Il caso Luciani finisce in Parlamento, scatta l’interrogazione ai ministri

Bonafè, Fossi, Furfaro, Simiani, Gianassi, Boldrini e Di Sanzo: “Fatti gravissimi, si facciano verifiche e si prendano provvedimenti a tutela della democrazia e delle libertà costituzionali”
Fare luce sul caso del libro di Luciano Luciani, la cui presentazione inizialmente prevista alla biblioteca civica Agorà è stata poi annullata ad una settimana dall’evento.
Il caso che è diventato campo di polemica politica approda anche in Parlamento, con una interrogazione ai ministri dell’Interno, della giustizia e della cultura. A presentarla alcuni parlamentari del Pd: Simona Bonafè (prima firmataria), Emiliano Fossi, Marco Furfaro, Marco Simiani, Federico Gianassi, Laura Boldrini e Christian Di Sanzo.
La questione è, infatti, finita al centro dell’attenzione dei membri del Parlamento, che chiedono ai ministri se non ritengano di dover fare luce su fatti ritenuti “gravissimi”.
“L’episodio – si legge nell’interrogazione – sarebbe stato denunciato dagli esponenti di opposizione in consiglio comunale di Lucca (Partito Democratico, Lucca Futura, Sinistra con Lucca – Sinistra Civica Ecologista, Lucca Civica-Volt-Lucca è popolare, Lucca è un grande noi) che avrebbero dichiarato che Luciano Luciani ‘aveva chiesto e ottenuto l’uso della sala all’Agorà dal mese di febbraio e che in seguito alla diffusione della locandina dell’evento, ha ricevuto un’email di diniego per presunte ‘indisponibilità’. Vano il tentativo di rifissare un’altra data: dal Comune hanno fatto sapere che non è possibile'”.
Al centro dell’interrogazione finisce anche l’assessore alla cultura: “La decisione – scrivono i parlamentari firmatari dell’interrogazione – sarebbe stata presa dall’assessore comunale alla cultura Angela Mia Pisano in quanto titolare delle cultura e responsabile degli spazi comunali interessati che ha dato indicazione agli uffici di cancellare l’evento e sostituirlo con un altro”. “Dietro l’annullamento dell’evento – si legge ancora – vi sarebbe comunque l’intervento dell’assessore Fabio Barsanti, in carica dal 2022 ma già eletto in consiglio comunale nel 2017 nella lista denominata CasaPound. Lo stesso Barsanti si è definito testualmente ‘fascista’ (come testimoniato da una intervista mandata in onda il 10 giugno 2017 sulla rete locale DìTv Canale 89). Qualora tali notizie venissero confermate l’annullamento della presentazione del ljbro sarebbe quindi gravissima perché non motivata ufficialmente ma decisa esclusivamente per motivazioni ideologiche, peraltro da esponenti della giunta comunale che fanno riferimento a movimenti politici di palese e dichiarata ispirazione fascista”.
“Tali ipotesi – si legge ancora – verrebbero confermate dai toni estremisti utilizzati dallo stesso Fabio Barsanti che recentemente ha dichiarato come ‘la sinistra debba essere uccisa definitivamente, ma per farlo occorre affrontarla e combatterla sui terreni dov’è dominante: cultura e informazione'”. Da qui la richiesta “se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano conseguentemente opportuno fare luce sui fatti descritti e sulle motivazioni ad essi sottese, nonché se non ritengano eventualmente necessario adottare le misure di propria competenza più adatte a garantire il confronto democratico e le libertà costituzionali“.