Lucca è un grande noi: “Capitale della cultura? E’ mancato il coinvolgimento della città”

Il gruppo di opposizione: “La bocciatura dimostra i limiti di chi non è all’altezza di immaginare e progettare strategie ambiziose”
“Lucca non sarà capitale italiana della cultura 2026. La ‘rinascita culturale’ proclamata ai quattro venti dall’amministrazione Pardini si ferma alla prima prova dimostrando tutti i limiti di chi non è all’altezza di immaginare e progettare strategie ambiziose per Lucca. Chi ha la responsabilità di guidare la città oggi cerca capri espiatori dopo aver scelto di consegnare il futuro della città ad agenzie esterne incaricandole di costruire progetti e realizzare sondaggi chiarendo, se mai ce ne fosse bisogno, il significato tutto personale dato alla parola partecipazione”. E’ quanto sostiene Lucca è un grande noi.
“In questi mesi Lucca è un grande noi, attraverso i propri canali informativi e gli interventi in consiglio comunale della capogruppo Ilaria Vietina – si legge in una nota – ha tentato di sollecitare il sindaco e la sua maggioranza in diverse occasioni. Bastava conoscere la materia, guardare alle passate edizione e alle azioni intraprese dalle città candidate per rendersi conto che la metodologia e il percorso intrapreso a Lucca fossero un salto nel buio. Oggi, dopo l’imbarazzante debacle, per molti è davvero troppo semplice giudicare, ma noi possiamo permetterci di farlo dopo che in questi mesi, con spirito costruttivo e collaborativo, abbiamo più volte messo in guarda la giunta e la sua maggioranza esprimendo perplessità sull’operato e suggerendo nuove azioni. Davvero si pensava che bastasse radunare le associazioni del territorio all’unico incontro di metà luglio in San Romano per interessare, coinvolgere e appassionare la città? Si provi a curiosare tra le pagine social delle 10 città promosse alla fase finale. E se non basta si guardi alle pagine social delle città delle passate edizioni. Scoprirete mesi e mesi di attività di co-progettazione, gruppi di lavoro, laboratori e animazione del territorio, eventi ed iniziative, testimonial disposti a sostenere la candidatura. A Lucca dopo l’annuncio dato a maggio 2023 nulla di tutto questo è stato fatto. L’assenza di una progettualità condivisa e collettiva era chiara fin dall’inizio, soprattutto a chi era presente all’incontro di metà luglio dove fu chiaramente detto che non ci sarebbero stati altri incontri in vista della consegna del dossier”.
“Davvero si credeva – prosegue Lucca è un grande noi – che convocare le istituzioni dell’intera provincia ad una riunione mattutina avrebbe dato corpo e forza istituzionale e politica al progetto? Conosciamo bene cosa significa costruire un progetto capace di accogliere pareri favorevoli oltre le Mura, serve tempo, dedizione, determinazione e un’ampia rete di interlocuzioni. Lucca 2026, Abitare la cultura è stato sin da subito un progetto costruito dal nulla e tra pochi, tenuto segreto per assecondare la scelta strategica di chi l’ha redatto (così ha chiarito il sindaco in consiglio comunale). Ancora oggi, dopo l’esclusione, la cittadinanza lucchese non conosce i contenuti, gli obiettivi, gli investimenti previsti e immaginati nel dossier presentato. Una scelta incomprensibile che ha ulteriormente allontanato la città ampliando il disinteresse verso un’opportunità che andava promossa e sostenuta. Siamo fermamente convinti che fosse doveroso, rispettando ovviamente il regolamento, informare la cittadinanza dei sogni e dei progetti che avrebbero potuto rendere Lucca capitale della cultura. Descrivere i contenuti, anche dopo la consegna del dossier, avrebbe raddrizzato un percorso che non prevedeva condivisione e partecipazione. Parliamo di milioni di investimenti, di partner istituzionali e privati disposti a investire, di azioni sul territorio che, nel caso di vittoria, avrebbero inciso fortemente nel tessuto cittadino in ambito culturale e non solo. Se non si volevano recuperare le belle esperienze di questi anni, le sinergie positive, il sano coinvolgimento, gli importanti processi partecipativi come i patti civici, Start Park, la Casa della Memoria, Lucca Learning City si poteva almeno guardare con curiosità e interesse a quel che succede altrove. Bastava prendere spunto, per esempio, da Rimini, Alba, la Valdichiana, Lucera, Latina e altre città candidate a capitale italiana della cultura 2026 per scoprire, sui siti web e le pagine social dedicate, i progetti e capire come appassionare, coinvolgere, entusiasmare la cittadinanza e gli operatori culturali difronte ad una sfida così importante”.
“Per ottenere importanti riconoscimenti – sostiene Lucca è un grande noi – non bastano i contenuti scritti a tavolino e non bastano esporre i preziosi tesori che il passato ci ha donato. Serve dimostrare vitalità e passione attraverso il coinvolgimento della cittadinanza che si mette in gioco nel creare il proprio futuro, di sporcarsi le mani insieme per costruire novità, dimostrandosi pronta a raccontare se stessa e ad aprirsi al mondo. La città, se guidata con passione e responsabilità, è in grado di fare tutto questo, lo ha dimostrato negli anni recenti ottenendo dall’Unesco il riconoscimento internazionale di Lucca Learning City e, dal Ministero, il titolo di Conservatorio per l’istituto Boccherini grazie a un lavoro comune, continuo e meticoloso, tra istituzioni, associazioni e territorio. Certo è un lavoro impegnativo che richiede progettualità, tempo, dedizione e pazienza ma è necessario e indispensabile. E questo metodo di lavoro va ideato, avviato e intrapreso al più presto in vista delle future sfide che la città dovrà affrontare. Difronte a questa imbarazzante esclusione stupisce che chi ha agito, deciso e gestito in proprio, in completa solitudine, oggi tenti di distribuire le proprie colpe fino ad arrivare a lamentarsi dei criteri di scelta di chi ha il compito di giudicare. Serve ripartire con determinazione ed energia, ma alla città di Lucca serve un’amministrazione che ci crede davvero, che sia in grado di convincere e coinvolgere le cittadine e i cittadini di Lucca. Ce l’abbiamo?”.