Pd: “Intitolare il Giglio a Puccini? Solo fumo negli occhi”

3 gennaio 2024 | 15:29
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Pd: “Intitolare il Giglio a Puccini? Solo fumo negli occhi”

Il partito democratico boccia la proposta dell’amministratore unico Lazzarini: “Rischia solo di camuffare la mancanza di idee e programmi ambiziosi per le Celebrazioni”

Teatro del Giglio intitolato a Giacomo Puccini, la proposta dell’amministratore unico Giorgio Angelo Lazzarini non piace al Partito democratico.

“Ci permettiamo di fare una riflessione un po’ più ampia, che non vuole mettere in discussione l’importanza di Puccini, ma piuttosto evidenziare l’inefficacia di certe proposte che assomigliano a mere campagne di marketing, soprattutto perché non supportate da un progetto di crescita, da un programma culturale, da una visione – spiegano dal Pd -. Perché cambiare il nome del Giglio in Puccini? L’obiettivo è legare ancora di più il Teatro alla figura del Maestro? Immaginiamo se a Milano il teatro alla Scala cambiasse nome in Teatro Giuseppe Verdi, che tipo di operazione sarebbe? Avrebbe senso? Se c’è un aspetto affascinante della storia di Lucca è la sua capacità di attraversare i tempi e le mode senza venire stravolta nel suo animo più profondo. Un atteggiamento che le ha sempre permesso di concedersi senza venire barbarizzata. Nomi illustri in campo scientifico, intellettuale, artistico, sportivo, economico, religioso sono usciti dalla nostra città, ma qualcosa di superiore ha sempre vigilato affinché nessuno di loro prendesse il sopravvento”.

“Il rispetto che i lucchesi riversano verso la città ha qualcosa di sacro: la città arriva prima. Lo era ai tempi della Repubblica e lo è oggi – proseguono dal Partito democratico -. Non è raro a Lucca vedere che la casa dove è nato un illustre cittadino non abbia alcun suo riferimento toponomastico. Così capita che le statue dei grandi del passato siano state messe soltanto alla fine dell’800, oppure che quelle dei musicisti siano state aggiunte di recente: Puccini nel 1994, Boccherini nel 2008. Niente però ha modificato i nomi delle vie o delle piazze: la casa natale di Puccini resta in Corte san Lorenzo, all’angolo tra via di Poggio e piazza Cittadella. Al più grande artista rinascimentale lucchese, Matteo Civitali, è stato riservato uno spazio nel loggiato di Palazzo Pretorio, in piazza San Michele, ma per capire a chi appartiene è necessario avvicinarsi”.

“Garibaldi e Mazzini hanno un monumento, ma è la città a offrire loro lo spazio e non il personaggio a conquistarselo. Garibaldi resta in piazza del Giglio, perché quello è il nome storico della piazza che ricorda un momento cruciale della vita della città: il passaggio dei Borbone. E nemmeno se sei stata la duchessa della città ti puoi permettere il nome di una piazza, al limite tuo figlio può commissionare una statua in tuo ricordo, ma il nome resterà quello originale, anche se riguarda Napoleone della famiglia dei Bonaparte, i tuoi acerrimi nemici – dicono ancora -. A Lucca è Lucca a dettare i tempi e gli stili. Ecco perché questa smania di pubblicizzare ogni cosa in nome di concetti esasperati come ‘brandizzare’, ‘valorizzare le eccellenze’, ‘dare visibilità’, ‘rendere social’, non valorizza l’animo  della città, che ha fatto del suo essere discreta e riservata l’elemento più affascinante e paradossalmente anticonformista della sua storia, passata e recente”.

“Per questo la proposta di modificare il nome del Teatro rischia, a nostro avviso, di essere mero fumo negli occhi, come per dire che si sta facendo qualcosa per le Celebrazioni pucciniane, nascondendo di fatto la triste realtà: a oggi non c’è un’idea, un programma ambizioso, un progetto culturale di ampio respiro per il Giglio e per Puccini – concludono -. Ecco perché non c’è alcuna mancanza di rispetto del genio di Puccini a lasciare il nome del Teatro del Giglio immutato, ma anzi è intorno al teatro storico, ultimo rimasto di una gloriosa tradizione, che si raccolgono i geni musicali della città, indiscriminatamente. Riempire i social e i programmi elettorali con parole come ‘identità e tradizioni’ per poi finire con lo snaturare lo spirito più autentico di Lucca è una sciagura a cui dobbiamo resistere, specialmente in tempi pericolosi di massificazione turistica e culturale. Perché Parigi varrà pure una messa, ma Lucca non vale un Tik Tok”.