Tagli alla sanità, Remaschi porta il caso in Regione: “La riforma del 118 è impraticabile”

In tanti al consiglio comunale straordinario a Coreglia: “È necessario far sentire la nostra voce su questo argomento”
“Una sanità pubblica all’altezza della nostra regione è una sanità che è vicina ai bisogni dei cittadini: non è una questione solo politica, è soprattutto una questione di umanità”. Questo l’intervento del sindaco di Coreglia Antelminelli e presidente dell’Unione dei Comuni della Mediavalle del Serchio, Marco Remaschi, durante il consiglio comunale straordinario in seduta aperta – convocato proprio dall’amministrazione coreglina – che ieri sera (9 marzo) ha visto la partecipazione di tante persone, cittadini, medici, operatori sanitari, associazioni di volontariato, sindacalisti.
Una grande mobilitazione che testimonia e conferma la necessità di discutere apertamente sul tema della sanità locale, in particolare quella della Valle del Serchio, anche alla luce della riforma del 118, del sistema di emergenza – urgenza e del funzionamento dei pronto soccorso, portata avanti dalla Regione Toscana.
Oltre alla giunta e ai consiglieri comunali, al consiglio straordinario sono intervenuti Umberto Quiriconi, presidente dell’ordine dei medici di Lucca, Rossana Giusfredi, responsabile del tribunale dei diritti del malato, Michele Massari della Cgil, Pietro Casciani della Uil, Giulio Baldacci della Cisl, Nico Lucchesi, infermiere al pronto soccorso dell’ospedale di Castelnuovo di Garfagnana, Mauro Giannotti, Governatore Misericordia di Castelnuovo Garfagnana, Gabriele Bertolacci, vicegovernatore della Misericordia di Borgo a Mozzano, Alberta Tomei, infermiera.
“Il sistema sanitario regionale soffre – esordisce il sindaco Remaschi -. Soffre per la carenza di personale e per la mancanza di un’organizzazione funzionale. Soffre al punto che un numero nutrito di medici toscani (circa 300) di pronto soccorso hanno firmato una lettera che minaccia dimissioni collettive se non cambiano le cose. Serve una sanità in grado di far stare bene i cittadini e gli operatori medici e sanitari, di garantire assistenza e cure adeguate. Oggi ci sono incontestati fatti che stressano i pronto soccorso e non consentono loro di offrire la risposta in tempi adeguati alla legittima domanda di salute. Assumere senza essere attrattivi non risolve il problema: il problema, infatti, è proprio che la sanità toscana non è più attrattiva per i giovani medici che prediligono il settore privato o addirittura andare all’estero. In Toscana, nel 2019 120 medici hanno lasciato la sanità pubblica e nel 2020 sono stati 130, 150 medici nel 2021 e ben 160 nel 2022. Ma i disservizi non si risolvono solo con la pur necessaria e urgente acquisizione di nuove risorse professionali, è necessario organizzare queste strutture con personale dedicato, altamente specializzato al fine di poter fornire le risposte attese dai nostri cittadini”.
“È necessario altresì che si pensi un’indennità integrativa per chi lavora al pronto soccorso e che è sottoposto a responsabilità e stress quotidiani – prosegue Remaschi -. Specialmente in zone come la nostra, l’emergenza-urgenza e il pronto soccorso sono ‘l’ospedale’. La riforma che è stata approvata dalla Regione Toscana sul 118 è impraticabile, deve essere rivista, perché si rischia di ottenere una disparità nei territori. Va inoltre ricordato l’indispensabile ruolo che svolge lo straordinario mondo del volontariato, senza il quale la risposta ai tanti bisogni socio-sanitari dei nostri cittadini non potrebbe essere assolta. In ragione della crisi economica, aumento del costo dei carburanti, luce e gas, questo mondo oggi rischia di non farcela. Per altro i costi della Regione Toscana per il servizio di emergenza-urgenza che viene assolto dal volontariato sono 4/5 volte inferiori a tante altre Regioni del nostro paese. La politica alta, quella che decide, deve avere una visione della sanità pubblica. Non si può lavorare in emergenza. Ci vuole un rapporto più sinergico con i cittadini, le comunità, il volontariato, il personale sanitario. Quest’ultimi sono stati fondamentali per gestire la pandemia. L’unica strumentalizzazione evidente oggi è quella di chi, anche tra i rappresentanti regionali del nostro territorio, non conosce i problemi o non ha la forza politica per essere ascoltato, io opto per la seconda che è anche peggio. È necessario far sentire la nostra voce su questo argomento”.
Al termine della seduta, il consiglio comunale ha approvato all’unanimità la volontà di redigere un atto di indirizzo contenente le preoccupazioni sulla situazione del servizio di emergenza-urgenza e funzionamento del pronto soccorso e gli interventi emersi durante la serata. Il sindaco Remaschi si farà, quindi, portavoce delle richieste nelle sedi opportune, in particolare nella conferenza zonale dei sindaci, e il documento, condiviso con le forze politiche, sindacali, di categoria, sarà inviato alla giunta regionale, al presidente Eugenio Giani, all’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini, al presidente della commissione regionale sanità e al presidente dell’azienda Usl Toscana nord ovest.
Gli interventi
Tanti gli interventi del consiglio comunale straordinario in seduta aperta sulla sanità convocato ieri sera, nella sede distaccata del comune di Coreglia Antelminelli a Ghivizzano.
Il presidente dell’ordine dei medici di Lucca, Umberto Quiriconi sostiene che “la riorganizzazione del sistema sanitario nazionale è indispensabile. È vecchio, risale agli anni Settanta, il bisogno di salute è cambiato. Adesso vogliamo un benessere sia fisico che sociale. Ma per fare questo servono medici, serve una remunerazione adeguata, la possibilità di fare carriera, di investire sul proprio futuro. Neanche a me piace la riforma del 118 proposta: una riforma serve, perché al momento il 98% dei turni del 118 sono coperti da infermieri. Passando poi alla medicina territoriale: serve un’organizzazione tale che liberi i medici dalla burocrazie e dalle scartoffie”.
Rossana Giusfredi, responsabile tribunale diritti del malato, aggiunge: “Siamo in evidente carenza di personale e inevitabilmente i pazienti subiscono disservizi e ritardi. Ci mancano 700 medici e 5000 tra infermieri e oss. È indispensabile rivedere il tetto dei costi per il personale e attrarre nuove persone”.
Michele Massari, Cgil, commenta: “In vent’anni abbiamo perso in Italia 40 mila posti letto, 37 mila persone. Non basta assumere, è indispensabile riorganizzare e dare forza al piano assunzioni a livello regionale che al momento è fermo. Inevitabilmente il cittadino vede e subisce disservizi, soprattutto nelle nostre zone. Pongo l’attenzione sul tema della presenza del medico dell’ambulanza: come può un volontario o una persona che ha sulle spalle solo un corso di primo soccorso prendersi le responsabilità di un medico? Voglio avere le stesse chance di cavarmela dei cittadini di Lucca e Pisa”.
Pietro Casciani, Uil, e Giulio Baldacci, Cisl, si uniscono alla necessità di cambiare il sistema, rimarcando l’urgenza di invertire la fuga dal pubblico verso il privato. Anche Baldacci conferma il bisogno di mantenere il medico sull’ambulanza. Nico Lucchesi, infermiere dell’ospedale di Castelnuovo ha portato la sua esperienza, indicando come la carenza di personale comporta ritardi, lungaggini e inevitabili disservizi a discapito dei pazienti.
Il vicegovernatore della Misericordia di Borgo a Mozzano, Gabriele Bertolacci, invece, punta l’attenzione sulla necessità di sburocratizzare il sistema sanitario, portando inoltre l’esempio dell’auto medicalizzata borghigiana che non viene utilizzata se non per il trasporto d’urgenza tra ospedali.
Mauro Giannotti, Governatore della Misericordia di Castelnuovo di Garfagnana e rappresentante del comitato di coordinamento delle Misericordie dell’area lucchese. “Ringrazio per l’opportunità che ci è stata data di poter parlare in un’occasione di questo tipo – commenta -. Ringrazio anche tutte le figure sanitarie che lavorano sul territorio, nonostante le difficoltà che stiamo vivendo. Abbiamo delle difficoltà grandi: siamo al fianco delle istituzioni, ma dobbiamo guardare dove andiamo a sbattere. Come associazioni ci facciamo carico di altri servizi per poter mantenere in piedi il servizio di 118. Le problematiche che potremo avere è che ci saranno ancora più richieste di trasporto alle quali non sapremo rispondere o risponderemo in ritardo, perché non avremo né mezzi né personale che potrà guidare l’ambulanza”.
Alberta Tomei, infermiera in forze sull’ambulanza nella Valle del Serchio, rassicura la popolazione: “Sono anni che a casa dei paziente arrivano le ambulanze con solo gli infermieri a bordo. Abbiamo le stesse competenze dei medici, possiamo somministrare farmaci e chiamare l’elisoccorso. Voglio solo rassicurare che la vita dei pazienti non è in pericolo”.