Giannini (Pd): “L’Inno a Roma? Uno scivolone etico che andrà a penalizzare l’immagine della città”

La lettera aperta del consigliere del Partito democratico a Venezi: “Ha parlato di armonia delle genti in nome della musica, poi ha deliberatamente politicizzato la piazza”
“Uno scivolone etico, che andrà a penalizzare l’immagine della città”. Così anche il consigliere comunale del Partito Democratico Gianni Giannini critica la scelta di Beatrice Venezi di chiudere il concerto di inaugurazione delle celebrazioni pucciniane di ieri sera (11 luglio) con l’Inno a Roma.
“Gentile ‘direttore’, come cittadino, ieri sera ero ad ascoltare il concerto di apertura delle Celebrazioni pucciniane – spiega Giannini -. Trovavo l’occasione stupenda per godere delle musiche del maestro nella splendida cornice di una piazza all’aperto. Sono un esponente del Partito Democratico, nonché consigliere comunale. Nel fare la fila per prendere i biglietti gratuiti messi a disposizione, non mi sono fatto distogliere dalle polemiche sulla organizzazione dell’evento e sull’operato del suo presidente, non ho dato caso alla avversione che certe sue esternazioni pubbliche hanno creato in tante menti, e infine non ho dato particolare peso a recenti accuse al suo indirizzo provenienti dalla Francia. Non l’ho fatto perché la musica ed il bel canto erano il fine principale di una serata che doveva rimanere nei ricordi dell’animo di ognuno. Considero una orchestra, insieme al suo direttore come un corpo unico che produce sensazioni e che non può pagare prezzo sulle opinabili ideologie del singolo”.
“Ho apprezzato la proposizione di una scaletta con brani meno conosciuti di opere che raramente troviamo rappresentate a teatro e la bravura interpretativa dei cantanti – prosegue Giannini -. Insomma una serata piacevole che ho ascoltato quasi spalla a spalla con miei colleghi consiglieri di opposta area politica. Ho fatto quello che a parole ha anche lei, con grande ipocrisia, ha auspicato richiamando alla armonia delle genti in nome della musica. Sono rimasto molto colpito invece quando nel suo annunciare un pezzo poco conosciuto di Puccini, ha voluto istigare una polemica, ben consapevole del peso che quel pezzo, quel testo avevano avuto in tempi più bui per il paese nella esaltazione di un ruolo e di una ideologia ancora purtroppo viva nella storia moderna. Ecco, in quel momento lei ha politicizzato la piazza, facendo esattamente il contrario di quello che molto ipocritamente andava professando. Una piazza che fino a quel momento aveva adorato in religioso silenzio le musiche, la professionalità interpretativa e le apprezzabili voci dei protagonisti della serata”.
“Ed il grido della piazza a favore della scelta dell’interpretazione, ha raccolto appena un risibile consenso ideologico che fino a quel momento non si sarebbe evidenziato. Se voleva far parlare di sé, c’è riuscita egregiamente: nel suo mondo troverà consensi e strette di mano. A lei è imputabile la scaletta dei brani della serata tenuta segreta al pubblico fino a fine serata – conclude -. Inoltre, riteniamo responsabili di questo scivolone etico, che andrà a penalizzare l’immagine della città, svalutando la consistenza culturale delle celebrazioni in atto, tutti coloro che hanno condiviso la scelta e volutamente l’hanno tenuta segreta, preferendo la critica di sciatteria organizzativa piuttosto che apertamente dichiararsi storici nostalgici”.