Potere al Popolo: “Piena condanna del 41 bis, è una forma di tortura di Stato”

22 febbraio 2023 | 16:45
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La portavoce di Lucca, Nicoletta Gini: “Due sentenze della corte dei diritti europea ne chiedono la cancellazione”

Il dibattito intorno al carcere duro è tornato di attualità a seguito della vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito, che si trova in regime di 41 bis da maggio e da più di 100 giorni sta affrontando uno sciopero della fame che ne ha minato ke condizioni fisiche. Ad avere le idee chiare sul tema sono i militanti di Potere al Popolo, che dal 2018, anno della fondazione, hanno nel proprio programma l’abolizione del 41 bis.

“Da quando siamo apparsi sulla scena politica, noi abbiamo sempre condannato il 41 bis come un regime di tortura su persone che sono in completa disponibilità dello Stato – spiega la portavoce di Potere al Popolo Lucca, Nicoletta Gini – Si tratta di un regime che non dimostra la sua efficacia, nel separare il detenuto da altri membri della criminalità organizzata che si trovano al di fuori del sistema carcerario. Ma diventa uno strumento per distruggere lo stato psicofisico di una persona attraverso una tortura di Stato. Al suo interno, il detenuto viene incarcerato in celle di 2 pr 3 metri, gli viene impedita qualsiasi forma di intrattenimento, il cambio degli indumenti o di poter fare movimento durante l’ora d’aria”.

“Naturalmente non siamo gli unici a condannare il 41 bis – aggiunge Nicoletta -, ci sono anche due sentenze della Corte europea dei diritti umani, del 2018 e del 2019, che condannano questo strumento di tortura, che va contro la convenzione europea dei diritti umani”.

Il 41 bis nasce come forma di contrasto a vari tipi di criminalità organizzata, le Brigate Rosse prima, le organizzazioni mafiose successivamente, oggi viene applicata anche per alcuni reati di terrorismo. Al centro del mirino dei magistrati stavolta è rientrata la galassia anarchica, Alfredo Cospito, leader della Federazione anarchica informale–Fronte rivolzionario internazionale (Fai-Fri) è stato condannato a 20 anni di reclusione per un attentato dinamitardo contro una scuola di carabinieri. A maggio dello scorso anno, l’allora ministra della giustizia Marta Cartabia, concesse l’applicazione del regime carcerario duro ad Alfredo Cospito, perché secondo i magistrati poteva coordinare le attività eversive da dentro il carcere. Da più di cento giorni Cospito sta affrontando uno sciopero della fame per chiedere l’abrogazione del 41 bis.

“La galassia anarchica non è assolutamente pericolosa in termini di pervasività e di organizzazione sul territorio nazionale – precisa Nicoletta Gini, portavoce di Potere al Popolo -. Ma anche per quanto riguarda la criminalità organizzata, il discorso del 41 bis risulta, oltre che incostituzionale e immorale, totalmente inefficace. Basti pensare che alla connivenza tra Stato e Mafia, possiamo osservarlo anche direttamente sul nostro territorio. Pensiamo allo scandalo Keu e quello che è successo nel distretto delle concerie. Nel momento in cui si taglia la testa ad un’organizzazione mafiosa, la stessa misura risulta poi totalmente inefficace contro l’infiltrazione nei territori. Il caso Cospito dimostra chiaramente come il 41 bis sia utilizzato in termini politici, perché nel momento in cui lui ha espresso le sue idee al di fuori del carcere, prima che finisse appunto al 41 bis, ciò che ha fatto, viene immediatamente equiparato alle modalità di controllo del territorio che faceva Provenzano con i suoi pizzini. E questo non ha assolutamente senso”.

Qual è invece la situazione in cui versa la casa circondariale di San Giorgio a Lucca? “È uno degli esempi delle terribili condizioni in cui versa il sistema carcerario italiano – dichiara Nicoletta – Sia in termini strutturali, perché è uno dei carceri più deteriorati, sia perché al suo interno si scontano pene molto brevi, quindi con persone con cui è più difficile cercare di costruire un percorso di rieducazione e recupero. Si tratta anche di reati minori – conclude – probabilmente questi reati potrebbero anche essere prevenuti attraverso un rafforzamento del welfare socio-sanitario e assistenziale su tutto il territorio”.