Piano operativo, i geometri in commissione: “Regole troppo stringenti e restrittive sulle riqualificazioni”

27 novembre 2023 | 17:20
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Piano operativo, i geometri in commissione: “Regole troppo stringenti e restrittive sulle riqualificazioni”

Secondo Raspini (Pd) si è perso troppo tempo e si rischia di finire nella salvaguardia regionale. Per il sindaco il cambio di passo è il dirigente all’urbanistica

Il piano operativo torna al centro della seduta della commissione urbanistica, con l’ascolto delle osservazioni degli ordini professionali. La questione è stata affrontata, non soltanto sul piano tecnico, ma anche su quello politico. Dall’opposizione è arrivato l’affondo del capogruppo del Pd, Francesco Raspini che ha sottolineato “il grosso ritardo dell’amministrazione nel affrontare la questione”, anche alla luce delle recenti dimissioni del consigliere delegato Elvio Cecchini. Cecchini, alcune settimane fa ha rimesso il mandato chiedendo un cambio di passo sull’urbanistica, convinto che ci sia bisogno di un assessore per dirimere le questioni sul piano operativo. Il sindaco però ha deciso di proseguire a tenere per sé l’assessorato all’urbanistica, sottolineando che, il cambio di passo dell’amministrazione sul piano operativo è avvenuto con la nomina dell’architetto Alessandro Marioni a dirigere il settore urbanistica. Inoltre lo stesso Raspini, ha sottolineato che il sindaco Pardini in campagna elettorale aveva parlato, eventualmente di riadozione del piano operativo in caso di necessità.

In questa prima seduta, che si è tenuta oggi (27 novembre) nella sala biblioteca di Palazzo Santini, è stato invitato ad esprimere le proprie osservazioni il presidente del collegio dei geometri Diego Ragghianti. “In generale noi pensiamo che questo piano operativo sia molto restrittivo e congela interventi di riuso e riqualificazioni – dichiara il presidente del Collegio dei Geometri Diego Ragghianti -. Quello che chiediamo non è la realizzazione di nuovi edifici, ma di poter riqualificare delle aree esistenti anche storiche. In alcuni casi la valutazione della valenza storica di un edificio è stabilita solo dal periodo in cui è stato realizzato, se è prima del 1945 viene stabilito che si tratta di un edificio di interesse storico, ma non si guarda se nel tempo ha subito delle ristrutturazioni importanti che ne abbiano cambiato le caratteristiche”.

In particolare, tra le osservazioni del presidente Ragghianti, sono tre le criticità che ritiene più importanti e che possono creare dei problemi a cittadinanza e professionisti. “Secondo le linee guida della Regione viene distinto l’edificato a seconda delle sue caratteristiche, facendolo corrispondere ad un morfotipo – precisa Ragghianti – Noi abbiamo notato che in alcuni casi, tra i morfotipi individuati nel Piano strutturale, non c’è corrispondenza con quelli individuati nel piano operativo. È vero che esiste la possibilità nel piano operativo di diversificarli, però andrebbe motivata la scelta. Ecco, noi non abbiamo trovato nessuna giustificazione”.

Ogni area del territorio è suddivisa in vari colori a seconda della possibilità di effettuare degli interventi. “Un punto nevralgico sono le addizioni volumetriche negli edifici ad uso residenziale – prosegue il presidente del Collegio dei Geometri -. Queste vanno da 0 a 40 metri quadri e le consideriamo molto limitanti, perché le troviamo anche lontano dal centro storico, nelle campagne e nelle zone rurali, dove ci sarebbero gli spazi per ampliamenti volumetrici. Un ampliamento di 15-20 metri quadri, non è conveniente per i cittadini, che sarebbero costretti ad un costo eccessivo per la superficie in più. Noi chiediamo la possibilità di incrementare gli ampliamenti a 60 metri quadri per alcune zone del territorio”.

Altra osservazione dell’Ordine dei Geometri riguarda l’impossibilità per i piani terra in centro storico e nelle immediate periferie, di poter cambiare la destinazione d’uso da commerciale a residenziale. “Questo fa si che in alcune aree della città, come sant’Anna, ci siano un sacco di fondi commerciali vuoti che rimangono all’abbandono, perché il commercio nell’aria non ha funzionato – precisa il presidente Diego Ragghianti -. Non si capisce perché non possa essere convertito un edificio commerciale ad uso residenziale se ne ha le caratteristiche? Questa norma va rivista”.

Altro punto del piano operativo è quello di prevedere, in caso dei così detti progetti norma che prevedono la realizzazione di un nuovo edificio residenziale, utilizzati soprattutto per la rigenerazione di ampie aree e quartieri. In quel caso l’investitore deve prevedere un 5 per cento di superficie da cedere per edilizia residenziale pubblica, parcheggi ad uso pubblico o verde pubblico.

Parte profitto dell’investitore va perso per la realizzazione di opere pubbliche, pari al 5 per cento della superficie costruita – aggiunge Ragghianti – Vero che questo è ciò che chiede la legge regionale, ma in altri comuni, tipo Prato, sono state individuate aree idonee in cui non c’è questo vincolo. Ciò infatti scoraggerebbe eventuali investitori”.

“In poche parole – conclude il presidente dell’Ordine dei geometri -, tutto l’impianto normativo è molto rigido e va a bloccare interventi di riqualificazione di fabbricati esistenti  e non permettono la modernizzazione di edifici storici. Perché impedire a prescindere? Molti paletti vanno ad impedire un riconfigurazione originale e più efficiente da un punto di vista energetico del territorio. Bisogna rendere più elastico questo strumentoper gli interventi di riqualificazione, perché così come strutturato non incoraggia ad intervenire sul patrimonio edilizio”.

Secondo l’opposizione però le osservazioni del presidente del Collegio dei Geometri, sono già state valutate dall’ufficio tecnico del Comune e anche dalla passata amministrazione su alcune richieste c’era stata apertura.

“Ho la sensazione di esser su un altro pianeta e non essere novembre 2023 ma a giugno 2022, quando l’amministrazione si è insediata – dice il capogruppo del Pd, Francesco Raspini – Per un anno e mezzo la Commissione si è riunita per varie sedute ma grande escluso è sempre stato il Piano operativo. Adesso, con le scadenze vicine si ritorna alle osservazioni del Collegio dei Geometri, ma cosa costava farlo prima? Registro un ritardo gravissimo per due ragioni a mio avviso. Uno politico, questa amministrazione nella ripartizione degli equilibri ha fatto tutto tranne che dare un senso all’urbanistica. Addirittura il consigliere delegato al Piano operativo è stato costretto a dimettere la delega e ad ora non esiste un assessore. Tutto questo è oggi figlio di un’impostazione politica sbagliata. Il secondo è che siamo al terzo dirigente all’urbanistica sostituito, prima era in capo alla Giannini, poi Nucci, adesso Marioni. Per un anno e mezzo è stato tutto fermo e adesso manca solo un anno per non mandare in blocco tutta l’urbanistica a Lucca. Per fare un buon lavoro, ed entrare nel merito, ci sono condizioni per convergere su alcuni punti. Su alcune questioni, gli ordini sanno che c’era impegno per delle modifiche, ma ad oggi siamo in ritardo perché il Piano operativo per essere approvato ha un lungo iter che prevede passaggi alla Regione e alla Soprintendenza e bisognerà analizzare 1200 osservazioni”.

Attualmente il nuovo Piano Operativo è stato adottato ma ancora non è stato approvato. Ciò vuol dire che per un intervento occorre che ci sia il via libera sia del vecchio Piano Operativo che su quello nuovo e alcuni interventi risultano bloccati in attesa dell’approvazione.

Il sindaco Mario Pardini, oggi presente alla seduta della commissione come assessore all’urbanistica, tiene a fare delle precisazioni, dopo l’intervento di Raspini: “L’urbanistica è sempre al centro dell’amministrazione – sottolinea -. Oggi sono iniziate le audizioni degli ordini in cesommissione, che si concluderanno a gennaio, poi sentiremo l’assessore di riferimento, che sarei io e infine si passerà alle controdeduzioni. Questo è l’iter scelto dalla Commissione per poter portare avanti i lavori, io non sono un despota come sindaco che ordina come procedere”.

“Inoltre – prosegue Pardini -, la dimostrazione che l’amministrazione ha a cuore l’urbanistica e il piano operativo, è che abbiamo deciso di avere un dirigente unico per l’urbanistica, sta proprio qui il cambio di passo richiesto da Cecchini, che si è dimesso per aver esaurito il proprio incarico che appunto, si doveva concludere con la fase delle controdeduzioni tecniche. Ad oggi esiste un assessore all’urbanistica del Comune di Lucca, sono io”.

Pardini inoltre, apre ad alcune delle osservazioni fatte dal presidente del Collegio dei Geometri: “Noi partiamo da un concetto diverso rispetto alla vecchia amministrazione, che chi investe e riqualifica non lo fa per speculare ma lo fa per il bene della città. Sui tre punti portati dal presidente Ragghianti, c’è apertura da parte dell’amministrazione.”

Secondo Raspini, in campagna elettorale Pardini aveva dichiarato di voler riadottare il piano operativo. Pardini precisa: “Non è mia intenzione riadottare il piano operativo, ne ho detto questo in campagna elettorale. Ho detto che eventualmente ci sarebbe stata la possibilità di una sua riadozione, cosa che ad oggi escludo”.

Stessa opinione anche il presidente dei geometri Ragghianti: “In campagna elettorale abbiamo invitato i candidati sindaci ad esprimersi sul piano operativo e su una sua riadozione in caso di emendamenti che ne avessero la necessità. Ad oggi, a mio avviso, con le scadenze che incombono è bene arrivare ad una sua approvazione prima di finire nella salvaguardia regionale. Sarebbe infatti un disastro perché in quel caso tutto il settore dell’urbanistica verrebbe bloccato”.

A concludere la seduta di commissione l’intervento della consigliera Serena Mammini (Pd) che nella scorsa amministrazione come assessora ha lavorato proprio alla realizzazione del piano operativo: “Trovo ottima la scelta di dedicare un ufficio all’urbanistica dopo il grande lavoro fatto dalla scorsa amministrazione. Rilevo che ad oggi l’urbanistica si trova al centro degli interessi dell’amministrazione, ma prima non è stato così. Il piano operativo adottato è complesso, perché è complessa la gestione urbanistica di una città come Lucca. E’ ovvio che ci sarebbero stati dei cambiamenti – precisa -, ma ci sono anche dei motivi per cui sono state fatte queste scelte stringenti. Sul cambiamento delle destinazioni d’uso in centro storico era una norma che andava rivista, non cancellata in toto, ma rivista. Questo per dare una motivazione sulle scelte e per far capire che c’è comunque da parte di tutti la volontà di recepire alcune delle osservazioni fatte”.