Asilo nido Isola di Lammari, l’avvocato Toscano si difende: “Da Rontani accuse strumentali”

La replica: “Le affermazioni dell’ex consigliere sono destituite di qualsiasi fondamento. Ecco come stanno le cose”
Asilo nido Isola di Lammari, dopo l’intervento dell’ex consigliere dell’Udc Paolo Rontani arriva la replica dell’avvocato GiuseppeToscano che difende il suo operato e passa al contrattacco definendo le affermazioni di Rontani “destituite di qualsiasi fondamento fattuale e logico, prima ancora che giuridico” e con il solo obiettivo di “screditare la parte politica avversa, ad oggi al governo di Capannori, in vista delle future elezioni comunali“.
“Menomale che c’è qualcuno che sa la verità sull’asilo Isola di Lammari, dopo aver dedicato al caso molta attenzione – scrive nella sua replica Toscano -. Vuol dire che il tempo impiegato poteva essere speso meglio, visto che le affermazioni del signor Rontani sono destituite di qualsiasi fondamento fattuale e logico, prima ancora che giuridico – afferma Toscano -. L’unica chiave di lettura dell’articolo apparso su Lucca in Diretta è quella politica, ovvero un intervento da campagna elettorale. Seguendo passo passo – come dice di fare con la sentenza – le affermazioni di questo signore, rispondo come segue. Ringrazio per essere annoverato come membro di uno studio legale molto famoso, ma quanto all’essere uno studio ‘costoso’, non so proprio da cosa Rontani ricavi questa affermazione. In Toscana, ad esempio a Firenze, ci sono studi legali di prim’ordine, sicuramente più famosi del mio, ed altrettanto sicuramente molto più costosi del mio. Non solo, ma vedo che emettono parcelle gravosissime anche studi meno famosi. Certo è che i compensi richiesti dal mio Studio sono sempre ancorati al tariffario forense, e sempre al ribasso rispetto allo scaglione di valore. Venendo alle parcelle inoltrate al comune di Capannori, è strano, visto il tempo che ha dedicato alla vicenda, che il signor Rontani ‘spari’ una cifra ad effetto (‘… oltre 71mila euro’), senza entrare nel merito, nonostante fosse in possesso delle delibere d’incarico, e del dispositivo della sentenza. Per il procedimento di accertamento tecnico-preventivo l’onorario era pari a poco più di 6mila euro per l’assistenza stragiudiziale (che si è rivelata, come intuibile, difficoltosa e complessa), ed a 6.553,22 euro per l’assistenza nell’Atp”.
“Nel dispositivo della sentenza che il signor Rontani ha attentamente studiato è stata riconosciuta a favore del comune di Capannori, per l’Atp – prosegue l’avvocato Toscano -, la somma di 10mila euro, che è quasi pari all’importo complessivo deliberato dal Comune con l’incarico del 2016 (addirittura 4mila euro di più rispetto all’onorario destinato al procedimento di Atp). Significa, a voler veramente leggere con attenzione gli atti, che quanto richiesto dal mio Studio è stato ampiamente compensato, per quella fase del giudizio, dal Giudice, che ha evidentemente ritenuto non solo equo, ma anche più basso del dovuto, l’onorario inizialmente deliberato. Ed anche a voler considerare l’incarico del 2016 nel suo complesso, includendo l’attività stragiudiziale, i 10mila euro riconosciuti in sentenza al comune di Capannori finirebbero quasi per compensare, nella sua totalità, l’onorario richiesto (poco più di 12mila euro). Per la causa promossa per il risarcimento del danno, ad esito dell’Atp, il mio preventivo è stato pari a 40mila euro, oltre oneri di legge, per complessivi 58.364,80 ero. Ebbene, il tribunale di Lucca ha riconosciuto a favore del comune di Capannori esattamente l’onorario da me richiesto. Né più, né meno. Evidentemente quello che lo Studio ha chiesto era il giusto. Non solo, ma il Comune si vede complessivamente compensati entrambi gli onorari deliberati allo Studio. Non occorrono altre considerazioni per dire che il signor Rontani parla di cose che non sa, e fa affermazioni che non avrebbe fatto se la sua attenzione fosse stata veramente seria ed approfondita, e non capziosa”.
“Le memorie prodotte in giudizio – prosegue l’avvocato -, passando all’attività svolta in concreto da me e dal mio Studio, sono sempre state vagliate preventivamente con i competenti uffici dell’amministrazione comunale, anche con il supporto del consulente di parte incaricato. Centinaia di mail lo attestano in modo irrefutabile. Il tutto – bisognerà pur dirlo una buona volta- a fronte di una sentenza che vede il Comune di Capannori vincitore, e sicuramente non perdente. Ma questo dato, che sicuramente non sfugge al signor Rontani, non è un dato di suo interesse, giacché il suo interesse è la sua verità ad uso politico”.
“Il 18% di responsabilità riconosciuta a carico del Comune dal Tribunale di Lucca – chiarisce ancora l’avvocato -, quando nella Atp originaria questa responsabilità sembrava sfiorasse addirittura il 30%, è un altro dato che non interessa al signor Rontani, se non sotto un profilo, e cioè che questo 18% non è imputabile ai funzionari dell’amministrazione coinvolti nello svolgimento dei lavori, ‘… bensì all’amministrazione comunale’, per effetto della c.d. immedesimazione organica. Continua il Rontani nella disamina, assolutamente infondata e fuorviante della sentenza, dicendo che l’avvocato del Comune avrebbe dovuto portare in giudizio ‘una domanda di regresso nei loro confronti’ in modo che ‘il peso economico delle rispettive responsabilità avrebbe potuto essere individuato subito, senza doverlo rimandare ad un futuro e complesso giudizio in Corte dei Conti’. Cosa che io non avrei fatto. E menomale che non l’ho fatta perché l’unico risultato sarebbe stato la condanna al pagamento delle spese legali anche a favore dei dipendenti. Circostanza che ha ben spiegato, in cinque pagine della sentenza, il Giudice di Lucca, affermando, come era ovvio, che su un’eventuale azione di regresso nei confronti dei dipendenti il Tribunale non si sarebbe potuto pronunciare in quanto sfornito di giurisdizione, che è per l’appunto quella della Corte dei Conti”.
“Il Comune farà, purtroppo, quello che è tenuto a fare, e che è scritto nella sentenza, e cioè tradurre i frutti dell’immedesimazione organica ‘dannosa’ in un’azione di recupero del 18% di risarcimento ‘mancante’, il cui giudice naturale precostituito per legge è la Corte dei Conti – continua l’avvocato con la sua replica -. Non si capisce poi chi non avrebbe tenuto ‘granché di conto’ degli esiti dell’accertamento tecnico preventivo, ovvero la prima C.t.u. Se io o l’amministrazione comunale. E’ vero che il Comune è stato condannato a pagare le spese di giudizio, per un totale di circa 400mila euro, ed è vero che la circostanza suona come una vera e propria beffa. Anche per me. Ma non posso esimermi dal considerare, proprio per l’attenzione che ho dedicato alla vicenda, che: il Giudice ha fatto pedissequa applicazione, per tutti i chiamati in giudizio, e risultati poi esenti da responsabilità, del tariffario forense, per lo scaglione di valore di riferimento (tra 1 e 2 milioni di euro); tale circostanza di per sé è incontestabile, se non in termini di opportunità, dal momento che il giudice può esercitare in materia di spese la sua discrezionalità, ed in questo caso, per come sono andate le cose, per il danno subito dal Comune, riconosciuto in sentenza, avrebbe anche potuto disporre una condanna alle spese più bassa, distinguendo tra le varie figure coinvolte, o disporre, tra alcune parti, la compensazione delle spese; nel contesto degli assetti maturati ad esito della sentenza, come ho rappresentato al Comune, non ritengo tuttavia opportuno appellare per questo capo la sentenza, per la semplice ragione che non si può escludere che il pronunciamento venga confermato in appello, e che a spese si aggiungano spese. Se poi qualcuno dovesse appellare nei termini di rito, si valuterà il da farsi”.
“Nel merito della ‘colpa’ attribuita dal Rontani al legale del Comune, osservo che la chiamata dei convenuti non è avvenuta a casaccio, ma a fronte della prima C.t.u., riveniente dall’Atp, che – strano che il Rontani non si sia avveduto di questo piccolo particolare – non graduava le responsabilità a carico dei vari soggetti e delle varie Ditte (oltre che ipotizzare una responsabilità del Comune intorno al 30%), limitandosi a descrivere i fatti causativi del danno ed i relativi importi. Ditte e persone erano indicate, nelle varie fasi della realizzazione dell’opera, senza una effettiva disamina, e relativa conclusione, in ordine alle responsabilità riscontrabili. Cosa avrebbe fatto il signor Rontani al mio posto? A fronte di una vicenda così drammatica e complessa, in un quadro giudiziario infuocato, io credo che nessun avvocato avrebbe omesso di chiamare in giudizio soggetti potenzialmente responsabili, che solo il successivo giudizio risarcitorio avrebbe potuto individuare, con relativa graduazione della responsabilità. Prova ne sia che il Giudice ha chiesto integrazioni e chiarimenti sull’originaria ctu (quella dell’Atp), sostanzialmente rinnovandola. Solo nel giudizio risarcitorio è stato possibile capire, in concreto, chi erano i soggetti responsabili, ed è proprio questa la ragione che avrebbe potuto indurre il Giudice ad utilizzare il suo potere discrezionale in materia di condanna alle spese. Ed il fatto che uno di questi soggetti potenzialmente responsabile fosse nel frattempo fallito non esimeva certamente l’avvocato dal chiamare in giudizio il Fallimento, o comunque di porsi il problema, in via cautelativa. Non credo che se il signor Rontani avesse avuto la responsabilità che gravava sull’avvocato avrebbe fatto diversamente da quello che ho fatto io”.
“Viene poi il cuore della disamina dell’ex consigliere comunale, che risponde al suo vero intento, che evidentemente è quello di screditare la parte politica avversa, ad oggi al governo di Capannori, in vista delle future elezioni comunali – prosegue Toscano -. Egli lamenta che nessuna responsabilità sia stata attribuita alla parte politica. Cita alcuni passaggi della sentenza, ma non è contento del fatto che poi il Giudice non ne tragga le dovute (secondo lui) conseguenze. E qui segue il corposo elenco di responsabilità ‘pubbliche’, che non sto qui a riportare. La sostanza è che, gira gira, la responsabilità non poteva che essere del Comune, inteso come parte politica, il che sconfesserebbe le affermazioni del Menesini. Ma quello che mi chiedo, e chiederei a Rontani, è di sapere per chi ‘tifa’ lui: per il Comune di Capannori o per le controparti? Perché di questa vittoria sembra non essere per niente contento (anche se la vittoria poteva essere più netta, anche se le spese di condanna sono esageratissime, ma legalmente ineccepibili), e la ragione è che questa sentenza non dichiara colpevole il sindaco e la sua giunta. Sembrerebbe quasi, a leggere la parte riferita alle ‘… cause dei danni di rovina’, che il signor Rontani ritenga che la responsabilità del Comune sia in realtà ben superiore al 18%. Si legge ad un certo punto, nell’articolo, che i comportamenti dei soggetti e delle Ditte poi condannate sono stati ‘avallati’ dal Comune, con specifico riferimento, ad esempio, all’interruzione dei lavori. Ma è proprio quello che lui riporta ad aver indotto il Giudice ad attestare la responsabilità del Comune al 18% (l’ex Consigliere non considera mai che il Comune è andato esente da responsabilità per l’82%)”.
“Mi viene poi ‘contestato’ – va avanti Toscano – che l’importo della condanna non sarebbe nemmeno pari a quanto necessario a costruire un’analoga nuova struttura, cosa che avevo richiesto al Giudice, e che il Giudice mi avrebbe ‘negato’. Lo ha fatto motivatamente, dicendo che il tribunale intendeva risarcire al Comune di Capannori il danno ‘fisico’ subito per effetto del crollo, e che non riteneva opportuno e possibile incrementare il risarcimento di una somma ‘futura’ per la realizzazione di un asilo ‘in futuro’. E’ per questa ragione censurabile l’operato dell’avvocato? La sentenza può piacere o no, ma nella dinamica processuale la decisione del Giudice ci sta tutta-. L’ultimo capo della ‘sentenza’ Rontani è che il Giudice ha respinto altre domande risarcitorie. Una riguardava, anche se nell’articolo non è chiaro, i costi sostenuti per accogliere i bambini nella struttura di Marlia. Il Giudice ha ritenuto che non potessero esser risarciti lavori che comunque dovevano essere condotti in un edificio rientrante nel patrimonio pubblico, per il suo utilizzo. Come a dire che se c’erano lavori di ristrutturazione/o messa a norma di un immobile comunale. Si trattava comunque di spese che il Comune avrebbe dovuto sostenere per la valorizzazione del suo patrimonio. In tal senso il relativo importo è stato stralciato dal totale della somma del risarcimento. Anche in questo caso la decisione può non piacere, ma è stata adeguatamente motivata, e la decisione non è certo imputabile a carenze della difesa. Quanto al danno all’immagine, premesso che le prove non le costituisce né le precostituisce l’avvocato, è del tutto evidente che questo danno, al di là della difficoltà di simili prove, non poteva essere riconosciuto, in sede civile, in ‘pendenza’ di una corresponsabilità, per quanto ben limitata dell’Ente, come scrive anche l’ex Consigliere. Ma il ‘concorso’ di colpa non è imputabile alla parte politica, come dice il Rontani, e come si legge nella sentenza, ed è proprio questo che non gli sta bene. Ovvero che il Sindaco si dichiari pubblicamente soddisfatto della sentenza. E ce ne sono buone ragioni, a mio avviso, perché la corresponsabilità è limitata a meno del 20% ed il risarcimento è stato quantificato in più di un milione di euro, oltre agli interessi legali. Poteva andar peggio? Forse sì, e forse sarebbe piaciuto al signor Rontani, che potrà (e poteva) rivolgermi tutte le domande occorrenti a capire una serie di cose, prima di scrivere le sue verità e le sue sentenze politiche. Sono anche disponibile ad un confronto diretto, pubblico, in qualunque sede, ed avrò piacere di sconfessarlo, parola per parola. Anche quelle che non ha detto e che potrà dire in futuro. Non mi aspetto le scuse, perché non sono di questo mondo”.
“Premesso che non mi aspetto le scuse, perché non sono di questo mondo, una chiosa finale – conclude Toscano -. Credo che la buona politica non la si possa fare sul sostanziale presupposto dello scredito degli avversari, andando a cercare colpe e responsabilità, anche laddove non ci sono. La buona politica si fa raccontando alla gente come si pensa di fare meglio dell’Amministrazione attuale, con quali piani e misure provvedimentali, quale visione si ha del territorio, dei servizi, e delle infrastrutture, senza evocare l’attuale sindaco o gli attuali amministratori come gli artefici di tutto il male possibile. Un consiglio non richiesto, ma di cuore”.