un investimento sulle politiche attive del lavoro o il rafforzamento di strumenti per garantire il reddito minimo?
“Sono contrario a mettere i due aspetti su piani contrapposti. Credo siano su due piani diversi e con questa diversità di vedute vanno trattati e affrontati, ma l’uno non esclude l’altro e sarebbe sbagliato gestire così la questione. Il reddito minimo ha un senso per garantire la sopravvivenza delle fasce sociali più deboli e fragili, ma la prospettiva deve essere quella del mercato del lavoro. Bisogna incentivare formazione scolastica ed extrascolastica per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.
Agenda Draghi o radicale cambiamento di rotta rispetto alle politiche dell’ultimo governo?
“Noi preferiamo parlare di Agenda del Terzo Polo. Riteniamo che Mario Draghi sia stato incautamente scalzato dal ruolo di premier in un momento in cui il nostro Paese aveva bisogno di tutto tranne che di andare alle elezioni. Draghi è una persona fortemente rappresentativa del nostro Paese in Europa e nel mondo: oggi però sarebbe un po’ velleitario parlare di Agenda Draghi perché Mario Draghi ha chiaramente detto che non vorrà più fare parte di nessun governo nel futuro. Però tutto quello che era stato avviato da Draghi è fondamentale che venga fatto ripartire al più presto e questa è l’Agenda del Terzo Polo”.
È necessario, una volta insediato il nuovo parlamento pensare a una riforma elettorale? In quale direzione?
“Andare al voto con questa legge elettorale è una vergogna. Ancora peggio andare al voto con questa legge elettorale e la riduzione del numero dei parlamentari. Noi infatti avevamo votato contro alla riduzione dei parlamentari, proponendo in alternativa l’introduzione di un tetto agli stipendi dei parlamentari. Ridurre i parlamentari significa dare meno rappresentanza ai territori, soprattuto quelli più periferici. La nostra è una repubblica parlamentare e vista la situazione partitica attuale credo si possa tornare tranquillamente al proporzionale puro. E non mi si dica che poi ogni anno e mezzo cambieranno i governi, perché sono cambiati anche con i sistemi maggioritari. Tuttavia credo che anche da questa tornata elettorale usciremo con maggioranze instabili e coalizioni litigiose e questo sarà un problema per il Paese”.
Può essere la prossima legislatura quella delle riforme istituzionali: cosa à più urgente modificare e con quale obiettivo?
“Penso proprio di no. Penso che le riforme costituzionali si fanno con maggioranze larghe e condivise. Oggi il Paese ha bisogno di cambiare passo e di ripartire con certezze e stabilità. Se ci sarà modo di fare riforme costituzionali bene, ma dovranno essere riforme condivise da tutte le forze parlamentari e dovranno interessare la possibilità di semplificare e innovare i processi burocratici che molto spesso bloccano il nostro Paese e rendono praticamente inapplicabili molte leggi”.
Uno sguardo a Lucca: quali istanze più urgenti e rilevanti dal territorio portereste a Roma?
“Il tema più urgente è quello legato all’energia: dobbiamo trovare risposte immediate per ristorare famiglie e imprese e partite Iva, altrimenti ci troveremmo ad affrontare un autunno e inverno complicatissimi. E altrettante risposte vanno trovate per far ripartire pienamente la nostra economia, le nostre industrie, le nostre imprese. Le altre istanze che riguardano il territorio lucchese le conosciamo bene: tra tutte, quella dello sviluppo infrastrutturale del nostro territorio. Un paese moderno, che vuole essere competitivo a livello imprenditoriale e industriale, oltre che turistico e culturale, non può essere nelle condizioni in cui si trova oggi Lucca a livello di infrastrutture. Abbiamo bisogno di spendere le risorse che abbiamo e che abbiamo ferme da anni per litigi interni al Partito Democratico. Dobbiamo investire queste risorse con buona progettualità per non stravolgere il nostro paesaggio, ma non possiamo ingessarci rispetto a queste tematiche”.