Tambellini: “San Concordio? Con le denunce volevamo solo difendere il Comune”

L’ex sindaco: “Il ritiro dell’azione legale non mi stupisce ma resta la gravità di quanto fu affermato”
“Quando le istituzioni sono diffamate non è possibile tacere o far finta di niente, se si vuole che le istituzioni rappresentino ambiti di onestà e affidabilità, ai quali ci si rivolge con fiducia”. Con queste parole l’ex sindaco Alessandro Tambellini rompe il silenzio di questi giorni e commenta la decisione della nuova maggioranza che amministra il Comune di ritirare le denunce nei confronti di 4 cittadini per le critiche ai lavori dei quartieri social a San Concordio.
“Con tutto quello che dalla passata opposizione è stato detto sulla questione, sono stato addirittura paragonato simultaneamente a Putin, nella repressione del dissenso, e a Bolsonaro, quale distruttore di vegetazione – ricorda Tambellini – una simile decisione era senz’altro attesa, direi anzi scontata. Mi preme tuttavia rilevare che per i lavori a San Concordio, a parte le contestazioni, con parole irripetibili, quando mi recai sul posto per far riprendere i lavori bloccati da alcuni manifestanti, sono stati inoltrati esposti presso la Procura della Repubblica in cui si paventavano i reati di falso in atto pubblico e di truffa ai danni dello Stato. Sciocchezzuole che, se portate in giudizio, prevedono fino a 10 anni e più di carcere”.
“Senza contare – aggiunge – il risarcimento finanziario, in termini di danno erariale, quantificabile in 4-5 milioni di euro. Il fatto grave è stato che, dopo la richiesta di archiviazione da parte del giudice per le indagini preliminari, i rappresentanti del comitato si sono comunque espressi, insistendo sulle presunte irregolarità, come testimoniano le prese di posizione assunte attraverso i social. Nelle reprimende dell’opposizione e di coloro che dell’opposizione erano fiancheggiatori, si insisteva sull’attacco portato dal Comune alla stabilità e alla tranquillità delle famiglie dei cittadini che contro il Comune si erano mossi con le modalità che ho sopra spiegato. Ripeto quel che già in passato ho avuto modo di affermare. Forse le nostre famiglie – la mia, quella dell’assessore Giovanni Lemucchi, quella del dirigente Maurizio Tani – erano da mandare in malora, da rovinare con le conseguenze che si potevano avere in seguito all’accusa di reati tanto rilevanti?”.
“Ma – aggiunge l’ex sindaco – a parte gli aspetti che hanno riflessi di carattere personale, pur molto gravi, ciò che conta realmente è l’ombra di infamia gettata sul Comune, come se l’ente fosse una cricca di individui disposti a tutto pur di ottenere le finalità volute e concordate da alcuni. È la salvaguardia dell’integrità etica e morale del Comune di Lucca, di cui eravamo temporanei rappresentanti, che ci ha mossi ad agire contro il Comitato, anche per la giusta tutela del lavoro onesto dei funzionari e dei dirigenti che giornalmente operano al servizio della comunità. Non tutto è permesso al cittadino nei confronti delle istituzioni. Quando le istituzioni sono diffamate non è possibile tacere o far finta di niente, se si vuole che le Istituzioni rappresentino ambiti di onestà e affidabilità, ai quali ci si rivolge con fiducia. Non eravamo – e non siamo – disposti a far sì che tutto che appartiene alla vita istituzionale sia assimilabile alla sporcizia e al pantano. E ricordo all’assessore Barsanti, il quale nella conferenza stampa ha parlato della necessità di ‘maggior ascolto dei cittadini’, che molto spesso alcuni cittadini, grazie alle loro azioni e ai loro attacchi, possono bloccare decisioni che vanno nella direzione dell’interesse generale. Dove ora è la Piazza Coperta in fase di ultimazione, c’era un cantiere con un buco aperto pieno d’acqua stagnante: era il parcheggio sotterraneo del cosiddetto Steccone, voluto dall’amministrazione precedente alla mia. Abbiamo trovato una soluzione che consentisse di non buttare via il lavoro e le risorse cospicue spese in precedenza. Ne abbiamo parlato negli incontri con il quartiere. Altrettanto è avvenuto per i progetti della passerella coperta lungo la Montagnola, per il piazzale Aldo Moro, per il Parco Sahrawi, visto che la zona della Montagnola era scarsamente fruibile e la Piazza Aldo Moro era priva di sistemi di scolo delle acque piovane. Ci siamo consultati col quartiere. Poi abbiamo preso le decisioni che ritenevamo di interesse generale. Con responsabilità e coraggio. Perché un amministratore pubblico, nell’onestà dei comportamenti, deve avere il coraggio delle decisioni. Noi l’abbiamo avuto. E se nel nostro paese il coraggio di decidere secondo una prospettiva di interesse collettivo non fosse mancato, forse non saremmo nella situazione critica in cui oggi ci troviamo”.