Mammini: “Il piano operativo? Cecchini dice solo ovvietà”

La consigliera del Pd: “Affermare che sarà modificato è qualcosa di scontato. Uno strumento del genere non si può basare solo sulla fattibilità economica”
“Ribadire che il piano operativo adottato sarà approvato con tutte le modifiche possibili è ribadire l’ovvio, lo scontato, il già detto e ridetto da quattordici lunghi mesi. Quelle della minoranza non sono accuse di immobilismo, sono la realtà, l’evidenza”. Così la consigliera comunale del Pd ed ex assessora all’urbanistica, Serena Mammini, replica a Elvio Cecchini. Il consigliere delegato al piano operativo ha fatto il punto sull’iter del piano operativo verso l’approvazione.
“Finalmente, dopo oltre un anno, il consigliere architetto delegato Cecchini – esordisce Mammini – ha capito come funziona la legge regionale sul governo del territorio. Alla vigilia di Santa Croce leggiamo sulla stampa che ha illustrato la road map ai soli capigruppo della maggioranza. Si vede che quelli di minoranza sono figli di nessuno. Evidentemente per i civili la centralità del Consiglio comunale è importante solo negli anni pari”.
“Ribadire che il piano operativo adottato sarà approvato con tutte le modifiche possibili è ribadire l’ovvio, lo scontato, il già detto e ridetto da quattordici lunghi mesi – va avanti Mammini -. Quelle della minoranza non sono accuse di immobilismo, sono la realtà, l’evidenza. È ovvio che gli uffici abbiano lavorato con impegno durante tutto questo tempo alle osservazioni pervenute, a partire dalla loro regolarità tecnica, e ci mancherebbe che non lo avessero fatto. Sarebbero stati insolitamente piuttosto scarichi di lavoro, visto che in ambito urbanistico in oltre un anno sono state fatte soltanto alcune varianti semplificate per progetti Pnrr per lo più votate all’unanimità. Del resto l’attuale minoranza, su progetti fondamentali per la città, non specula inutilmente per questioni di colore politico, ma spinge in avanti convintamente”.
“Ma un anno, proprio per quei cittadini che avrebbero voluto o vorranno intervenire sul territorio, dagli interventi minimi fino agli investimenti più importanti, è lunghissimo – afferma Mammini -. L’architetto Cecchini lo saprà meglio di chiunque altro quanto sia importante la certezza dei tempi per gli investimenti, essendo titolare di uno studio privato. Ma saprà anche che un piano urbanistico non può tutelare solo e soltanto l’interesse privato, ma deve cercare un equilibrio tra le varie esigenze. Meraviglia infatti leggere, da quello che fu il candidato a sindaco dei ‘civili’; attaccatissimi, a detta loro, al bene comune, che il primo criterio per la progettazione urbanistica sia la fattibilità economica”.
“Importante certo, ma non l’unico punto di partenza – sostiene Mammini -. Immaginate cosa sarebbero le città oggi se fossero basate solo sulla loro fattibilità economica. E come può dispiacere a uno strenuo difensore del bene comune la regola che vige nel Piano operativo adottato, cioè che i grandi interventi sul territorio restituiscano qualcosa alla comunità in termini di servizi – siano essi parcheggi, verde attrezzato o altro – per tutti? Preferisce, come è accaduto più volte in passato, che grandi interventi sul territorio abbiano donato alla comunità piccole aiuole per le minzioni canine, quando andava bene? Non possiamo credere che per il consigliere architetto delegato l’unico afflato di passione per preservare il bene comune sia stato solo quello per la Manifattura sud, che invece vedeva impegnati ingenti mezzi da parte della locale Fondazione Cassa di Risparmio, studi professionali e risorse. Cecchini inoltre parla di ‘pesante eredità’ lasciata dalla precedente amministrazione, ignaro forse di ciò che voglia dire per un amministratore ereditare ‘cose pesanti’ e magari casse vuote. Cosa pensava di trovare negli uffici dopo un mandato amministrativo, fogli bianchi, o i famosi sforamenti delle Utoe come è toccato ad altri? Oppure un certo ordine, una visione politica, progetti più o meno avviati, un Piano strutturale approvato, un Piano operativo adottato che necessita dell’ultima, fondamentale, fase delle controdeduzioni, e non da ultimo un Regolamento edilizio (quello sì che si occupa dei dettagli) pronto per la discussione con le categorie? Non dimentichi il consigliere Cecchini che la redazione del piano operativo è stata sopraffatta da una pandemia, che non è stata una passeggiata e che inevitabilmente ha avuto riflessi sulla vita di tutti e quindi anche sul piano”.
“Infine il consigliere delegato, nel riferire la road map ai capigruppo di maggioranza, dimentica di dire che un piano adottato è, appunto, adottato – conclude Mammini -. Nel senso che ha passato il primo vaglio di tutti gli enti competenti a esprimersi e del consiglio comunale, poi è stato sottoposto all’attenzione dei cittadini che lo hanno osservato. Ma c’è tutta la fase delle controdeduzioni che dovranno passare dalla commissione competente e dal consiglio comunale. Lì, e solo lì, il piano si completa, si definisce in base alle esigenze di chi l’ha osservato. Se, come dice, nel quadro conoscitivo sono stati rilevati alcuni errori, cosa possibile data la vastità e complessità del nostro territorio, perché non li ha corretti come la legge consente, semplicemente iniziando l’iter di controdeduzione, accettando o meno le relative osservazioni, invece di dedicarsi all’impossibile cercando, a parole, di smantellare tutto, addirittura il Piano strutturale? Quattordici mesi se ne sono andati, adesso aspettiamo il terzo (o la terza) dirigente. E vogliamo essere speranzosi. Per adesso rileviamo soltanto la critica senza costrutto, quindi il nulla. E comunque la road map ce la faremo spiegare meglio dai capigruppo di maggioranza, perché dalle parole del consigliere non l’abbiamo capita”.