Via i riferimenti alla Resistenza dalle concessioni comunali, l’Anpi: “Senza riferimento all’antifascismo il testo si svuota di significato”

6 gennaio 2023 | 13:11
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Via i riferimenti alla Resistenza dalle concessioni comunali, l’Anpi: “Senza riferimento all’antifascismo il testo si svuota di significato”

La presidente Ciucci: “Dai consiglieri Ricci e Di Vito una scusa non richiesta. Il vero obiettivo è nelle parole del capogruppo Fdi, Lido Fava, che rinnega i valori della Resistenza”

“I presentatori della mozione approvata dal consiglio comunale dello scorso venerdì 27 dicembre, che chiede di eliminare il riferimento alla Resistenza e il ripudio di fascismo, nazismo, ideologie razzista, xenofobe o antisemite, omofobe e antidemocratiche, portatrici di odio o intolleranza religiosa nella dichiarazione necessaria per ottenere spazi e contributi comunali, sono nuovamente intervenuti insieme all’assessore e al loro partito sui motivi della loro proposta, come per fornire una scusa non richiesta”. Parole di Rosalba Ciucci, presidente del comitato Anpi sezione di Lucca, che torna a pronunciarsi contro la mozione proposta dai consiglieri Di Vito e Ricci durante il consiglio comunale di venerdì 27 dicembre, approvata dalla maggioranza.

“Dopo averlo fatto nel testo della mozione e negli interventi – dice l’associazione – ritornano come in un mantra sulla sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa della regione siciliana che asserisce l’incostituzionalità di una norma del Comune di Trapani, analoga a quella che la loro mozione chiede di eliminare, oltre a sostenere che essa configurerebbe un aggravio amministrativo. Non c’è bisogno di essere dei luminari di diritto costituzionale o di diritto amministrativo per capire che sulla costituzionalità delle norme decide, in ultima istanza, la corte costituzionale, e che l’organo citato è competente solo per la Regione Sicilia”. 

“Vale la pena di aggiungere – spiega Anpi – che la decisione invocata del consiglio di giustizia della Sicilia, costituisce un unicum, peraltro fondatamente ed espressamente criticato dalla giurisprudenza successiva (Tar Lombardia Brescia, 26.2.2020, n. 166), che ha pure stigmatizzato chiunque pretende di ridurre a mere espressioni labiali i pronunciamenti di adesione alla Costituzione”.

“Di fronte a casi analoghi il Tar della Lombardia – elenca Anpi – sezione di Brescia (sentenza 8 febbraio 2018 n. 68), ha stabilito che ‘all’associazione ricorrente (Casa Pound) non è stato richiesto di dichiarare di ‘condividere i valori dell’antifascismo’, bensì di ripudiare l’ideologia fascista […], la cui affermazione sarebbe, invece, evidentemente incompatibile con la dichiarata volontà di rispettare i principi costituzionali” e ‘ritenuto, pertanto, che la richiesta di dichiarare di ripudiare l’ideologia fascista non possa essere qualificata come lesiva della libertà di pensiero e di associazione, dal momento che se tale libertà si spingesse fino a fare propri principi riconducibili all’ideologia fascista sarebbe automaticamente e palesemente in contrasto con l’obbligo e l’impegno al rispetto della Costituzione italiana’. La citata sentenza del 26 febbraio 2020, numnero 166, contrastando esplicitamente la tesi del consiglio di giustizia siciliano, ha precisato anche che la dichiarazione di ripudio del fascismo ‘non lede il principio di non aggravamento del procedimento amministrativo’. Il Tar del Piemonte (sentenza 18 aprile 2019 numnero 447) ha anche stabilito che ‘Dichiarare di aderire ai valori della Costituzione, ma nel contempo rifiutarsi di aderire ai valori che alla Costituzione hanno dato origine e che sono ad essa sottesi, implicitamente ed esplicitamente, significa vanificare il senso stesso dell’adesione, […] privandola di ogni valenza sostanziale e simbolica’”.

“Il punto, lo ribadiamo, è questo: la mozione e la maggioranza che l’ha approvata, nello scindere l’adesione alla Costituzione dall’antifascismo, svuotano di significato questa adesione – argomenta la presidente Rosalba Ciucci – Nell’articolo, come nelle dichiarazioni del sindaco alla fine del consiglio, si aggiunge che la norma di cui si chiede l’abrogazione andrebbe bene, purché si aggiungesse una dichiarazione di anticomunismo. Qui non c’é spazio per dimostrare che l’equiparazione di antifascismo e anticomunismo è un’insostenibile espressione del peggior revisionismo storico; ricordiamo solo che la Costituzione a cui gli esponenti della destra si sono più volte richiamati è stata firmata da Umberto Terracini, uno dei fondatori del partito comunista italiano, presidente dell’assemblea costituente. Resta una contraddizione evidente: perché una dichiarazione di antifascismo violerebbe l’articolo 21 della Costituzione e una dichiarazione di anticomunismo no? Ciò detto, prima che il sindaco prendesse la parola per sostenere che antifascismo e Resistenza sono divisivi, il senso dell’operazione affidata ai consiglieri Di Vito e Ricci è stato disvelato in consiglio da Lido Fava di FdI, che ha onestamente dichiarato: ‘Mai firmerei un documento in cui si fa riferimento alla condivisione dei valori della Resistenza’. Con lui, verosimilmente, gran parte degli esponenti della destra. Come nella favola, il re è nudo”.